Attualità Elezioni tedesche 2013

L’ascesa dell’astensionismo snob

Il 22 settembre gli astensionisti potrebbero confermarsi il primo partito. Oltre agli individui tradizionalmente lontani dalla politica, oggi anche le classi più alte e istruite rinunciano a partecipare.

Pubblicato il 20 Settembre 2013 alle 14:33

Il quartiere generale del movimento, a Colonia, è nella Mittelstraße: si tratta di una stanzetta bianca e spoglia di venti metri quadrati nella quale non c’è nulla, tranne alcuni volantini. La bandiera appesa sulla porta d’ingresso tuttavia prospetta qualcosa di grandioso, niente meno che l’avvento di una nuova era. “Il gigante addormentato si sveglia”.

Il gigante addormentato è l’astensionismo e l’uomo che intende svegliarlo si chiama Werner Peters, presidente del “Partito degli astensionisti”. Werner Peters è un intellettuale. Scrive libri, organizza convegni di filosofia. Sono trascorsi già 15 anni da quando ha fondato il suo partito che ambisce a denunciare le mancanze della democrazia multipartitica. In tutti questi anni è stato per lo più ignorato, per così dire, e nel migliore dei casi ridicolizzato. Ma oggi, a 72 anni, sente che il vento sta per cambiare nel suo paese: “Le mie idee stanno per fare veramente breccia. Il momento della svolta è arrivato”. Se il tono delle sue parole è un po’ settario, tuttavia il suo movimento domenica potrà dimostrare quanto è valido.

Come già accadde nel 2009, il numero degli astensionisti potrebbe superare di gran lunga quello degli elettori del partito che uscirà vittorioso dalle urne. Manfred Güllner, direttore dell’istituto di sondaggi Forsa, segnala infatti il rischio di un tasso record di astensione. “Temo che meno del 70 per cento degli elettori andrà a votare”. Si potrebbe quasi affermare che sono loro i veri vincitori delle consultazioni elettorali, se questa non fosse soprattutto una sconfitta per la democrazia.

C’è stato un tempo in cui andare a votare era una questione d’onore. Dopo il tracollo politico e morale in epoca nazista, i tedeschi vollero presentarsi come democratici modello agli occhi degli stranieri, ma anche ai propri. Non vollero lasciarsi sfuggire la loro seconda occasione, dopo aver sprecato la prima sotto la repubblica di Weimar con le tragiche conseguenze che tutti conosciamo.

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L’astensionismo non è un fenomeno nuovo. Dopo i primi decenni di assiduità, il tasso di partecipazione alle elezioni è calato in modo drastico, per arrivare al 70,8 alle legislative del 2009. Tra gli astensionisti si trovavano finora soprattutto cittadini poveri e poco istruiti, che avevano già preso da tempo le distanze dal dibattito politico, accusando “quelli che stanno al governo” di essere responsabili del loro destino. Ma tra di loro si trovano anche ex elettori che sono rimasti amaramente delusi dal loro partito favorito, ma non vogliono dare ad altri il proprio voto. Così, per esempio, molti ex elettori dell’Spd si sono tenuti alla larga dalle cabine elettorali dopo le riforme intraprese nell’ambito dell’agenda 2010.

Nel frattempo abbiamo assistito alla comparsa di un terzo gruppo, che dà all’astensionismo una nuova dimensione, fondamentalmente qualitativa. È nato un tipo di astensionista nuovo: è colto, spesso benestante, appartenente alle fasce più alte della società. Questo nuovo obiettore non si vergogna e sfoggia il proprio astensionismo con orgoglio, come una bandiera. Soltanto il 7 per cento degli astensionisti intervistati dall’istituto Insa per la Bild ha subito le critiche di amici e famigliari. [[Il disprezzo per la classe politica e i partiti è ormai penetrato nelle fasce più alte della società tedesca]].

Il presidente del Bundestag, Norbert Lammert, parla di un nuovo genere di “astensionismo snobista”. Gli snob in questione non vivono delle sovvenzioni statali Hartz IV, non accusano la classe politica e la società di aver messo loro i bastoni tra le ruote. Al contrario: si presentano in ghingheri e con l’aria dei filosofi, trascorrono buona parte del loro tempo negli studi televisivi e portano la camicia molto sbottonata.

Elezioni insignificanti

Di recente il filosofo Peter Sloterdijk ha dichiarato col più serio dei toni che non sa nemmeno quando si svolgeranno le elezioni. “Finora essere politicamente responsabili significava votare per il male minore. Ma come fare quando non si sa più dove sia questo male minore?”, ha chiesto Sloterdijk per giustificare il proprio astensionismo. Richard David Precht, anch’egli nel movimento, spiegava che queste elezioni “sono senza dubbio le più insignificanti della storia della repubblica federale”. Quello che sembra un lungo discorso intellettuale si condensa in un unico concetto: “Sono tutti imbecilli tranne me”.

L’astensionismo snob si immagina più democratico dei partiti e dei loro rappresentanti. Tutt’al più sollevano il sopracciglio davanti ai temi della campagna elettorale. Vogliono discutere delle vere grandi problematiche e denunciano una mancanza complessiva di visione. Richard David Precht parla di una “campagna da due soldi” e si lamenta per “l’assenza di filosofia nella politica” e della “scomparsa generale della capacità di progettarsi nell’utopia”. Deplora anche un’armonizzazione dei partiti e l’esistenza ormai di un solo “mega-partito”, impegnato “per l’ambiente e l’Europa, l’istruzione, la famiglia, i bambini e la sanità”.

È sicuramente vero che la nostra epoca è immune alle grandi lotte ideologiche del passato, come testimoniano i programmi dei partiti. Sarebbe auspicabile che l’opposizione presentasse delle contro-proposte forti su temi fondamentali come il futuro dell’Europa o la transizione energetica. E, naturalmente, sarebbe bene che la cancelliera non si intestardisse a eludere il dibattito. La democrazia vive dei confronti delle idee e questi confronti sono tanto più fecondi quanto più le idee sono diverse e i loro rappresentanti sono mordaci.

L’attuale assenza di polarizzazione giustifica la tendenza che vede gli elettori diventare semplici consumatori, che vorrebbero che la politica “proponesse” loro qualcos’altro invece di informarsi da soli sull’offerta politica esistente? Non è impossibile che Angela Merkel stia cercando di ipnotizzare i cittadini. Ma è forse una ragione valida per lasciarglielo fare?

Astensionismo

L’appello di Gauck

“Vogliamo te!”, titola Die Welt Kompakt a due giorni dalle legislative. 
Con l’astensione che potrebbe raggiungere il livello record del 30 per cento, il 19 settembre il presidente tedesco Joachim Gauck si è rivolto ai suoi concittadini dal suo sito internet per ricordare loro che “la democrazia non si fa da sola, ma grazie alla nostra partecipazione”. 
È la prima volta nella storia della repubblica federale che il presidente “spinge” i suoi compatrioti ad andare alle urne, sottolinea il quotidiano.

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