Ronda dos "Anjos da Cidade" no metro de Milão. Foto : www.cityangels.it

Il paese dei rondisti

Dopo l'adozione del contestato pacchetto di sicurezza, in tutta Italia le cosiddette ronde - gruppi spontanei che svolgono vari compiti di sorveglianza cittadina - si moltiplicano a vista d'occhio. Un fenomeno variegato in cui non manca chi ci ride su, ma che rivela un'inquietante deriva verso una politica fondata sulla paura.

Pubblicato il 17 Luglio 2009
Ronda dos "Anjos da Cidade" no metro de Milão. Foto : www.cityangels.it

L'approvazione del pacchetto sicurezza è stata come il sole dopo una pioggia autunnale per il sottobosco dei "volontari della sicurezza" italiani: i gruppi di aspiranti rondisti sono subito spuntati come funghi in tutta la penisola.

La Repubblica ha realizzato un'inchiesta su un fenomeno che mostra una sorprendente varietà di posizioni. Lo zoccolo duro è ovviamente composto dai gruppi d'ispirazione leghista, come i Volontari verdi di Max Bastoni, già noto per lo slogan "Bastoni contro gli immigrati", e dai fan dell'autoritarismo come il leader della Guardia nazionale italiana Gaetano Saya, "una versione stentata dei nazisti dell'Illinois del film Blues Brothers".

Ci sono però anche ronde "ecologiste" o interessate alla tutela del "patrimonio artistico", gruppi di cittadini contro i motociclisti smanettoni e "ronde per la sicurezza alimentare" che vigilano sulla freschezza del pesce delle pescherie. E c'è anche chi ci ride su, come il ristoratore di Follonica che ha organizzato i "volontari per le mogli dei componenti delle ronde".

Ma occhio a non prenderle troppo alla leggera. Secondo Repubblica, infatti, le ronde "sono l’incarnazione dei concetti di biopolitica e postpolitica introdotti dal sociologo Slavoj Zizek", il cui unico fondamento è "la paura: paura degli immigrati, del crimine, dell’empia depravazione sessuale".

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La paura, però, non è solo quella dei cittadini. Se i volontari abbondano nella sonnolenta provincia padana, è proprio dove ce ne sarebbe più bisogno che latitano: nelle regioni del sud, dove la criminalità organizzata è padrona delle strade. Da quelle parti "è difficile che qualcuno voglia rischiare di interpellare la persona sbagliata. Potrebbe essere l’ultimo errore", conclude Repubblica.

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