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Un uomo lascia il seggio elettorale serenamente, stringendo la mano del figlio di dieci in un luminoso pomeriggio in un verdeggiante sobborgo di Dublino. Come lui, poco più della metà degli elettori aventi diritto si stavano recando ai seggi per votare al referendum volto a modificare la Costituzione irlandese e per eleggere i rappresentanti del Parlamento europeo e di quello locale. Gli ho domandato se fosse disponibile a raccontare il suo voto ai lettori dell’Irish Times.
Mi ha risposto volentieri, cimentandosi in un ragionamento articolato per spiegare la scelta dei consiglieri.
“Che mi dice invece degli eurodeputati?” ha osato chiedere il corrispondente da Bruxelles.
“Oh…”. Colto di sorpresa, si è girato verso suo figlio. “Come abbiamo…ho…votato?”
Le elezioni per il Parlamento Europeo in Irlanda rappresentano ciò che i politologi definiscono “elezioni di secondo ordine”. Gli elettori non considerano seriamente né le elezioni né tantomeno l’organo istituzionale, nonostante il Parlamento Ue abbia acquisito maggiori poteri negli ultimi anni. Da questo punto di vista, il voto potrebbe essere quasi affidato a un bambino di dieci anni.
Tenere altre elezioni altrettanto importanti nello stesso giorno è la ragione principale che trascina gli elettori ai seggi. Con questa strategia, nel 2019 l'affluenza complessiva è stata del 49,95 per cento.
Le elezioni europee di quest’anno non saranno da meno.
I partiti si mobiliteranno…
