Analisi La società civile e l’estrema destra | Ungheria

Benvenuti nella politica ungherese, dove populismo ed estrema destra si intrecciano 

La società civile ungherese svolge un ruolo cruciale nel contrastare la retorica radicale, ma le tendenze populiste confondono i confini tra un mainstream che tende sempre più all'estrema destra e l’ideologia di quest’ultima.

Pubblicato il 21 Maggio 2024 alle 20:40

Da quando è stato estromesso dal Partito Popolare europeo, nel marzo 2021, la Fidesz, il partito al potere in Ungheria guidato da Viktor Orbán, vacilla tra l’adesione al Gruppo dei Conservatori e Riformisti, populisti e radicali, o a Identità e Democrazia, forza di estrema destra e populista. 

In Ungheria, ci sono altre due realtà politiche ancora più a destra di Fidesz che vantano un consenso piuttosto nutrito: lo Jobbik (che, stando all’ultimo sondaggio di Republikon, gode dell’1 per cento delle preferenze di voto) e il suo spinoff, il movimento Mi Hazánk (6 per cento). Tuttavia va segnalato che, con l’ascesa di Péter Magyar nell’altrimenti statico scenario politico ungherese, si sono aperte le porte di una nuova stagione per i sondaggisti. 

Un tempo membro della Fidesz ed ex marito dell’ex ministra della giustizia, Judit Varga,  Magyar ha promesso che correrà per le elezioni del 9 giugno e ha annunciato il suo partito ad aprile subentrando a qualcun altro che si era già pre-registrato, dato che il periodo per presentare le candidature per le europee e per le elezioni nazionali era scaduto. Inoltre, tramite una procedura accelerata, ha proposto la sua lista di candidati al parlamento europeo. 

A discapito di tutte le attività dell’ultimo minuto, secondo i dati di Republikon, Magyar otterrà circa un 15 per cento se si candidasse alle europee. Questa mossa avrebbe sicuramente un impatto sul risultato della destra radicale.  

“Alla fine non cambierà nulla”

Ciononostante, la politica ungherese è una delle più cariche e radicalizzate d’Europa. Le recenti manifestazioni sono solo parzialmente collegate ai movimenti di estrema destra; dovrebbero essere piuttosto concepite come una risposta della società civile al disincanto generale e alla stanchezza politica che sfociano nella convinzione che “alla fine non cambierà nulla”.

Un primo segnale forte lo ha dato l’ondata di proteste di questa primavera avviata da alcuni influencer dei social media e che ha raccolto un ampio ventaglio di sostenitori senza esplicite simpatie politiche. Numerose persone si sono riversate tra le strade di Budapest per protestare contro la gestione dello “scandalo pedofilia”, lo stesso scandalo che ha portato alle dimissioni della presidente della repubblica, Katalin Novák, e della già menzionata ministra Varga.

Questa protesta mirava a un’attività specifica del governo, che tuttavia non era opera dell’estrema destra o dei radicali, ma si trattava piuttosto di un passo falso politico, e chiedeva una riforma del sistema di protezione infantile.

Successivamente, Péter Magyar ha sfruttato la situazione e ha organizzato altre proteste. Nonostante venga dalla destra, il suo programma appare moderato. 

Entrambi questi fenomeni puntavano a riunire l’intera società piuttosto che allineare l’opinione pubblica a qualche partito o ideologia di estrema destra. Magyar deve presentare un partito o un programma politico ma, per ora, non si oppone alla linea della Fidesz su alcuni temi come, ad esempio, la migrazione. Per questo usa intenzionalmente temi e messaggi che possano unire gli elettori, ma non sembra pronto a prendere in considerazione politiche progressiste che potrebbero fornire un’alternativa concreta alle soluzioni proposte dal governo ungherese. 

I messaggi radicali non hanno sufficiente risonanza 

Alla domanda sul ruolo della società civile nel contrastare la retorica radicale e le azioni politiche ungheresi, Zsolt Nagy, analista politico di Democratic Society, un gruppo di esperti di Bruxelles, ci ha risposto: “Per quanto rappresenti il capro espiatorio dell’estrema destra, la società civile resta più popolare dei tradizionali partiti di opposizione. Questa popolarità ha consentito di rispondere in maniera efficace alle narrazioni e alle azioni radicali dell’ultimo decennio. La cooperazione tra opposizione e società civile è stata evidente, e le campagne di sostegno reciproco ne sono la dimostrazione. Ad esempio, nel 2010 sono state organizzate delle marce a favore dei diritti dei rom e nel 2023 hanno anche manifestato insieme contro un festival neofascista. L’iniziativa del voto alternativo in occasione del referendum confermativo del 2022 è stata molto efficace. Diversi attori della società civile hanno invitato gli elettori a boicottare l’appuntamento elettorale e ad astenersi dal voto di un referendum che proponeva restrizioni sulle minoranze sessuali in nome della protezione infantile”.

Un altro aspetto fondamentale riguarda il loro attivismo legale: Nagy ha specificato che hanno cura di quel che potrebbero subìre i rifugiati, in particolare i musulmani che tentano di entrare nel paese dal confine meridionale. Alcune organizzazioni come Hungarian Civil Liberties Union e Migration Aid hanno avviato diverse azioni legali a tutela dei diritti umani contro gruppi neofascisti, governi locali di estrema destra e anche contro lo stato ungherese.


“Per quanto rappresenti il capro espiatorio dell’estrema destra, la società civile resta più popolare dei tradizionali partiti di opposizione” – Zsolt Nagy, analista politico


Tra i numerosi tentativi per identificare le radici della recente disperazione della società ungherese, uno studio congiunto realizzato dall’istituto di ricerca Political Capital e la fondazione Friedrich Ebert fornisce un risultato interessante. Secondo gli autori la motivazione che impedisce all’estrema destra ungherese di ampliare il suo consenso tra gli elettori è che i confini che esistono tra i messaggi politici populisti e quelli di estrema destra sono sempre meno nitidi. 

Nella pratica questo significa anzitutto che i partiti di destra tradizionali adottano e legittimano idee di estrema destra e, pertanto, contribuiscono alla radicalizzazione della politica dominante. In secondo luogo i partiti ultraconservatori moderano la loro linea politica per rivolgersi a un elettorato più ampio. Nel caso ungherese, il circolo vizioso è il seguente: I media filogovernativi ungheresi e i loro affiliati presentano talvolta una “realtà mista” tale per cui non si capisce se si tratta dell’ultima beffa del Partito del Cane a due code o del vero messaggio partorito dalle menti della Fidesz. 

Nagy, però, precisa subito che “di norma la società civile ungherese si oppone alle ideologie radicali di estrema destra e fa sentire la propria voce appena ne ha l'occasione”. Spesso queste ideologie vanno contro le minoranze razziali e sessuali o i vaccini, e mettono in dubbio i legami che il paese ha con l’Ue o la Nato”, tutti messaggi che normalmente non trovano il favore degli elettori ungheresi.

“Il programma politico di Mi Hazánk sposa queste cause spingendo un’ampia fetta di società civile, dai difensori dei diritti umani alle ong sanitarie, e invitandola a schierarsi contro i discorsi populisti. Tuttavia, i loro sforzi vengono sempre più messi in discussione dalla coalizione di governo Fidesz-KDNP e le sue proposte radicali,” spiega Nagy.  

Standardizzazione bidirezionale  

Più in generale, i politologi mettono in guardia sui pericoli del populismo, il quale sta spingendo la società verso una “banalizzazione bidirezionale”. Questa espressione descrive la radicalizzazione della politica moderata e l’accettazione diffusa della banalizzazione di alcuni aspetti propri dell’estrema destra. Questo può portare alla destabilizzerebbe del sistema, aumentando le divisioni politiche, alimentando allo stesso tempo la sfiducia nelle istituzioni democratiche. 

Un indicatore della direzione che ha preso la società ungherese lo fornisce il DEREX (Demand for Right-Wing Extremism Index), che si basa sul database dell’European Social Survey. Nonostante l’ultimo aggiornamento risalga al 2017, è evidente che il cambiamento dei valori nella società ungherese degli ultimi 15 anni ha contribuito a rafforzare i movimenti di estrema destra istituzionalizzati.

Nel complesso, le statistiche dimostrano che gli ungheresi, rispetto ad altre popolazioni dell’Ue, si distinguono per pregiudizio e sciovinismo sociale, oltre che per essere i maestri nel veicolare paura, sfiducia e pessimismo. Questi dati evidenziano che questi atteggiamenti sono aumentati tra il 2002 e il 2010 tra gli ungheresi di età superiore a 15 anni e che il paese continua tuttora a guidare queste statistiche negative a livello europeo.

Con il sostegno di Heinich Böll Stiftung European Union

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