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I giganti del petrolio, mecenati del greenwashing

Dallo sport al mondo accademico, dall’istruzione all’arte, le aziende produttrici di combustibili fossili, tra cui TotalEnergies, Aramco, Shell ed Eni, investono in ciò che sta a cuore al pubblico per lavarsi la coscienza (e il portafoglio) rispetto al cambiamento climatico. L'inchiesta di Stella Levantesi.

Pubblicato il 5 Gennaio 2023 alle 12:48
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Dal campionato calcistico più importante del mondo agli allenamenti di calcio per bambini, dalle principali università, fino ai festival musicali e alle gallerie d'arte: citatene uno a caso, ed è probabile che sia stato sponsorizzato da una società produttrice di combustibili fossili. La francese TotalEnergies sponsorizzerà la Coppa del Mondo di rugby del 2023 in Francia. La saudita Aramco ha collaborato con la riserva naturale spagnola Laguna de El Hito per la conservazione degli uccelli. Chevron ha collaborato con un progetto sociale "Community Inclusion" in Brasile. BP fa parte dei donatori del British Museum di Londra dal 1996. 

Le sponsorizzazioni delle grandi compagnie petrolifere si trovano persino nel cuore dei negoziati internazionali sul clima. Hassan Allam, una società privata egiziana con la missione di "trasformare il paese in un hub regionale per il gas naturale", è stata sponsor della conferenza annuale delle Nazioni Unite sul clima, nota come COP27, che si è svolta quest'anno a Sharm El Sheikh, in Egitto.

Per decenni l'industria dei combustibili fossili ha curato la propria immagine utilizzando donazioni e sponsorizzazioni per lavarsi la coscienza e, soprattutto, non assumersi la responsabilità della crisi climatica. 

"La consapevolezza dei danni causati dai derivati dei combustibili fossili sta aumentando:  le aziende hanno bisogno del consenso sociale per continuare a lavorare", afferma il ricercatore Marco Grasso. Grasso si è dimesso dal suo incarico di direttore dell'unità di ricerca "Antropocene" dell'Università degli Studi Milano-Bicocca di Milano in seguito all'accordo di ricerca congiunta dell'università con l'Eni, una delle più grandi compagnie petrolifere e del gas del mondo.

Le sponsorizzazioni delle industrie di combustibili fossili "sono tutte iniziative che permettono a queste aziende di comprare la legittimità sociale di cui hanno bisogno per continuare a lavorare con un prodotto pericoloso", ritiene Grasso, e di  "lavarsi la coscienza con iniziative che non niente a che fare con i ‘cattivi e orrendi’ combustibili fossili, ma a cose che sono socialmente apprezzate".

Le aziende petrolifere sanno che "hanno ancora bisogno di queste sponsorizzazioni per mantenere la legittimità sociale agli occhi dell’opinione pubblica", scrive l'artista, attivista e saggista Mel Evans nel suo libro del 2015 ArtWash: Big Oil and the Arts. "Queste aziende cercano  disperatamente di lavarsi dalla responsabilità che hanno, in quanto motori del caos climatico".


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Evans suggerisce che le sponsorizzazioni delle “Big Oil” hanno riempito il vuoto lasciato dopo che le “Big Tobacco” sono state ritenute responsabili di aver ingannato l’opinione pubblica per decenni, e sono diventate degli sponsor socialmente inaccettabili.

Le sponsorizzazioni sono iniziative di marketing particolarmente efficaci perché "si notano di meno ed entrano a far parte della cultura generale” in modo più insidioso della pubblicità, sostiene Andrew Simms, cofondatore del New Weather Institute. “C’è un’atmosfera benevola nei confronti delle sponsorizzazioni”, afferma Simms: “perché si presume che l’organizzazione con la quale ci identifichiamo abbia un atteggiamento positivo nei confronti dello sponsor e che tragga beneficio dalla sponsorizzazione”.

Capitalizzare su arte e cultura

Nei Paesi Bassi, la Shell sta creando delle partnership cultural sulla scia delle proteste o delle reazioni ai progetti sulle energie fossili, ci ha detto Femke Sleegers, coordinatrice di Reclame Fossielvrij, una campagna globale per vietare le pubblicità sui combustibili fossili.

Secondo Sleegers, l'agenzia di pubbliche relazioni Edelman ha consigliato a Shell e ad altri produttori di energie fossili di associare la loro loro immagine a quel che le società identificano come prezioso. Nei Paesi Bassi, dove Shell ha sponsorizzato festival e musei per bambini, questo include l'istruzione e le arti.

Uno studio del 2021 condotto da ricercatori olandesi ha rilevato che le compagnie petrolifere e del gas utilizzano le sponsorizzazioni dei musei per promuovere "un particolare tipo di 'alfabetizzazione energetica'... ovvero una narrazione favorevole agli obiettivi del settore del gas e del petrolio".

Secondo questo studio attraverso "investimenti tutto sommato limitati" le aziende acquisiscono influenza nel settore culturale, che è "generalmente percepito dal pubblico come affidabile e indipendente".


L’agenzia di pierre Edelman ha consigliato a Shell e ad altri produttori di energie fossili di associare la loro loro immagine a quel che le società identificano come prezioso


Sleegers sostiene che le sponsorizzazioni dei musei hanno anche un effetto alone, un pregiudizio positivo, suggerendo che le società “proteggono” qualcosa di prezioso per gli olandesi: “si agganciano cioè all’identità nazionale”, dice, “presentandosi come parte ingrante della nostra storia”.

In Italia, Eni ha sponsorizzato l'edizione 2022 del festival di Sanremo per esempio. L'azienda collabora inoltre con 10 università, centri di ricerca e istituzioni accademiche in tutto il paese. Secondo Grasso, in Italia sponsorizzazioni di combustibili fossili come queste hanno un'alta "capillarità" e sono accolte con poche polemiche.

Le sponsorizzazioni e le partnership delle “Big Oil” con istituzioni accademiche, iniziative educative e scuole "rafforzano l'idea che si tratti di realtà la cui esperienza, capacità e informazioni dovrebbero esse…

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