Migranti provenienti da Lampedusa sbarcano a Manduria, 1 aprile 2011.

L’Ue vede il bluff dell’Italia

Al vertice di Lussemburgo dell'11 aprile i ministri dell'Ue hanno respinto la proposta italiana di condividere l'accoglienza dei migranti nordafricani. Roma esagera le proporzioni dell'"emergenza", e le regole di Schengen le danno torto.

Pubblicato il 12 Aprile 2011 alle 14:49
Migranti provenienti da Lampedusa sbarcano a Manduria, 1 aprile 2011.

Se dobbiamo credere al governo di Silvio Berlusconi, l'Italia è alle prese con un vero e proprio tsunami di immigrati clandestini, per lo più tunisini. Roma chiede la condivisione dell'"emergenza" tra gli stati membri dell'Unione europea e minaccia di lasciar partire questi clandestini con "permessi di soggiorni temporanei" validi tre mesi, cosa che obbligherebbe i suoi partner ad accoglierli.

I partner in questione, in particolare Germania, Austria e Francia, non hanno apprezzato questo ricatto e lo hanno detto chiaramente l'11 aprile a Lussemburgo, in occasione del consiglio dei ministri della giustizia e dell'interno, al rappresentante italiano Roberto Maroni.

"Non possiamo accettare che molti migranti economici vengano in Europa passando per l'Italia. Per questo motivo ci aspettiamo dall'Italia che rispetti le regole e faccia il suo dovere", ha affermato il ministro dell'interno tedesco Hans-Peter Friedrich, che si è detto pronto a ristabilire i controlli alle frontiere interne dell'Ue. Subito dopo il francese Claude Guéant ha annunciato che avrebbe rafforzato i controlli alla frontiera franco-italiana per rimandare dall'altra parte delle Alpi i clandestini. Nessuna intenzione, quindi, di cedere al ricatto italiano. Maroni ha contribuito a far salire la tensione affermando: "L'Italia è stata lasciata sola. […] Mi chiedo se abbia senso continuare a far parte dell'Unione europea".

"Tutto queste discussioni tra Italia e Francia vanno lette in chiave elettorale", osserva Patrick Weill, direttore della ricerca al Cnrs e specialista dell'immigrazione. "In realtà non c'è nessuno sbarco di massa, al contrario di quanto afferma il governo italiano e a quanto lasciano credere le immagini provenienti da Lampedusa", porta d'ingresso della maggior parte dei migranti tunisini.

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Dall'inizio della rivoluzione tunisina, a gennaio, sono sbarcate sulle coste italiane 25.800 persone, un dato relativamente limitato rispetto alla situazione economica della Tunisia e alla guerra in Libia. La cifra è ancora meno spettacolare se si pensa che l'Italia ha regolarizzato negli ultimi anni più di un milione di clandestini. L'ultima operazione di questo genere risale al 2009. "In realtà non c'è alcuna 'emergenza' da condividere", ironizza Weill, "l'afflusso è nella norma e perfettamente gestibile".

Ma Roma vuole farne un problema europeo, facendo credere che l'Ue sia un colabrodo. In questo modo corteggia le tendenze xenofobe ed euroscettiche di una parte dell'elettorato italiano. Ma al contrario di quanto afferma il governo Berlusconi, la consegna di un permesso di soggiorno temporaneo non permette di installarsi liberamente in un altro paese dell'Unione, come ha ricordato la Commissione europea, furiosa per questa disinvolta interpretazione delle regole.

Infatti una direttiva del 2003 accorda il diritto di soggiorno agli stranieri non comunitari nell'insieme dell'Ue, a condizione però che abbiano un visto di lunga durata e i mezzi economici per il assicurare il loro sostentamento. Allo stesso modo, uno straniero non comunitario in situazione regolare ha il diritto di circolare liberamente nell'Ue a condizione che ne abbia i mezzi. Di conseguenza gli stranieri muniti di semplici autorizzazioni di soggiorno temporanee e privi di denaro possono essere rimandati nel paese di prima accoglienza, in questo caso l'Italia.

Schengen ha i suoi limiti

Il fatto che i controlli fissi siano stati soppressi fra i membri dello spazio Schengen non significa che gli stati abbiano rinunciato a qualunque controllo: i controlli mobili sono perfettamente legali e in caso di minaccia dell'ordine pubblico o alla sicurezza le frontiere possono essere temporaneamente ripristinate. Insomma, Guéant sa di giocare sul velluto quando afferma che userà "tutti i mezzi per far rispettare la convenzione di Schengen".

Inoltre le critiche dell'Italia all'Ue arrivano ancora più a sproposito, visto che per aiutarla a gestire le sue frontiere esiste Frontex. Questa agenzia europea permette di fare ricorso ai mezzi degli membri, un sistema già largamente utilizzato alle frontiere orientali dell'Ue. Del resto Guéant e Maroni hanno convenuto venerdì a Roma di "organizzare pattugliamenti comuni sulle coste tunisine per bloccare le partenze" nel quadro di Frontex.

Infine l'Ue, che ha promesso di aiutare finanziariamente la Tunisia a gestire la sua transizione, in cambio chiederà la cooperazione delle nuove autorità nella lotta all'emigrazione clandestina, cosa che sta già cominciando a fare. Insomma, molto rumore per nulla. (traduzione di Andrea De Ritis)

Dall’Italia

Fronte comune contro Roma

"Maroni: meglio uscire dall'Ue", titola La Stampa citando le parole del ministro dell'interno italiano all'uscita del vertice di Lussemburgo, dove i suoi omologhi europei hanno respinto la sua proposta di ripartire gli immigrati dal Nordafrica tra i paesi membri. "Meglio soli che male accompagnati", ha commentato Maroni. "Bastano 22mila profughi indesiderati per rovinare nel giro di quarantotto ore il lavoro di decenni di costruzione europea?", si chiede l'editoriale de la Stampa, secondo cui la proposta italiana "ha mostrato le nuove ansie profonde dell’Europa dei governi. Si ha l’impressione infatti che crei più preoccupazione la prospettiva di dover forzatamente accogliere profughi indesiderati che non accollarsi i costi supplementari del salvataggio finanziario greco o portoghese".

Secondo Il Sole 24 Ore, però, stavolta non è il caso di parlare di "egoismi nazionali", perché a Lussemburgo "gli europei non sono andati in ordine sparso. Francesi e tedeschi hanno fatto muro, con il sostanziale avallo della Gran Bretagna. Più che di egoismi nazionali si dovrebbe parlare di un patto continentale, o meglio nord-europeo, che ha tagliato fuori l'Italia, troppo debole sul piano politico per far valere le proprie ragioni." All'umiliazione italiana ha contribuito anche l'assenza del premier Silvio Berlusconi, distratto dal processo per prostituzione minorile che lo vede imputato. "In condizioni normali l'Italia avrebbe negoziato al livello dei capi di governo un compromesso onorevole. Così non è stato e i nostri rappresentanti sono andati allo sbaraglio."

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