Un'immagine di "Barbara", 2012

Basta saggi, ridateci lo spettacolo

La politica dei finanziamenti cinematografici sta moltiplicando le opere “impegnate” e seriose e penalizzando quelle più vicine ai gusti del pubblico. Il cinema tedesco dovrebbe riscoprire l’ingenua esuberanza del passato.

Pubblicato il 11 Maggio 2012 alle 10:59
piffl-medien  | Un'immagine di "Barbara", 2012

Per i film tedeschi è sempre stato così: ai momenti di gloria segue una fase negativa. L'entusiasmo sollevato da Barbara di Christian Petzold – premiato al Festival di Berlino – si è presto raffreddato in seguito alla recensione pubblicata sull'edizione domenicale della Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung, che collocava il film in un contesto decisamente meno positivo, quello dei film di memoria sulla Ddr.

È incredibile di vedere come alcuni critici cinematografici si ostinino a imporre al cinema tedesco una sorta di missione, di messaggio. A tal punto che un film come Barbara non deve più convincere sul piano puramente cinematografico, quanto sulla capacità a soddisfare determinati criteri di pubblica utilità. Il regista quindi deve dare un'immagine "fedele" della storia! Sembra quasi che si voglia chiedere ai registi tedeschi l'obbligo di rispettare il "rigore storico"!

Questo tipo di giudizi positivi finiscono per nuocere a Barbara, che si può comunque considerare un successo ed è stato nominato al Deutscher Filmpreis. Se si analizza la selezione del festival, ci si rende conto del dilemma che affligge l'industria culturale e il suo sistema di sovvenzione: l'impoverimento del cinema a causa di uno eccessivo sfruttamento tematico. Ma l’abitudine della produzione cinematografica tedesca di fare dei film incentrati sulle classi colte e questa grande ostinazione nel trattamento dei soggetti comincia a irritare.

Se analizziamo il nostro settore cinematografico guardando le produzioni valide sul piano commerciale, ci rendiamo conto che la base economica della produzione cinematografica – cioè il cinema per il grande pubblico – rappresenta solo una piccola parte dei film sovvenzionati. Di conseguenza a essere impoverito è proprio il cinema che è in grado di attirare il maggior numero di spettatori. Del resto in questo segmento si osserva la proporzione relativamente importante di registi autodidatti.

Il meglio del giornalismo europeo, ogni giovedì, nella tua casella di posta

Di fronte a questi vi è una grande quantità di film "di qualità" che sia nella forma che nel contenuto rientrano nella categoria di film d'essai – quasi tutti sono realizzati da ex allievi delle scuole di cinema. Fra i temi trattati nei film in competizione al Deutscher Filmpreis figurano i problemi mentali, la malattia di Alzheimer, il tumore – temi ai quali bisogna poi aggiungere gli argomenti di pubblica utilità oggi di moda: i problemi di integrazione, il neofascismo, la critica del mondo della finanza, il lavoro di memoria sulla Ddr e così via. Perché vengono fatti tutti questi film? Sorge il dubbio che le loro tematiche aumentino le possibilità di essere sovvenzionati.

Malgrado un livello formale in costante aumento, il cinema tedesco dà l'impressione di proporre solo un catalogo di temi scolastici. La messa in scena concede un ruolo minimo alla musica e si sottomette al diktat dell'autenticità (spesso molto valida) nella recitazione degli attori e nelle inquadrature. Non c'è forse troppa arte, troppe buone intenzioni? Al contrario i film per il grande pubblico, i film piacevoli, i film che ci seducono subito fin dalla prima scena sono diventati l'opera di personalità solitarie. In passato ci si divertiva a denunciare le produzioni tedesche, considerate commerciali o banali. Oggi è forse arrivato il momento di difendere le opere più volgari del cinema tedesco, che sembrano in via di estinzione.

Tutte le misure di aiuto al settore partono da una buona intenzione. Ma se l'Accademia del film tedesco cerca coraggiosamente di mascherare i dissensi, la guerra è molto forte fra il cinema commerciale e il cinema d'essai.

Rimaniamo stupiti di vedere come il cinema ufficiale tedesco cerchi, nel modo più fastidioso possibile, di mettersi in mostra a Berlino. Il cinema tedesco è una scultura in equilibrio, aureolata di ricompense e elogi. I successi internazionali di questi ultimi anni gli hanno attribuito una sicurezza illusoria. Si ha quasi voglia di dire ai registi: non cercate di richiudere le ferite! Combattete! Ma a questi inviti si risponde per ora solo con sbadigli. Welcome to the German future! In realtà la vera passione ha un volto completamente diverso.

Viva i brutti film

Alcuni generi incontrano un successo crescente in tutto il mondo, come il genere fantastico. Ma questo genere è del tutto assente nel cinema tedesco. Eppure esiste in Germania una tradizione del film horror e fantastico, che aspetta solo di essere riscoperta come il tesoro dei Nibelunghi. La deliberata gravità del cinema tedesco contemporaneo è contro la nostalgia del grande spettacolo, della commedia scoppiettante, delle sensazioni forti – in altre parole di tutti quelli che sono gli elementi fondamentali del cinema. Si nega il cinema in tutto quello che può esserci di negativo e di vistoso, si nega questa pulsione di morte esplosiva e fonte di creatività, che ha sempre dato vita a meravigliosi "brutti film".

Del resto la spensieratezza mescolata alla provocazione ha sempre fatto parte integrante del cinema popolare tedesco. Ma dal 1990 i film tedeschi hanno perso gran parte questa ingenuità. Forse nel profondo del suo inconscio il cinema tedesco riconosce il suo difficile rapporto con gli eccessi dell'immaginazione – che dalla caduta del muro sono trattati in modo scolastico e accuratamente inquadrati. Insomma, troppa struttura e troppo poca esuberanza.

E fra gli altri film dell'anno [2011] il personaggio principale di Schlafkrankeit [La malattia del sonno] di Ulrich Köhler erra attraverso la nuova Africa e ritrova il carattere "selvaggio" del colonnello Kurz [nel libro Cuore di tenebra di Joseph Conrad e nel film Apocalypse now di Francis Ford Coppola] – ma in modo del tutto diverso. Il film commenta implicitamente il regno mondiale del politicamente corretto e lascia un profondo sentimento di alienazione e di solitudine devastante. Da questo punto di vista tutti i nostri film a tema suonano falsi. La società – artisti compresi – si inganna volendo a tutti i costi preservare un paese imborghesito fino alla nausea, con le sue quote rosa, le sue leggi contro il fumo e il suo cinema di pubblica utilità. Per quanto falsi, i film horror tedeschi degli anni Cinquanta erano comunque meno disonesti.

Tags
Ti è piaciuto questo articolo? Noi siamo molto felici. È a disposizione di tutti i nostri lettori, poiché riteniamo che il diritto a un’informazione libera e indipendente sia essenziale per la democrazia. Tuttavia, questo diritto non è garantito per sempre e l’indipendenza ha il suo prezzo. Abbiamo bisogno del tuo supporto per continuare a pubblicare le nostre notizie indipendenti e multilingue per tutti gli europei. Scopri le nostre offerte di abbonamento e i loro vantaggi esclusivi e diventa subito membro della nostra community!

Sei un media, un'azienda o un'organizzazione? Dai un'occhiata ai nostri servizi di traduzione ed editoriale multilingue.

Sostieni il giornalismo europeo indipendente

La democrazia europea ha bisogno di una stampa indipendente. Voxeurop ha bisogno di te. Abbònati!

Sullo stesso argomento