Attualità Cosa attende l’Ue (1/4)

La successione a Barroso è già cominciata

Con le elezioni europee del 2014 la carica di presidente della Commissione potrebbe assumere un’importanza molto maggiore dell’attuale. A Bruxelles socialisti e popolari si preparano per la prima volta a una campagna elettorale con candidati e programmi.

Pubblicato il 2 Settembre 2013 alle 12:15

Le candidature cominciano a prendere forma. La lotta sarà serrata e le sue conseguenze saranno molto importanti, perché secondo la maggior parte degli esperti di Bruxelles le elezioni europee del 2014 porteranno cambiamenti importanti rispetto alle precedenti. Soprattutto nel tradizionale equilibrio tra le grandi famiglie politiche che finora hanno dominato sulla scena politica dell'Unione europea.

Un risultato che sarà influenzato dai grandi cambiamenti provocati dalla crisi economica, ma anche dalla comparsa di una forte diffidenza nei confronti della capacità di governare dell'attuale classe politica. Di conseguenza possiamo fin da adesso aspettarci l'arrivo di qualche piccolo partito euroscettico o addirittura antieuropeo, probabilmente con l'obiettivo comune di creare una minoranza di blocco nel Parlamento europeo.

Questa possibilità darebbe all'intero processo legislativo un carattere molto incerto, così come ai rapporti fra il Parlamento, la Commissione e il Consiglio europeo. La risposta dei partiti tradizionali deve passare - come del resto avviene in questo momento - attraverso delle proposte credibili per la funzione chiave dell'attività europea, quella del presidente della Commissione europea.

Una scelta ancora più importante in quanto dietro le quinte si parla già dell'eventualità di una modifica del trattato di Lisbona per fare in modo che questa funzione possa essere assimilata a quella del presidente del Consiglio europeo. In questo caso la figura europea che ne risulterebbe sarebbe simile, in termini di potere e di influenza, a quella del presidente degli Stati Uniti. Ma per ora si tratta solo di voci di corridoio.

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Possiamo vedere quali sono in questo momento le posizioni e i nomi proposti in un'intervista concessa a un giornale polacco da Joseph Daul, capogruppo Ppe [Partito popolare europeo, conservatore] al Parlamento europeo. Non dimentichiamo che da quest'anno ogni gruppo politico può nominare i propri candidati. Abbiamo quindi già un nome per i socialisti, l’attuale presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. Il Ppe invece non si è ancora pronunciato. In compenso i commissari europei [[Viviane Reding e Michel Barnier sono già entrati in campagna elettorale]], così come il primo ministro svedese John Fredrik Reinfeldt.

La cosa interessante nella lista di Daul è l'assenza del nome dell'attuale presidente della Commissione, José Manuel Barroso (anche se questo non significa un'estromissione definitiva). Un discorso simile vale anche per l'attuale primo ministro polacco Donald Tusk, che ha fatto sapere che non si candiderà, eliminando così ogni speculazione sulla possibile presenza di un candidato conservatore proveniente dall'Europa dell'est.

Interessi soggettivi

Inoltre è molto probabile, nel quadro di una vittoria elettorale piuttosto scontata di Angela Merkel in settembre, che la posizione della Germania non sarà in favore di Schulz. Di conseguenza la destra dovrebbe scegliere tra Reding e Reinfeldt, due candidature perfettamente accettabili e sostenibili a livello del Parlamento europeo. Un'altra candidatura credibile e ancora più facile da sostenere è quella del francese Michel Barnier, uno dei fautori della costituzione del mercato unico e grande negoziatore in occasione del trattato di Nizza.

In realtà [[tutti sono in attesa del risultato delle elezioni in Germania]], che avranno grande influenza sullo svolgimento dei futuri negoziati e sui rapporti di forza della politica europea visto che la Germania rimane l'unico vero garante economico della zona euro dopo i deludenti risultati della presidenza di François Hollande in Francia.

Stiamo attraversando un periodo nel quale i paesi membri cominciano ad avanzare delle proposte credibili per i vari commissari europei. Ovviamente si tratta di nomi condizionati dagli interessi soggettivi dei vari esecutivi nazionali, ma non solo, visto che alcuni di questi sono dei rinomati specialisti nei loro rispettivi settori di competenza.

Ci rimane infine un ultimo scenario. E se contro ogni attesa Barroso si ripresentasse di nuovo e ottenesse un terzo mandato? I giochi non faranno che ricominciare da capo e continueremo come se niente fosse.

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