“L’Ucraina è stata liberata”
“Beati loro”
L’esercito russo prosegue l’aggressione dell’Ucraina e l’ “operazione militare speciale” si fa sempre più violenta e le sanzioni economiche adottate dall’inizio della guerra tardano ad ottenere i risultati sperati. Alle prese con la svalutazione del rublo, la chiusura di alcuni marchi importanti e il razionamento messo già in atto in alcuni negozi, i russi si trovano ad affrontare un’ulteriore raffica di misure restrittive, questa volta giunte direttamente dal Cremlino.
Le manifestazioni di dissenso contro la guerra – compreso l’utilizzo del termine – sono vietate. Dall’inizio della guerra, sono migliaia gli oppositori del conflitto e i dissidenti arrestati. Il 4 marzo il presidente russo Vladimir Putin ha firmato una legge che condanna fino a 15 anni di prigione tutti coloro che fanno “disinformazione” sul conflitto e sull’esercito. Questo ha portato all’interruzione dell’attività dei pochi media russi indipendenti, come la radio Eco di Mosca, e internazionali come la BBC, Bloomberg News e la CNN, per paura di azioni penali. Il Cremlino ha inoltre bloccato l’accesso a Facebook, accusando l’azienda americana di estremismo. Il 14 marzo il divieto si è allargato anche ad Instagram.