Idee Conferenza sul futuro dell'Europa

Apriamo, senza più attendere, il grande cantiere europeo

Il 19 giugno si tiene la prima sessione della Conferenza sul futuro dell'Europa, che dovrà disegnare i contorni dell'Ue dei prossimi decenni. Ma il coinvolgimento dei cittadini e della società civile non è all'altezza delle attese. Il presidente della sezione italiana del Movimento europeo dà alcune indicazioni per rimediare.

Pubblicato il 9 Giugno 2021 alle 09:02

Come omaggio alla Francia e al suo presidente Emmanuel Macron che ha lanciato l’idea della  Conferenza il 4 marzo 2019 con la sua lettera ai cittadini europeiper un rinascimento europeo”, è  stato deciso che la maggior parte dei lavori sul futuro dell’Europa si svolgeranno nell’emiciclo del  Parlamento europeo a Strasburgo nel Palazzo dedicato a Louise Weiss, un palazzo inaugurato nel  1999 per ospitare l’Assemblea della nuova Unione ampliata ai paesi dell’Europa centrale. 

La scelta di Strasburgo è del resto simbolicamente significativa perché in base al Trattato di  Lisbona è la sede ufficiale del Parlamento europeo, l’unica istituzione che rappresenta l’insieme  delle cittadine e dei cittadini europei. 

Come sa chi sta seguendo l’avvio della Conferenza sul futuro dell’Europa, la principale innovazione  rispetto alle precedenti esperienze (sei conferenze intergovernative dall’Atto Unico al Trattato di Lisbona e due Convenzioni sulla Carta dei diritti fondamentali e sul Trattato-costituzionale)  dovrebbe risiedere nell’apertura del cantiere europeo ai “non addetti ai lavori” e cioè alle cittadine  e ai cittadini con un’attenzione particolare ai giovani nel quadro della democrazia partecipativa. 

Nel passare dagli auspici ai fatti affidando questo passaggio ad un ristretto comitato di  rappresentanti delle istituzioni (Executive Board), la preparazione della Conferenza ha fino ad ora  subito alcuni tentativi di modifiche sostanziali ed altri tentativi rischiano di aver luogo in un  complesso o complicato esercizio di democrazia partecipativa dove l’orientamento di alcuni  governi sembra quello di trasformare il confronto fra la società civile ancora inadeguatamente  organizzata e le istituzioni in una vasta consultazione lasciando poi alle stesse istituzioni il compito  di trarre le conseguenze del confronto. 

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È stata innanzitutto creata dalle tre istituzioni europee ma gestita dalla Commissione una  piattaforma online per offrire alle cittadine e ai cittadini uno  strumento di circolazione di idee, commenti, eventi e condivisioni. 

Alla data del 19 maggio 2021 e cioè esattamente un mese dopo il suo lancio sono stati creati poco  più di tredicimila profili largamente individuali (l’accesso delle associazioni è ancora molto  problematico anche se il Movimento europeo in Italia è stata la prima organizzazione a creare un  suo profilo il 19 aprile seguito dal Movimento Federalista Europeo il 22 aprile ) se si considera  che mediamente il 78% della famiglie europee ha accesso a internet e che sono stati per ora  creati meno di seicento eventi in tutta l’Unione europea.  

Il multilinguismo non è ancora assicurato totalmente e automaticamente, l’accesso alla  piattaforma non è per ora consentito ai cittadini non-UE che vivono nell’Unione europea escludendo dunque il 5% della popolazione europea residente così come dal dibattito sul futuro  dell’Europa (e non dell’Unione europea) sono stati per ora esclusi i paesi dei Balcani candidati  all’adesione cosa che non avvenne nella Convenzione sul trattato-costituzionale. 

Poiché la piattaforma prevede dieci “argomenti” (“Cambiamento climatico e ambiente”,  “salute”, “un’economia più forte, giustizia sociale e occupazione”, “l’UE nel mondo”, “valori e  diritti, Stato di diritto e sicurezza”, “trasformazione digitale”, “democrazia europea”,  “migrazione”, “istruzione, cultura, gioventù e sport” che non corrispondono esattamente ai temi  della “dichiarazione comune” del 10 marzo a cui si è aggiunto l’argomento “altre idee”) e poiché molti eventi toccano più argomenti, un “amministratore” innominato si è auto-attribuito il  diritto di censura cancellando dalla piattaforma il resoconto di eventi realizzati o di idee nel caso  in cui gli uni e le altre stiano in più argomenti decidendo arbitrariamente in quale argomento  debbano stare. Si tratta evidentemente di una censura preventiva o successiva inaccettabile che  deve essere denunciata e sottratta al potere dell’“amministratore”. 

Per assicurare un’ampia partecipazione delle cittadine e dei cittadini alla piattaforma – che la  Commissione considera come “il cuore della Conferenza” – è necessaria e urgente una campagna di  comunicazione, informazione e sensibilizzazione perché la mobilitazione delle opinioni pubbliche  sarà uno dei criteri per misurare il successo del dibattito sul futuro dell’Europa e per aprire dopo la  Conferenza una fase di riforma dell’Unione europea che il Movimento Europeo ritiene debba  essere costituente con al centro il ruolo del Parlamento europeo. 

Non è previsto un coinvolgimento diretto nella Conferenza dei poteri locali e regionali – al di là della partecipazione del Comitato delle Regioni – affinché all’ipotesi della democrazia partecipativa  si affianchi la democrazia di prossimità e non è stato concepito il coinvolgimento diretto del  mondo accademico e dei centri di ricerca, come era invece avvenuto al tempo della Convenzione  sulla costituzione europea, o della rete delle fondazioni culturali in Europa o delle organizzazioni  che partecipano a Europa creativa. 

La dimensione culturale non era stata compresa del resto fra i temi indicati nella “dichiarazione  comune” del 10 marzo ma è stata aggiunta – insieme alla salute – dalla Commissione sulla  piattaforma online. 

Sarebbe utile in questo quadro coinvolgere nel dibattito sul futuro dell’Europa l’associazione degli  istituti culturali degli Stati membri dell’Unione europea, creata a Bruxelles nel 2007 (EUNIC  European Union National Institutes for Culture). 

Rientra in questo quadro l’ipotesi di un progetto su cui sta riflettendo il Movimento europeo di  proporre ai promotori dei molti festival culturali che s i svolgeranno in Italia nei prossimi mesi di  introdurre nel programma un evento dedicato al dibattito sul futuro dell’Europa. 

Varrebbe anche la pena di riflettere sulle modalità di un coinvolgimento diretto dei partiti  europei, il cui ruolo è specificatamente previsto nel Trattato di Lisbona e la cui partecipazione  dovrebbe andare al di là dei parlamentari europei e nazionali poiché ai partiti europei è attribuita  la missione di “formare la coscienza europea dei cittadini” (art. 10 TFUE). Il dialogo transnazionale in cui saranno coinvolti i cittadini, selezionati per sorteggio da una  società incaricata dalla Commissione europea, sarà limitato a quattro panel tematici su temi non ancora scelti fra le dieci priorità indicate sulla piattaforma con il coinvolgimento totale di  ottocento persone di cui un decimo sarà invitato ad entrare nel cantiere di Strasburgo insieme a una cittadina o a un cittadino per paese per un totale di 108 pari al numero dei parlamentari  europei e dei parlamentari nazionali. 

Se ci si basa sulle esperienze di democrazia partecipativa vissute più recentemente ma con alterne  fortune in Belgio, Irlanda e Islanda in processi di scrittura collettiva di riforme costituzionali  vediamo una differenza sostanziale non soltanto dal punto di vista quantitativo ma anche  qualitativo che avvalora il timore di chi ritiene che il coinvolgimento delle cittadine e dei cittadini  sarà di fatto limitato ad una vasta consultazione (citizen’s dialogue o citizen’s consultation) ben  lontana dall’idea di un ampio dibattito pubblico. 

Poiché i temi dei panel non sono ancora stati scelti, le cittadine e i cittadini non sono stati  sorteggiati e gli ottanta predestinati ad entrare nel cantiere europeo saranno verosimilmente selezionati solo a conclusione dei panel, l’emiciclo di Strasburgo si aprirà ai “non addetti ai lavori”  in autunno e la prima sessione plenaria del 19 giugno potrebbe essere aperta solo alle istituzioni  nella misura in cui i parlamenti nazionali e i governi avranno scelto preventivamente i loro  rappresentanti. 

Per quanto riguarda i giovani, che avrebbero dovuto essere i protagonisti del loro futuro, l’idea  iniziale dei tre co-presidenti del comitato esecutivo era quella di far entrare nel cantiere solo un  giovane e cioè il presidente del Forum europeo della gioventù.  

Quest’idea inaccettabile è stata immediatamente e parzialmente corretta dal Comitato esecutivo  che ha chiesto di introdurre nel sorteggio degli ottanta predestinati al cantiere un terzo di giovani  al di sotto di 25 anni portando la percentuale dei giovani nella Conferenza dallo 0,23% al 6,23% e  comunque meno della metà della percentuale di giovani europei fra i 15 e i 25 anni (12,7%) sul totale della popolazione europea. 

In questo quadro si pone la questione del coinvolgimento delle scuole e delle università (docenti e  discenti) anche attraverso iniziative europee come il programma del Parlamento europeo rivolto al  mondo educativo (le 50 Scuole Ambasciatrici del Parlamento Europeo – EPAS), le scuole di Open  Coesione, il programma Europa=Noi o le reti che partecipano al programma Erasmus Plus e il  coinvolgimento degli studenti universitari in mobilità transfrontaliera attraverso Erasmus Student  Network 5 

Il Movimento europeo ritiene che sia nello stesso tempo un errore ed un segnale negativo  organizzare la prima sessione plenaria della Conferenza il 19 giugno senza la partecipazione diretta  delle cittadine e dei cittadini e non avendo ancora dato una risposta alla richiesta delle reti  europee della società civile (in particolare Civil Society Convention) e delle organizzazioni  europeiste (UEF, MEI e JEF) di essere associate alla Conferenza ed è convinto che il cantiere debba  essere immediatamente aperto alla democrazia partecipativa con una prima selezione fra le  cittadine e i cittadini che hanno creato un loro profilo sulla piattaforma online. 

Il Movimento europeo propone inoltre di ampliare la composizione della Conferenza ad alcune  organizzazioni europee dei poteri locali e regionali come il CCRE, Eurocities, la rete delle città  europee della cultura e una delegazione del Patto dei Sindaci per il clima e l’energia. 

Nel riflettere sull’ampliamento della composizione della Conferenza, il Movimento europeo ritiene  che sia essenziale associare ai suoi lavori la Corte di Giustizia dell’Unione europea e la Banca  Centrale europea i cui compiti e i cui poteri sono parte essenziale dell’Unione così come essa è  oggi ma certamente del futuro dell’Europa nelle sue dimensioni giuridica e monetaria. 

Il Movimento europeo attira inoltre l’attenzione sulle seguenti modalità che appaiono  indispensabili per allargare il coinvolgimento delle cittadine e dei cittadini insieme alla società  civile europea in via di organizzazione e rafforzare la democrazia partecipativa: 

- garantire la pubblicità e la ritrasmissione di tutti i lavori, dai panel alle sessioni plenarie  fino alle riunioni del Comitato esecutivo 

- mettere a disposizione del dibattito sul futuro dell’Europa i servizi pubblici radiotelevisivi attraverso spazi speciali o all’interno di trasmissioni sui lavori dei parlamenti e coinvolgere  la rete delle radio universitarie EUROPHONICA

- introdurre nella “Carta dei cittadini” e nelle modalità di funzionamento della Conferenza  una fase di monitoraggio sui risultati raggiunti e sul seguito che ad essi sarà dato dalle  istituzioni da parte delle cittadine e dei cittadini insieme ai partner sociali e alle reti della  società civile a partire dai panel, sulla piattaforma online ed in una valutazione nell’ambito  della componente della Conferenza consacrata ai “non addetti ai lavori”. 

Contemporaneamente all’apertura immediata del cantiere alla democrazia partecipativa e di  prossimità il 19 giugno, il Movimento europeo invita tutti i suoi membri collettivi e chi ha aderito alla “piattaforma italiana” nata il 6 settembre 2019 in cooperazione con il Consiglio Nazionale  dell’Economia e del Lavoro (CNEL): 

- a creare un loro profilo su futureu.europa.eu così come il Movimento europeo ha già fatto il 19 aprile e il Movimento federalista Europeo ha fatto il 22 aprile, 

- a caricare sulla piattaforma i loro eventi e le idee che dagli eventi sono emerse,  

- ad assicurarne la diffusione in inglese fino a quando il multilinguismo automatico non sarà totalmente garantito, 

- a condividere e/o sottoscrivere le idee di ciascun membro collettivo,  

- a introdurre nuovi temi su priorità non previste nella “dichiarazione comune” del 10 marzo  inserendoli nella sezione “altre idee” a partire dalla riforma dei trattati, dalla capacità  fiscale dell’UE, dalla governance democratica dell’UEM e dall’autonomia strategica  dell’UE nel mondo

- a moltiplicare gli eventi locali e a promuovere dibattiti transnazionali, 

- a creare gruppi di riflessione e di proposta,  

- a comunicare attraverso gli strumenti social (web, newsletters, Facebook, InstagramTwitter, YouTube, WhatsApp, Signal ecc.) l’esistenza della piattaforma online e le modalità  per accedere. 

Il Movimento europeo intende coinvolgere altri attori della società italiana che appartengono ai  corpi intermedi in una dimensione europea , le organizzazioni che operano nell’economia sociale  e i promotori italiani delle iniziative dei cittadini europei (ICE) in collaborazione con EUMANS. 

Per mantenere e arricchire la partecipazione a livello italiano e dopo la giornata del 30 aprile – dedicata alle nostre priorità, alla democrazia partecipativa, al ruolo e agli interessi dell’Italia, al  cantiere delle riforme – il Movimento europeo ha deciso di promuovere una seconda giornata di  riflessione sul futuro dell’Europa il 18 giugno alla vigilia della prima sessione plenaria della  Conferenza del 19 giugno. 


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