Ai tempi d'oro della finanza internazionalee, tra gli anni novanta e duemila, la repubblica di San Marino attirava denaro da tutto il mondo, offrendo riparo dal fisco e da occhi indiscreti. Perfino gli oligarchi russi si rifugiavano sul monte Titano, dove le nuove case spuntavano come funghi grazie a un boom immobiliare indotto dalle fortune finanziarie.
Ma quei tempi sono finiti, scrive Marco Alfieri su La Stampa: "il deflusso di capitali nell’ultimo anno è stato devastante. Il bollettino della banca centrale parla di 35% di minore raccolta. Gli evasori non si fidano più del Titano e lo scudo ha dissanguato i forzieri: quasi 6 miliardi sui 14 depositati sono fuggiti via".
Ora che persino UniCredit minaccia di voltarle le spalle, la Rocca vede avvicinarsi il precipizio. E l'unica speranza di convincere Tremonti ad allentare la morsa che la sta strangolando risiede nelle migliaia di lavoratori transfrontalieri italiani a rischio licenziamento, molti dei quali votano Lega.
Perché gli eco-investitori si ritrovano a finanziare le “Big Oil”? A quali stratagemmi ricorre la finanza per raggiungere questo obiettivo? Come possono proteggersi i cittadini? Quale ruolo può svolgere la stampa? Ne abbiamo discusso con i nostri esperti Stefano Valentino e Giorgio Michalopoulos, che per Voxeurop analizzano i retroscena della finanza verde.
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