Analisi Voices of Europe 2024 | Italia

L’Europa in Italia, una partita interna

Le elezioni europee del prossimo giugno non hanno sollevato nessun dibattito di fondo sulle questioni che toccano l’Unione europea, e si risolvono in un test elettorale per i partiti.

Pubblicato il 28 Marzo 2024 alle 08:00

Le elezioni europee del prossimo giugno, in Italia vengono considerate poco più che una partita politica interna, e dunque un’occasione per ridefinire gli equilibri del potere politico nazionale in base al risultato ottenuto in Europa. E questo, sebbene, le ultime elezioni nazionali si siano svolte nell’autunno del 2022 e abbiano consegnato alla destra una maggioranza apparentemente solida. Di altro non si discute. Eppure di temi all’ordine del giorno ce ne sarebbero molti.

La guerra in Ucraina, per esempio, o la crisi in medio oriente, che hanno diviso e continuano a dividere anche al proprio interno la coalizione di destra ora al governo e le opposizioni di centrosinistra. O le difficoltà del mondo agricolo, che hanno attratto l’attenzione della politica per il tempo necessario a spegnere le proteste dei lavoratori del settore. 

Si è discusso invece, e molto, della eventuale candidatura della presidente del consiglio, Giorgia Meloni, e della segretaria del Partito democratico (Pd) Elly Schlein per trainare le rispettive liste. E si è discusso di nuove alleanze o della ridefinizione di quelle già in atto. 

Bene che vada, si è discusso insomma di questioni di natura tattica.

Va però detto che, al di là della conflittualità tipica del sistema politico italiano, l’atteggiamento dei partiti in questa occasione è stato incoraggiato dal fatto che alle elezioni europee si arriva dopo un crescendo di importanti consultazioni regionali, che ha favorito un clima da campagna elettorale permanente. Pur non essendo l’Italia uno stato federale, le regioni rivestono infatti un notevole peso dal punto di vista politico e istituzionale, essendo titolari di potestà legislativa.

Non a caso le elezioni regionali finiscono sempre per incidere anche sul piano nazionale, quasi fossero elezioni di medio termine americane, utili quindi per valutare anche l’andamento del gradimento del governo nazionale. In questa chiave sono state interpretate per esempio le elezioni che si sono svolte il 25 febbraio in Sardegna e il 10 marzo in Abruzzo. Le prime vinte dal centrosinistra, le seconde dalla destra.


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Inoltre, per le elezioni europee di giugno, si voterà con un sistema elettorale proporzionale, e questo spinge ciascun partito a mettersi in concorrenza con tutti gli altri, avversari o alleati che siano. È soprattutto il caso della coalizione di destra composta da Forza Italia (FI), Lega, e Fratelli d’Italia (FdI). Dietro un’apparente concordia, l’asse tra FdI e Lega è da tempo indebolito da una concorrenza serrata, alimentata dalla crisi di consenso e di leadership della Lega e del contemporaneo e impetuoso rafforzamento elettorale di FdI. 

Il quotidiano La Repubblica ha riassunto, in un articolo di marzo, con toni piuttosto coloriti il rapporto che corre tra i leader delle due formazioni, la presidente del consiglio Giorgia Meloni (FdI) e il suo vice Matteo Salvini (Lega): “Lei vede [la presidente della commissione europea Ursula] Von der Leyen a Roma, lui strilla in tv che Ursula è ‘la rovina dell’Europa’. Lei da brava nipotina vola a Washington per farsi baciare sulla fronte da nonno Biden, lui da perfetto sfasciacarrozze fa i complimenti a Trump per i successi nel Super Tuesday”. Ma, in effetti, è da tempo che i due, seppure alleati, coltivano strategie diverse. Anche in proiezione europea.


Giorgia Meloni coltiva un rapporto con Ursula von der Leyen, appena ricandidata dal Partito popolare europeo alla propria successione dopo le europee, nella speranza di conquistare una posizione di maggior influenza in seno all’Unione


Meloni continua a parlare all’elettorato italiano esprimendo posizioni nazionaliste e di destra, ma quando varca i confini ormai preferisce mostrarsi moderata e usare toni istituzionali. Il cambio di atteggiamento è stato evidente soprattutto con l’assunzione di posizioni atlantiste sulla guerra in Ucraina, mentre Salvini da molti osservatori è ancora considerato vicino alla Russia di Vladimir Putin. Anche sul piano delle alleanze in Europa, Lega e FdI seguono strade diverse. 

Meloni coltiva infatti un rapporto con Ursula von der Leyen, appena ricandidata dal Partito popolare europeo (Ppe) alla propria successione dopo le europee, nella speranza di conquistare una posizione di maggior influenza in seno all’Unione, o almeno di essere legittimata in Europa, nonostante il retaggio post fascista dal quale ancora non si è affrancata in Italia. 

La Lega, invece, in Europa frequenta la destra radicale del gruppo Identità e Democrazia al quale appartengono tra gli altri il Rassemblement National della francese Marine Le Pen o i tedeschi di Alternative für Deutschland , contro i quali peraltro proprio von der Leyen si è scagliata nel discorso con il quale ha chiesto l’investitura al Ppe.

Una situazione tutto sommato simile la si ritrova anche nel campo del centrosinistra, dove il Partito democratico e il Movimento 5 stelle (M5s) semplicemente non riescono a costruire le condizioni per un’alleanza stabile che vada oltre la forma del cartello elettorale. La ragione sta nella diversa ispirazione politica che li anima – democratica e liberale quella del Pd, schiettamente populista quella del M5s – e nel diverso radicamento dei rispettivi elettorati, con quello del M5s che pesca anche a destra, e negli Stati Uniti guarda al repubblicano Donald Trump più che al democratico Joe Biden.

In questo contesto, molti osservatori ritengono inevitabile un innalzamento dei toni polemici, anche e soprattutto tra alleati. Con la speranza che, mentre si discute di potere e di come il potere potrebbe riorganizzarsi in Italia in base all’esito delle elezioni europee, si cominci però a discutere anche di cosa farne di quel potere, e dunque di politica.

Questo articolo fa parte di Voices of Europe, un progetto collaborativo che coinvolge 27 giornali da tutta l'Ue ed è coordinato da Voxeurop.
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