Attualità Commissione europea

Barroso schiacciato dalle parole

Il primo discorso sullo stato dell'Unione del presidente dell'esecutivo europeo era molto atteso. Ma il risultato è stato molto inferiore alle aspettative, concorda la stampa europea.

Pubblicato il 8 Settembre 2010 alle 15:02

Il 7 settembre José Manuel Barroso ha pronunciato al parlamento di Strasburgo il suo primo discorso sullo stato dell’Unione europea, istituito dal trattato di Lisbona. Il presidente della Commissione, nota La Croix, era “particolarmente atteso a questo appuntamento”. Il quotidiano francese scrive che “dopo mesi di critiche per la sua inattività di fronte alla crisi mondiale e alla crisi della Grecia, a Strasburgo gli eurodeputati hanno accolto abbastanza positivamente la sua lista di progetti per l’autunno”. Volkskrant invece giudica “insulso” il suo elenco di iniziative, aggiungendo che “nonostante il profluvio di parole, Barroso ha mancato il bersaglio”.

“Parlando di stato dell’Unione, ci aspettavamo di ascoltare i particolari di una strategia economica”, si rammarica La Libre Belgique, che nello specifico evidenzia “il ritorno a un’idea già proposta a suo tempo da Jacques Delors, ma contrastata dalla Germania: il ricorso a prestiti europei per finanziare i grandi progetti per le infrastrutture, in collaborazione con la Banca europea di investimento”. Insomma, secondo il quotidiano di Bruxelles quello che si è presentato davanti agli eurodeputati è stato un “José Manuel Barroso vintage”.

El País sottolinea invece che egli ha voluto “imitare” il bicentenario rito del presidente degli Stati Uniti, che tiene un discorso annuale sullo stato dell’Unione americana. Nel suo blog sul Financial Times, Gideon Rachman scrive che “Barroso si è attenuto alla sua campagna, per essere considerato alla pari del presidente della Casa Bianca”. Certo, suggerisce Polska, una somiglianza tra Barack Obama e Barroso esiste: “Entrambi non lottano soltanto per ricostruire le loro economie dopo la crisi, ma vogliono anche ripristinare la fiducia” nella loro leadership. Peccato, però, che “le dichiarazioni dei presidenti americani sfocino sempre in leggi, mentre la maggior parte di quelle di Barroso altro non sono che diagnosi della situazione o pie illusioni” osserva Dziennik Gazeta Prawna.

Di fatto, riferisce De Volkskrant, “del testo originale del discorso non è restato nulla, a causa delle forti pressioni dei commissari e dei funzionari”. Secondo Polska, “l’élite di Bruxelles sogna di diventare un’entità unica, non 27 progetti distinti”. Ma le manifestazioni in Francia e il recente sciopero della metropolitana di Londra dimostrano che questo continua a essere niente più “che un sogno”. Di conseguenza, rincara Dziennik Gazeta Prawna, “il discorso indica che la burocrazia europea è sulla difensiva, e a mostrare la strada per l’integrazione sono i singoli stati”. Da Lisbona, Público nota che “questo discorso tanto atteso non ha certo impressionato gli eurodeputati, che speravano di ascoltare una chiara strategia volta a tirare fuori l’Ue dalla sua deriva intergovernamentale”.

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“Nuoteremo o affogheremo?” si chiede Gazeta Wyborcza. “Il problema dell’Europa, che il yrattato di Lisbona non ha affatto risolto, è la mancanza di una leadership forte”. In questo contesto, la concorrenza tra le varie istituzioni dell’Ue (la Commissione, il Consiglio europeo, il Parlamento) non promette nulla di buono. “È davvero giunto il momento per le istituzioni europee di mettere da parte una volta per tutte le proprie ambizioni e cominciare a fare qualcosa per gli europei”.

E gli europei? Nel suo discorso sullo stato dell’Unione, osserva su EUobserver Honor Mahony, “non c’è alcun riferimento al fatto che il sostegno all’Ue è venuto meno. Poco dopo, rispondendo a una domanda, Barroso ha soltanto ammesso che vi sono ‘dei problemi, dei problemi gravi’”.

Dato che Bruxelles vuole essere un po’ come Washington, Der Standard riflette: “Il presidente americano si rivolge alla popolazione e le spiega a grandi linee la propria condotta politica”, mentre il fatto che Barroso “pronunci un discorso trasmesso in diretta, ma nel quale si rivolge al presidente del Parlamento e agli eurodeputati e non ai suoi ‘cari concittadini’, è un fatto incomprensibile”. Il capo della Commissione – deplora ancora il quotidiano viennese – si atteggia a “esecutore irreprensibile e al di sopra di chiunque altro, non vuole attaccare nessuno, evita l’espressione ‘espulsione dei rom’, è un uomo senza visione che parla a macchinetta. Questo è il dilemma dell’Europa. Non si può e non si deve parlare in questo modo agli europei”.

Da Madrid

Imbarazzante silenzio sui rom

"L'Europa contro la Francia", recita l'editoriale di El País. Il quotidiano madrileno sostiene che José Manuel Barroso "vive tra le nuvole" se crede che un "appello lacrimoso" a "non risvegliare i fantasmi del passato" sia sufficiente a onorare i suoi doveri. El País paragona Barroso e il suo "inutile lamento" alla "fermezza" mostrata nel 1999 dal suo predecessore Romano Prodi nei confronti dell'austriaco Jorg Haider. Un confronto ancora più impietoso se si considera che nel frattempo è "entrato in vigore il trattato di Lisbona", che "contiene una Carta dei diritti fondamentali dal valore pienamente costituzionale".

El País critica "l'indifferenza generale delle istituzioni e dei funzionari dell'Unione europea a proposito di una situazione così scottante", in quanto l'azione del governo francese nei confronti dei rom "viola una mezza dozzina di articoli della nuova carta". Il quotidiano ricorda che la libera circolazione dei rom "non è un privilegio suscettibile di essere concesso o rifiutato secondo i i capricci di un politico, ma un diritto comune", e sottolinea che l'esecutivo europeo dovrebbe avviare una "vera e propria inchiesta sull'iniziativa della Francia, e adottare i provvedimenti necessari".

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