Il fiume Pripjat nel Parco nazionale Pripjat-Stokhid, nella Polesia Ucraina. | Foto: ©Daniel Rosengren, FZS The river Pripyat in the Pripiat-Stokhid National Park in the Polesie area, Ukraine. | Photo: ©Daniel Rosengren, FZS

Un megaprogetto tra Polonia, Bielorussia e Ucraina minaccia l’“Amazzonia d’Europa”

Durante l'era sovietica, gli ingegneri comunisti volevano invertire il corso dei fiumi e prosciugare i mari, anche a costo di modificare il clima e l'habitat naturale di intere regioni. Gli oppositori del progetto di costruzione del canale E40 tra il Baltico e il Mar Nero sottolineano questa follia, poiché attraverserebbe la più antica e vasta area di paludi e foreste del continente.

Pubblicato il 20 Luglio 2023 alle 01:00
The river Pripyat in the Pripiat-Stokhid National Park in the Polesie area, Ukraine. | Photo: ©Daniel Rosengren, FZS Il fiume Pripjat nel Parco nazionale Pripjat-Stokhid, nella Polesia Ucraina. | Foto: ©Daniel Rosengren, FZS
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Il canale E40 è uno dei progetti più misteriosi e complicato attualmente in corso nell’Europa orientale. Questo corso d'acqua, che dovrebbe avere una lunghezza di circa duemila chilometri, mira a collegare il Mar Baltico con il Mar Nero, passando attraverso Polonia, Bielorussia e Ucraina. Il progetto, nel percorso previsto, passerà attraverso la regione della Polesia, una delle zone umide e forestali più vaste e incontaminate del continente europeo, soprannominata l’Amazzonia d’Europa.

La “E” del nome significa che una delle principali vie d’acqua europee che collegano il Mar Baltico e il Mar Nero può passare lungo il corso dei fiumi. Un progetto simile era già stato portato avanti in Lettonia, ma alla fine fu abbandonato.

L’E40 mira a consentire il trasporto di milioni di tonnellate di merci dai paesi produttori verso il resto d’Europa. Il costo totale dell’investimento sarà di circa 12 miliardi di euro. L’analisi iniziale di fattibilità del progetto, che risale al 2015, indicava che era redditizio; numerosi studi economici indipendenti successivi mostrano come non sia affatto così, indipendentemente dalla variante di percorso proposta.

Oltre alle questioni finanziarie poco chiare, nel 2021 un gruppo di scienziati ha definito la costruzione del canale E40 come una delle 15 principali minacce al mondo per quanto riguarda la conservazione della natura. Durante l’intero periodo di pianificazione del progetto, l’E40 non è mai stato oggetto di una valutazione d’impatto ambientale completa, che potesse dare un panorama dei rischi dei  progetti nei tre paesi coinvolti.

“Il nostro lavoro consiste essenzialmente nel monitoraggio del progetto”, afferma Helen Byron, coordinatrice della campagna dell’ong Save Polesia. “Anche se la fattibilità complessiva sembra dubbia al momento, questi grandi progetti infrastrutturali hanno la magica tendenza a riapparire quando meno ce lo aspettiamo”.

The route of the proposed E40 waterway. | Source: Environmental Justice Atlas
Il percorso proposto per l’idrovia E40. | Fonte: Environmental Justice Atlas

Save Polesia si è data come missione di proteggere questa regione incontaminata, opponendosi attivamente al progetto E40. L’ong organizza azioni che coinvolgono i tre paesi toccati dal progetto, per fare fronte comune: “Monitorare il progetto non è così facile ora, considerando la guerra e la mancanza di accesso alle informazioni nei paesi partner”, aggiunge Byron. “Non abbiamo un partner ufficiale in Bielorussia, molte ong sono state chiuse.  Allo stesso tempo abbiamo difficoltà a ottenere risposte ufficiali dal governo ucraino. È chiaro che le nostre inchieste non sono la loro massima priorità adesso. Continuiamo comunque il nostro lavoro, convinti che il monitoraggio sia ancora più cruciale in tempi come questi”.

Questa lotta fa parlare di sé a livello internazionale. Uno degli esempi è una petizione di You Move Europe che ha raccolto oltre 100mila firme ed è tuttora in corso. I postulati sono chiari: abbandonare l’idea di costruire l’E40 in Polonia, Bielorussia e Ucraina, bloccare qualsiasi finanziamento europeo a questo scopo e proteggere l’ecosistema della Polesia. 

Un investimento?

Un’analisi economica realizzata nel 2022 dalla società di consulenza olandese Langhout Ecologisch Advies e pubblicata in occasione della Giornata mondiale delle zone umide, spiega le conseguenze del perseguimento dei lavori dell’E40.

L’analisi mostra le perdite a lungo termine, in miliardi di euro, che deriverebbero dalla costruzione della parte principale del canale, da Danzica (la Vistola fino a Dęblin) a Brėst, in Bielorussia. Il rapporto conclude che la costruzione della sezione polacca, circa 700 chilometri, è troppo costosa; sostiene inoltre che il trasporto marittimo entrerebbe inutilmente in concorrenza con il trasporto ferroviario, più ecologico, causando gravi danni all’ambiente.

The Vistula near Plock, Poland. | Photo: Marek Elas, OTOP
La Vistola vicino a Plock, in Polonia. | Foto: Marek Elas, OTOP

Il rapporto di Langhout Ecologisch Advies mostra che l’investimento non sarà mai redditizio. L’analisi prende in conto di molti fattori, inclusi i tempi di costruzione e il volume dei trasporti, e mostra come anche in scenari ottimistici, le perdite a lungo termine sulla sola sezione polacca ammonterebbero a miliardi di euro (e il costo sarebbe ovviamente a carico dei contribuenti). 

Il tracciato in quella che sarebbe la sua variante più probabile, costerebbe oltre 6,5 miliardi di euro. La perdita sarebbe probabilmente ancora più elevata, considerando i probabili ritardi di costruzione e quelli finanziari. La parte polacca dell'E40 non ha trovato posto nel quadro europeo TEN-T ed è per questo che il progetto deve essere coperto dal bilancio nazionale.

Lo studio evidenzia anche significativi costi che non erano stati presi in considerazione in precedenza. Tra questi, i gravi danni agli habitat naturali, l’impatto sull’idrologia e l’aumento dei prezzi dell’acqua, nonché le spese per il ripristino e le misure di indennizzo.


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La variante di tracciato scelta per l’E40 richiederà alla Polonia la creazione di altre 12-15 nuove dighe. Come sostiene The Polish Society for the Protection of Birds (Società polacca di protezione degli uccelli, OTOP), questo implicherebbe non solo un costo enorme per i contribuenti ma anche e soprattutto, una perdita irrecuperabile per la biodiversità lungo la Vistola. 

“Quello che stiamo osservando nel caso polacco è la tecnica detta del salame, che consiste nel mettere in atto tante piccole azioni per ottenere un risultato molto più grande che altrimenti sarebbe difficile o illegale attuare”, afferma Marek Elas di OTOP.

Sembra proprio così. Il progetto E40 è distribuito su diversi documenti legislativi e strategici della Polonia. Alcuni, come il Programma nazionale per il trasporto marittimo e fluviale fino al 2030, menzionano la costruzione di cinque diverse dighe e di almeno 1.600 barriere fluviali. Altri documenti parlano di poche centinaia di dighe e un altro documento, Sviluppo globale della Bassa Vistola, fa riferimento a una sola diga, a Siarzewo.

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