Lussemburgo

Inchiesta sul “primo paradiso fiscale del mondo”

Pubblicato il 6 Novembre 2014 alle 14:30

Il sistema fiscale lussemburghese priva molti governi "di miliardi di euro di entrate fiscali" grazie agli accordi segreti conclusi con migliaia di multinazionali poco presenti nel piccolo paese europeo, rivela Le Monde, che pubblica una lunga inchiesta realizzata in collaborazione con una quarantina di media internazionali e con il collettivo americano International Consortium on Investigative Journalists.

Sulla base di 28mila pagine di accordi segreti firmati fra il Granducato e 340 grandi imprese, fra le quali Amazon, Apple, Deutsche Bank e Ikea, l'inchiesta rivela in particolare che

questi gruppi risparmiano miliardi di euro ogni anno grazie alla creazione di una holding o di una filiale in Lussemburgo con attività ridotte e con pochi dipendenti. […] Sempre strategiche, queste operazioni hanno un unico obiettivo: pagare il minimo di imposte e esserne del tutto esonerati.

I dispositivi fiscali "sono legali, ma considerati dannosi", osserva il quotidiano francese, secondo il quale

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la Commissione europea indaga da giugno sulle attività di un paese che ha costruito un regime fiscale su misura per questi grandi gruppi, in deroga al diritto comune. La Commissione ritiene che i vantaggi concessi ad alcune imprese siano potenzialmente assimilabili ad aiuti di Stato illegali.

Nel frattempo il Luxemburger Wort osserva che le rivelazioni arrivano "in un momento particolarmente delicato" per il nuovo presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, che "ha diretto gli affari fiscali del Lussemburgo per un ventennio" in qualità di ministro delle Finanze e di primo ministro. Con un'inchiesta europea già in corso sui regimi fiscali negoziati con Amazon e la Fiat mentre era a capo del governo, Juncker ha risposto alle rivelazioni

dicendo di avere le "sue idee" ma che non avrebbe fatto nulla per intralciare l'inchiesta della Commissione, "perché un atteggiamento del genere sarebbe indecente".

Tuttavia il giornalista Richard Brooks, per il quale il Granducato "deve il suo status di primo paradiso fiscale del mondo grazie alla sua posizione nel cuore dell'Europa", spiega sul Guardian che le inchieste

riguardano solo gli eventuali accordi vantaggiosi in favore di alcuni gruppi, mentre il problema più grave è che il Lussemburgo offre importanti vantaggi fiscali a tutte le grandi imprese, a condizione che queste abbiano abbastanza denaro.

A Varsavia la Gazeta Wyborcza conclude affermando che

l'inchiesta "Luxembourg Leaks" svela un numero così importante di "contratti fiscali" lussemburghesi che difficilmente i contribuenti europei potranno accettare questa situazione. Tanto più in un periodo in cui questi ultimi sono costretti da tempo a tirare la cinghia.

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