Due mesi fa Ivan Borisov ha lasciato il suo posto di lavoro come agente di viaggi in Bulgaria, dove passava l'estate a fare da guida ai turisti nei luoghi di villeggiatura sul Mar Nero, per trasferirsi nella campagna ondulata dell'Herefordshire, in Inghilterra.
Malgrado avesse un posto fisso e conoscesse cinque lingue, Borisov, 27 anni, come migliaia di braccianti stagionali che arrivano ogni anno in Gran Bretagna dall'Europa orientale era convinto che le ore che questa estate avrebbe lavorato in aziende frutticole gli avrebbero fatto guadagnare abbastanza soldi da giustificare i sei mesi lontano da sua moglie, Mira, e dal figlio appena nato.
Ma all'inizio di questa settimana il giovane si è ritrovato in un pub in stile Tudor, alla periferia della cittadina di Leominster, sede di mercato, a fissare le sette sterline e i 62 centesimi (8,85 euro) che dovevano bastargli fino alla paga successiva, quattro giorni dopo. “I soldi che prendiamo non valgono nemmeno la fatica di alzarsi dal letto”, ha detto, pulendosi le unghie sporche di terra. “È impossibile mettere da parte qualcosa, così non posso mandare niente a casa, a mia moglie. Quando parlo con lei le dico che va tutto bene, perché non voglio farla preoccupare”.
In Bulgaria gli amici avevano assicurato a Borisov che un'estate in Gran Bretagna gli avrebbe fatto guadagnare migliaia di sterline, molto più di quanto lui potesse mai sperare di racimolare nella cittadina natale di Varna. Il lavoro sarebbe stato duro, lo avevano avvisato, ma poteva aspettarsi di lavorare otto ore al giorno, cinque giorni a settimana. Invece è fortunato se riesce a prendere più di 45 sterline (52 euro) alla fine di una settimana di 18 ore di lavoro: l'equivalente di due sterline e mezza (2,90 euro) l'ora. “Mi sento uno schiavo”, dice. “Voglio tornare in Bulgaria, ma dove troverò i soldi per pagare il volo?”.
Il motivo per cui ha così poco da mettere da parte è che l'azienda per cui lavora, S&A Produce, uno dei più grandi frutticoltori della Gran Bretagna e fornitore di famose catene di supermercati come Tesco e Sainsbury, di rado lo fa lavorare più di quattro giorni a settimana e poco più di quattro ore al giorno. Inoltre trattiene quasi la metà del suo salario settimanale per pagare le spese obbligatorie, tra cui la sistemazione in un alloggio mobile con altre tre persone, un accesso internet che di rado funziona e una quota una tantum di 35 sterline (40,60 euro) per servizi di “assistenza” e i trasporti.
Retribuito con il salario minimo di 5,75 sterline (6,66 euro) l'ora, il lavoro che fa Boris è proprio il tipo di mansione poco pagata e massacrante che da tempo i britannici preferiscono lasciare ai migranti dell'Europa dell'est. Solo quest'anno ne sono arrivati in Gran Bretagna 21mila, con il Programma per i lavoratori agricoli stagionali, che gli permette di lavorare in una data fattoria per sei mesi. La loro disponibilità a lavorare per tanto poco permette agli inglesi di comprare la frutta a basso prezzo. Da due mesi il posto che Borisov e l'amico Andrei chiamano casa è un piccolo alloggio mobile in un campo temporaneo fuori del paese di Brierley. All'apice della stagione della raccolta il campo ospitava più di mille braccianti. Un campo a Marden, una decina di chilometri a sud di Leminster, ospita 1.400 stagionali, la maggior parte dei quali rumeni e bulgari che, a differenza di altri europei dell'est, hanno diritti di lavoro limitati in Gran Bretagna e non possono cambiare occupazione.
I lavoratori che hanno parlato con The Independent si sono lamentati che in molti dei “moduli” in cui vivono, che misurano poco più di sei metri per tre, dormono quattro persone e si muore di caldo. Nei caravan, invece, a volte dormono sette persone. Il gruppo S&A dice tuttavia che solo venti dei moduli del campo hanno ospitato qualche volta quattro persone, e solo perché queste hanno chiesto esplicitamente di stare assieme. Nei giorni in cui c'è lavoro, di solito si comincia alle prime ore del mattino. I braccianti sono portati a bordo di autobus in campi di fragole sotto serre di plastica note come multi-gallerie. Anche se il lavoro può essere duro, a far arrabbiare di più i migranti è che di rado gli viene chiesto di restare più di quattro ore al giorno, e questo significa che non possono mettere soldi da parte e non hanno niente da fare durante il giorno. Molti si riuniscono nel centro di Leominster, che d'estate all'improvviso risuona di lingue slave.
Paraskeva Bukovska e il marito Asen sono venuti a lavorare per S&A Produce tre mesi fa, insieme a settanta persone del loro villaggio nella Bulgaria orientale. Praticamente tutti gli adulti del villaggio devono andare a cercare fortuna all'estero, dice, perché in Bulgaria non c'è lavoro. Pensavano che ci sarebbe stato bisogno di loro per tutta l'estate, ma all'inizio della settimana loro e altri 346 stagionali hanno ricevuto una lettera con la comunicazione che potevano andarsene dopo soli tre mesi, perché quest'anno la stagione è finita prima. “Non ci era mai stato detto che avremmo lavorato per meno di sei mesi”, commenta la donna. “Tutti i soldi che abbiamo messo da parte se ne andranno per il biglietto di ritorno. Penso che dovremo cercare un lavoro, ma adesso sarà difficile”.
Alla domanda se mette in conto di tornare in Gran Bretagna il prossimo anno, la Bukovska risponde: “Non credo. Mi piace l'Inghilterra e la gente inglese. Ma i datori di lavoro inglesi? No, grazie”.
S&A Produce
"Solo a una minoranza di lavoratori non piace lavorare per noi"
A giugno la S&A Produce, il più grande produttore di fragole della Gran Bretagna, ha assunto più di 2.400 lavoratori, in prevalenza rumeni e bulgari provvisti di un visto temporaneo, racconta l'Independent. A differenza di altri cittadini dell'Europa dell'est, che godono di tutti i diritti previsti dal Regno Unito per i lavoratori, i cittadini bulgari e rumeni che lavorano nell'ambito del Progetto dei lavoratori stagionali dell'agricoltura non possono cambiare professione se non sono soddisfatti delle condizioni lavorative o se al loro datore di lavoro non servono più. Provenienti da paesi in cui il reddito medio annuo è inferiore alle tremila sterline, i lavoratori sono attratti dal Regno Unito, il cui salario minimo di quasi sei sterline ogni ora. S&A Produce, invece, non sembra in grado di offrire loro un vero lavoro. I lavoratori hanno mostrato al quotidiano britannico le loro ricevute di pagamento, che al netto del costo dell'alloggio, del trasporto e delle eventuali spese mediche, ammontano a cifre tra le 45 e le 58 sterline, per un totale di circa 20 ore di lavoro a settimana.
All'inizio di luglio S&A Produce aveva licenziato 346 dipendenti perché "la maggior parte del raccolto della frutta era stato completato". Da quel momento diversi cittadini britannici hanno lamentato la presenza di "bulgari che bussano a tutte le porte alla ricerca di un lavoro che gli faccia guadagnare abbastanza denaro da poter tornare a casa". Una portavoce di S&A Produce ha detto che le accuse di sfruttamento dei lavoratori rivolti alla società sono infondate: "L'84 per cento delle persone che abbiamo dovuto lasciar andare hanno messo per iscritto la loro volontà di tornare a lavorare per noi l'anno prossimo. Questo vuol dire che solo una minoranza di lavoratori non ha gradito lavorare per noi".
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