...certamente non qua. Un villaggio rom nella regione di Arges (Romania meridionale).

Dove finiscono i milioni degli aiuti per i rom?

Di fronte al fallimento delle politiche sui nomadi, gli stati che ospitano i rom puntano il dito contro i loro paesi d'origine. E Bruxelles è frustrata dal fallimento dei fondi di finanziamento ad hoc.

Pubblicato il 13 Agosto 2010 alle 15:43
...certamente non qua. Un villaggio rom nella regione di Arges (Romania meridionale).

Il dibattito sull’integrazione dei rom in Europa invocato da Francia, Italia e Svezia non trova soluzione. Pierre Lellouche, segretario francese agli affari europei, aveva sollecitato alcune settimane fa un confronto “urgente” su “un problema reale del quale è arrivato il momento di occuparsi concretamente”.

Ricordando i problemi della delinquenza minorile, ma anche delle reti della prostituzione e dei traffici di bambini in Francia, Lellouche aveva puntato il dito contro i flussi di “popoli che non cercano in alcun modo di integrarsi”, la responsabilità dei paesi d’origine dei rom (nove milioni dei quali hanno un passaporto europeo), o ancora la relativa inerzia della Commissione europea che, come sottolinea Lellouche, spende molti soldi proprio per facilitarne l’integrazione. La Svezia ha avanzato da parte sua la richiesta di un “piano d’azione vincolante”, che “risponda concretamente a una situazione d'emergenza”.

Questi governi hanno preso di mira anche alcuni paesi d’origine, accusati di eludere i propri doveri di assistenza. Oltre alla Bulgaria (da dove provengono 750mila rom, secondo le stime) e la Slovacchia (500mila), le critiche si sono concentrate sulla Romania (ufficialmente 537mila rom, più verosimilmente circa due milioni). E Bucarest ha promesso di darsi da fare. Come primo passo ha nominato un segretario di stato responsabile per i rom rimpatriati, ma in seguito ha anche protestato per la distruzione degli accampamenti in Francia e per il “biasimo pubblico” di cui è fatta oggetto.

Nondimeno, la lentezza con cui la Romania adopera i fondi europei per aiutare i rom irrita più d’uno. Complessivamente l’Agenzia nazionale per i rom si occupa di ben sei programmi, finanziati con una cifra complessiva pari a 9,3 milioni di euro, ma i risultati sono per il momento poco visibili. La sorte miserabile di questo popolo lo induce sempre a emigrare. E i progetti, a forza di subire continui ritardi, rischiano di essere bloccati. “La Commissione ci ha raccomandato di revocare quelli che non vanno avanti, per evitare che siano bloccati i finanziamenti” spiega Anca Zevedei, direttore dell’Autorità di gestione delle risorse umane al ministero romeno del lavoro. “La Commissione intende aiutare i rom, ma guardate che cosa accade ai progetti di cui è responsabile l’Autorità nazionale”.

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Compiacere Bruxelles

Quanto alle associazioni rom, esse criticano sia la Francia che le autorità romene. “La Romania non fa il proprio dovere”, afferma Ciprian Necula, incaricato del progetto "La Casa dei Rom". “Lo stato ha permesso il costituirsi di reti di trafficanti di esseri umani e della prostituzione. Si è accontentato di mettere per iscritto alcuni programmi solo per compiacere gli europei”.

La situazione locale conferma la diagnosi pessimista sugli sprechi, soprattutto il mancato utilizzo dei fondi europei. Di fatto la Romania stenta a consumare i 32 miliardi di euro in fondi non rimborsabili che la Commissione le ha riservato dal 2007 al 2013, a patto che giustifichi l’uso che ne fa.

Arbitra del dibattito, la Commissione non riesce a nascondere il proprio disagio: invitata dalla Francia e da altri paesi ad “agire”, obietta di aver moltiplicato le iniziative mirate all’integrazione e alla non discriminazione. Tuttavia, “l’integrazione sarà efficace soltanto con un’azione mirata degli stati, a livello nazionale, regionale e locale” sottolinea l’esecutivo europeo.

Tra il 2007 e il 2013 saranno spesi circa 13,3 miliardi di euro tramite il Fondo sociale europeo e il Fondo per l’integrazione dei rom e di altri gruppi definiti “vulnerabili”. In Romania e in Ungheria la metà degli aiuti è destinata ai rom; altri soldi sono distribuiti a diversi paesi dal Fondo agricolo per lo sviluppo rurale e, dal maggio scorso, i singoli stati possono presentare richiesta al Fondo europeo per lo sviluppo regionale, per aiutare le minoranze a ottenere più facilmente un’abitazione. I fondi strutturali infine permettono di cofinanziare i progetti per la prima infanzia, la pubblica istruzione o il lavoro. Il Parlamento europeo ha allocato cinque milioni di euro per lanciare un progetto pilota di integrazione imperniato sui micro-finanziamenti e l’istruzione.

“Non sono i soldi che mancano, ma il corretto utilizzo”, sospira un alto funzionario. A questo proposito, Bruxelles ha promosso due ricerche che dovranno individuare i programmi, i progetti e le politiche di integrazione giunti a buon fine. (traduzione di Anna Bissanti)

Repressione

La stagione della caccia ai rom

Il successo dei festival dedicati alla musica gitana e delle iniziative legate alla cultura rom testimoniano l'interesse degli europei per il mondo zigano. Eppure in molti paesi dell'Europa occidentale le misure repressive contro i rom si moltiplicano, nota la rivista polacca Przekrój. A fine luglio il presidente francese Nicolas Sarkozy ha evocato i "problemi creati dal comportamento di alcuni rom e nomadi", e ha annunciato l'epulsione di quelli stranieri.

Nel frattempo il ministro dell'interno ha dato inizio allo smantellamento di mezzo migliaio di campi nomadi illegali nel paese. Nel mese di aprile la Germania ha ordinato il rimpatrio di 12mila rom in Kosovo, mentre la Danimarca ne ha espulsi quattrocento perché "mettevano in pericolo la sensazione di sicurezza" dei loro vicini. A partire dal mese di luglio il governo fiammingo ha spostato diversi campi nella vicina Vallonia, per non parlare dei provvedimenti repressivi presi in Italia a partire dal 2008. Il governo svedese ha intenzione di punire la mendicità di gruppo con l'espulsione e il divieto di soggiorno per 3 anni, e nel frattempo chiede alla Commissione europea di prendere posizione sulla preoccupante situazione dei rom in Europa.

Il 29 luglio Bruxelles ha risposto sostenendo che in materia di espulsione la sovranità spetta esclusivamente agli stati membri. Secondo le accuse di Amnesty International alcuni paesi applicano "una politica sistematicamente anti rom", e l'Ue non fa altro che scaricare il problema sugli stati membri. Il 12 agosto, infine, il Comitato per l'eliminazione della discriminazione razziale dell'Onu (Cerd) ha puntato il dito contro la Francia, a causa della sua politica nei confronti dei rom e della "recrudescenza degli atti razzisti".

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