Idee Frattura sociale

L’aumento delle disuguaglianze indebolisce l’Europa

Negli ultimi anni la concentrazione delle ricchezze e il divario tra ricchi e i poveri sono aumentati. Come confermato da due recenti studi, questo fenomeno è aggravato dalla frammentazione del lavoro e dalla persistenza delle disuguaglianze di genere.

Pubblicato il 8 Febbraio 2022 alle 10:27

Nel clima di grande incertezza causato dalla crisi sanitaria e da quella climatica, molti analisti sono preoccupati per l'aumento delle disuguaglianze presenti nelle nostre società. Anche se l'Europa si colloca tra le regioni più egualitarie del mondo, è ancora lontana dal raggiungimento dei propri obiettivi di giustizia sociale e di uguaglianza, e questo nonostante gli piani di sostegno attuati d’urgenza in risposta alla pandemia.  

Le società non egualitarie sono meno preparate ad affrontare il cambiamento, e la crisi causata dalla pandemia di Covid ne è un chiaro esempio. Infatti, le popolazioni rese più fragili dalle disuguaglianze economiche sono più vulnerabili di fronte al virus e alle ripercussioni ad esso connesse. Inoltre secondo recenti studi i principali fattori alla base della reticenza delle persone a farsi vaccinare contro il Covid19 sono le loro caratteristiche demografiche e sociali.

Trascurando la natura strutturale delle disuguaglianze, i governi rischiano di minare l'efficacia delle strategie di lotta alla pandemia. Due recenti studi forniscono un'analisi particolarmente interessante: il Rapporto sulle disuguaglianze nel mondo 2022, che presenta un bilancio preciso delle disparità a livello mondiale, e il rapporto annuale dell'Istituto sindacale europeo (ETUI), che approfondisce le problematiche di giustizia sociale nel mondo del lavoro. I risultati di questi studi rendono evidente la necessità di un'azione da parte non solo dei responsabili politici, ma anche della società civile e dei cittadini.

Cresce la concentrazione delle ricchezze

Il Rapporto sulle disuguaglianze nel mondo 2022 si basa sul database WID world, alimentato da ricercatori in tutto il mondo. Pur distinguendo le singole dinamiche dei vari paesi, questo rapporto rivela notevoli disparità di reddito: "Il 10 per cento  della popolazione mondiale più ricca percepisce il 52 per cento  del reddito totale, mentre la metà più povera percepisce solo l'8". Le disparità si aggravano ancora di più in termini di patrimonio: il 10 per cento  della popolazione più ricca possiede il 76 per cento del patrimonio mondiale, mentre il 50 per cento della popolazione più povera possiede solo il 2 per cento. La concentrazione della ricchezza è chiaramente in aumento a favore dei redditi molto alti: l'1 per cento dei più ricchi possiede quasi la metà delle ricchezze mondiali. Questa dinamica, che va avanti da una trentina d'anni, si è addirittura intensificata dall'inizio della pandemia.

Dagli anni Ottanta, gli indici borsistici sono lievitati, mentre i salari sono cresciuti meno rapidamente della produttività. I redditi di capitale stanno crescendo più velocemente dei redditi salariali, il che aumenta inevitabilmente le disuguaglianze; in quest’ottica la globalizzazione e l'integrazione europea sono spesso ritenute responsabili. Tuttavia, bisogna fare una precisazione: le analisi empiriche condotte in diversi paesi mostrano che le politiche pubbliche in materia di imposte, istruzione e lavoro determinano in gran parte le dinamiche del divario all'interno dei paesi stessi.

Alla luce di ciò una massiccia ridistribuzione del reddito e delle ricchezze sembra indispensabile per affrontare le sfide del XXI secolo. Inoltre non mancano le strategie possibili per una tassazione più equa: revisione dei regimi di massimizzazione delle deduzioni fiscali, lotta attiva contro l'evasione fiscale, introduzione di una tassa progressiva sui grandi patrimoni o ancora una riforma dell’imposta di successione. Incentivare la giustizia fiscale richiede una maggiore armonizzazione tra i paesi. Tuttavia, l'accordo al ribasso sulle imposte delle multinazionali evidenzia il peso della resistenza e dell'opposizione. Eppure, osserva l'economista Lucas Chancel, coautore insieme a Thomas Piketty, Emmanuel Saez e Gabriel Zucman del Rapporto sulle disuguaglianze nel mondo 2022, "è essenziale che gruppi di paesi cooperino per muoversi verso normative fiscali comuni che impediscano una riduzione delle tasse".

Un mercato del lavoro iniquo

Accanto a questioni come la tassazione e la redistribuzione, le riforme del mercato del lavoro rappresentano anche dei potenti incentivi per la giustizia sociale. L'ultimo rapporto ETUI, Benchmarking Working Europe 2021 – Unequal Europe, mette bene in luce come il rafforzamento dei diritti del lavoro e della contrattazione collettiva possa migliorare la funzione redistributiva del lavoro, e quindi ridurre le disuguaglianze.

Nel 2021 le divisioni presenti nel mondo del lavoro in Europa si sono intensificate. Nonostante la portata degli strumenti di sostegno dell'Ue, la crisi ha avuto un impatto disomogeneo sui lavoratori. Le misure di riduzione dell'orario lavorativo e di mantenimento del posto di lavoro hanno attutito i rischi della disoccupazione. Eppure i giovani e i meno qualificati, che sono sovrarappresentati nei settori più indeboliti dalla crisi, sono stati colpiti duramente. Inoltre, le disuguaglianze di genere persistono: nonostante gli sforzi fatti nel corso di diversi decenni il divario salariale tra uomini e donne resta immutato. 

La crisi in corso non fa altro che sottolineare il crescente divario tra lavori ben pagati e con salari sicuri, e posti di lavoro precari, sottopagati e con rischi per la sicurezza e la salute. A tal proposito è emersa un'ulteriore frattura: la possibilità di lavorare o no da remoto.

Rimettere la giustizia sociale al centro delle politiche europee

L'aspetto cumulativo delle disuguaglianze indebolisce sistematicamente alcune categorie di lavoratori. Inoltre, il peso dei salari e delle condizioni di lavoro sulla salute delle persone è ormai incontestabile. Le nuove forme di impiego (come le piattaforme di lavoro digitali) e i cambiamenti indotti dalla transizione ecologica rischiano di aggravare una condizione già vulnerabile. In una situazione in cui la crisi da coronavirus abbassa i salari, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro insiste sulla necessità di stabilire un salario minimo adeguato. Per questo, gli eurodeputati stanno attualmente elaborando una direttiva che garantirà a tutti i lavoratori dell'Ue un salario minimo equo e una maggiore tutela della contrattazione collettiva.

Al di là delle misure specifiche per il lavoro, il rapporto ETUI chiede all'Ue di rendere sostenibili le direttive politiche adottate in risposta alla crisi pandemica. Secondo Nicola Countouris, ricercatore presso ETUI e professore di diritto del lavoro e diritto europeo alla University College London (UCL), "il quadro europeo dei diritti sociali deve essere al centro dei piani di ripresa e di transizione ecologica". Infatti, gli obiettivi della politica climatica europea Fit for 55 richiedono una ridistribuzione sostanziale e una maggiore democratizzazione su tutti i livelli. 

Sulla stessa scia, Lucas Chancel sottolinea la necessità di "non ripristinare i vincoli di bilancio europei congelati dall'inizio della crisi sanitaria. Finché rimarranno vincolati alla regola del deficit del 3 per cento, gli Stati non saranno in grado di realizzare gli investimenti necessari per preparare l'economia europea di domani”.

Si apre la strada verso politiche pubbliche mirate

Il divario di disuguaglianza solleva questioni profonde sul ruolo delle politiche pubbliche in termini di ridistribuzione delle risorse. Come possiamo garantire che le misure per ridurre le disuguaglianze raggiungano effettivamente il loro obiettivo? Siamo in grado di immaginare delle politiche pubbliche che rispondano ai bisogni specifici di ciascuno?

Tra le vie da esplorare, i metodi sperimentati dall'economista Esther Duflo, illustrati nel suo libro “Repenser la pauvreté” (Ripensare la povertà), sono particolarmente incoraggianti. Il principio consiste nel valutare l'efficacia delle misure di intervento attraverso test sul campo e studi randomizzati. Impiegati all'inzio nei paesi in via di sviluppo, questi approcci vengono ora applicati nei paesi avanzati. In Europa, il laboratorio J-PAL Europe riunisce una rete di ricercatori che lavorano sulla valutazione di varie politiche sociali, in particolare nei settori dell'istruzione e dell'occupazione.

Oltre ad avere un certo rigore scientifico, questi test hanno il vantaggio di cercare di identificare soluzioni il più possibile vicine alle esigenze. Distante da una prospettiva dall'"alto verso il basso", l'obiettivo è quello di capire i vincoli e le risorse degli individui, di testare con loro le possibili soluzioni e di mantenere solo le misure che dimostrano di essere efficaci. Pensare i destinatari delle politiche sociali come individui con dei progetti è un vero e proprio cambio di prospettiva nella lotta contro le disuguaglianze.


Il meglio del giornalismo europeo, ogni giovedì, nella tua casella di posta

Ti è piaciuto questo articolo? Noi siamo molto felici. È a disposizione di tutti i nostri lettori, poiché riteniamo che il diritto a un’informazione libera e indipendente sia essenziale per la democrazia. Tuttavia, questo diritto non è garantito per sempre e l’indipendenza ha il suo prezzo. Abbiamo bisogno del tuo supporto per continuare a pubblicare le nostre notizie indipendenti e multilingue per tutti gli europei. Scopri le nostre offerte di abbonamento e i loro vantaggi esclusivi e diventa subito membro della nostra community!

Sei un media, un'azienda o un'organizzazione? Dai un'occhiata ai nostri servizi di traduzione ed editoriale multilingue.

Sostieni il giornalismo europeo indipendente

La democrazia europea ha bisogno di una stampa indipendente. Voxeurop ha bisogno di te. Unisciti a noi!

Sullo stesso argomento