Dati alla mano La salute mentale degli europei

Consumi record di antidepressivi e ansiolitici in Europa (anche senza pandemia)

Nonostante il rischio di dipendenza, i medici continuano a prescrivere ansiolitici come il lorazepam e il diazepam per lunghi periodi. L’insufficienza degli investimenti nell’assistenza psicologica non fa che peggiorare le cose e la pandemia di Covid non ha aiutato

Pubblicato il 24 Giugno 2021 alle 11:53

Sono migliaia le persone che soffrono di ansia, depressione e insonnia. “Non credo che ce l’avrei fatta senza i farmaci”, dice Maria, una paziente con problemi di salute mentale che preferisce non rivelare il suo vero nome. Ogni anno nell’Unione europea (Ue), sempre più persone fanno uso di antidepressivi; il consumo di ansiolitici come diazepam e lorazepam, meglio conosciuti come Valium e Orfidal, è aumentato anche in Spagna, Italia, Croazia e Slovacchia.

Dal 2010, il consumo di antidepressivi e il numero di persone a cui viene diagnosticata ansia e depressione sono aumentati notevolmente. Nel 2017, ben prima della pandemia di Covid-19, Regno Unito e Portogallo, i paesi con il più alto consumo di antidepressivi, hanno prescritto più di 100 dosi giornaliere ogni 1000 abitanti. “Tale fenomeno potrebbe essere spiegato da diversi fattori: l’aumento della diffusione dei disturbi mentali più comuni, la prevalenza della prescrizione di antidepressivi rispetto a terapie non farmacologiche, il facile accesso ai farmaci e la scarsità degli investimenti nell’innovazione terapeutica“, scrivono la ricercatrice biomedica Marta Estrela e i colleghi nell’International Journal of Environment Research and Public Health.


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Tuttavia, nonostante il consumo di antidepressivi vada tenuto sotto controllo, gli ansiolitici stanno facendo scattare un campanello d'allarme tra i professionisti della salute mentale. Seguito da Spagna e Croazia, iI Portogallo occupa il primo tra i paesi che prescrivono questi farmaci. Nel 2019, il diazepam era il settimo farmaco più usato in Croazia, davanti all’ibuprofene che occupava il nono posto. Gli ansiolitici sono spesso prescritti per combattere ansia e insonnia ma poiché possono creare dipendenza, la migliore pratica medica sarebbe limitare il loro consumo. I dati mostrano che molte persone ignorano questo consiglio. Estrela e colleghi sostengono che queste cifre così elevate possono essere dovute a un “effetto cumulativo che rivela l'esistenza di persone che fanno uso di ansiolitici per periodi più lunghi di quanto prescritto”.

Consumo di ansiolitici: dose giornaliera per 1.000 abitanti

Il problema dell’abuso delle benzodiazepine

Le benzodiazepine sono gli psicofarmaci che creano più dipendenza.“Si consiglia di non prolungare la prescrizione oltre le 3 settimane, ma molte persone prendono queste pillole per 3 mesi o 10 anni: si tratta di uno dei farmaci più usati. Sarebbe meglio fare uso di antidepressivi. Le persone, però, si fanno spesso condizionare dal pregiudizio intorno a questi farmaci che invece le aiuterebbero di più”, dice Antonio Cano Vindel, professore di psicologia presso l’Università Complutense di Madrid e presidente della Società spagnola per lo studio di ansia e stress. L’International Narcotics Control Board mette la Spagna al primo posto tra i Paesi con il più alto consumo legale di benzodiazepine al mondo. Nel 2017, questo farmaco si trovavano al terzo posto tra i medicinali più venduti in Spagna, e il lorazepam – un principio attivo delle benzodiazepine – occupava invece il settimo posto in Spagna e Croazia.

Secondo uno studio effettuato nella regione di Lleida tra il 2002 e il 2015, le donne sopra i 65 anni sono le prime consumatrici di benzodiazepine per trattare ansia e depressione. Un risultato simile è stato raggiunto da un’analisi condotta in cinque paesi europei: il numero di prescrizioni di benzodiazepine cresce con l’aumentare dell’età dei pazienti, specialmente tra le donne. Nonostante sia una situazione diffusa, è inappropriata. Il Dipartimento della salute della Generalitat de Catalunya riferisce che il consumo di benzodiazepine tra le persone di oltre 65 anni “comporta rischi evitabili di deterioramento cognitivo e un aumento di decessi dovuti a cadute”.

Al fine di evitare la somministrazione prolungata di benzodiazepine, i Paesi Bassi hanno preso misure drastiche. Nel 2009, sono state rimosse dalla lista dei farmaci rimborsabili obbligando le persone a pagarle di tasca propria. Secondo l’Oms, questa decisione ha portato a “una moderata riduzione del numero di incidenti e una riduzione del consumo di benzodiazepine nei pazienti con recente diagnosi di ansia o disturbi del sonno”.

Consumo di antidepressivi: dose giornaliera per 1.000 abitanti


Gli psicofarmaci come piano B

“Questi ansiolitici vengono principalmente prescritti dall’assistenza sanitaria di base”, scrivono Estrela e colleghi. Numerosi casi di ansia e depressione sono trattati dai medici di famiglia che hanno un ruolo fondamentale nell’assistenza della salute mentale. Come dimostrato da una recente ricerca, i medici di base, che da anni segnalano l’aumento del consumo di benzodiazepine, ricoprono un ruolo essenziale nella riduzione dell’uso di questi farmaci grazie al loro rapporto con i pazienti.

La frequenza del trattamento farmacologico per questi disturbi potrebbe essere legata alla difficoltà di accesso alla psicoterapia. Nel caso del Portogallo: “L’alto consumo di antidepressivi, ansiolitici, sedativi e ipnotici può essere spiegato dalla difficoltà di accesso alle terapie non farmacologiche nel sistema [sanitario nazionale]. Questa potrebbe essere una conseguenza del sottofinanziamento cronico nel settore sanitario, in particolare quello della salute mentale”, dicono Estrela e colleghi.

La maggior parte dei Paesi comunitari ha meno di 20 psicologi per 100mila abitanti, numero raccomandato dal sistema sanitario nazionale; i Paesi della penisola iberica contano meno di dieci psicologi e meno di 14 psichiatri per 100mila abitanti.

I trattamenti farmaceutici prevalgono ancora ma un recente studio del professore di psicologia Vindel e colleghi, ha riportato che nei pazienti che presentano ansia e depressione l’assistenza psicologica nelle cure primarie è efficace. “Quando confrontiamo gli antidepressivi con l’informazione e la formazione nella regolazione emotiva, l’informazione e la formazione psicologica vincono”, dice Vindel. Tuttavia, il trattamento farmaceutico è ancora quello più diffuso.

La pandemia non ha aiutato

“Ascoltando esperienze e storie raccontate in diversi paesi, risulta esserci una tendenza a fare più prescrizioni mediche, di solito in buona fede, a causa del poco tempo e delle risorse limitate”, dice Marcin Rodzinka, portavoce di Mental Health Europe. La pandemia ha messo i sistemi di assistenza di salute mentale di fronte a una situazione senza precedenti. Molte persone seguite da psichiatri e psicologi hanno smesso di prendere appuntamento o hanno continuato le sedute in telemedicina che, però, non è una soluzione che funziona per tutti. Secondo il Servizio sanitario nazionale britannico, in Inghilterra tra marzo e agosto 2020 sono stati contati 235mila appuntamenti per assistenza psicologica in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Rispetto al 2019, nel 2020 i medici britannici hanno prescritto 4 milioni di antidepressivi in più.

Dall’inizio della pandemia, in tutta Europa si è registrato un aumento delle prescrizioni mediche, specialmente di benzodiazepine. L’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze riferisce che “questa situazione può essere spiegata in parte dalla domanda dei consumatori che desiderano combattere l’ansia provata durante la quarantena conseguente alla pandemia di Covid-19”.


Metodologia

I dati sul consumo di antidepressivi e ansiolitici provengono dal database dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico (Ocse), con alcune avvertenze: per quanto riguarda il consumo di ansiolitici in Italia, i numeri rilevati dall’Ocse sono eccessivamente bassi. Dopo aver chiesto conferma all’Agenzia italiana del Farmaco e aver rilevato una differenza tra i due database, i dati Ocse sono stati sostituiti con i dati italiani nella presente analisi. Inoltre, sono stati inclusi i dati del Regno Unito poiché i dati analizzati si riferiscono alla situazione fino al 2018, quando faceva ancora parte dell’Ue.

Come chiarito dal metodo dell’Ocse per la raccolta dati, non è facile mettere a confronto le informazioni dovendo tenere conto delle differenze tra i modelli di assistenza sanitaria e del modo in cui ogni paese registra i dati. Belgio e Ungheria, per esempio, non dispongono di dati relativi al consumo di ansiolitici in quanto non sono rimborsati dal Sistema sanitario, mentre i dati dell'uso di ansiolitici e antidepressivi in Germania, includono solamento il consumo da parte dei pazienti con regime assicurativo obbligatorio. I dati della Svezia e Repubblica Ceca invece, includono anche il consumo di questi farmaci negli ospedali e di quelli pagati di tasca propria.

Da una ricerca condotta sui dati dei Paesi Ue non membri dell'Ocse, gli unici dati rilevati sono quelli dell'Agenzia croata per i medicinali e i dispositivi medici.

L’insieme dei dati raccolti sono calcolati in dose definita giornaliera (DDD). È possibile scaricare qui i dati relativi agli antidepressivi utilizzati per questa ricerca e qui quelli relativi agli ansiolitici. Se trovi degli errori, contattaci a: contacto@civio.es

Hanno contribuito Olalla Tuñas ed Eva Belmonte.

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