Presseurop, T. Moustafa

Meglio Alto rappresentante che presidente

Tony Blair è quasi sicuramente destinato a diventare il primo presidente dell’Unione, scrive Con Coughlin sul Daily Telegraph, ma il suo ruolo sarà quasi esclusivamente formale. Il vero potere sarà concentrato nelle mani dell’alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza comune.

Pubblicato il 12 Ottobre 2009 alle 16:49
Presseurop, T. Moustafa

Ora che il trattato di Lisbona si avvicina alla ratifica ufficiale da parte di tutti i 27 stati membri dell’Unione europea, l’attenzione si sposta su Tony Blair e sulle sue chances di coronare la sua malcelata ambizione di diventarne il primo presidente. Fino a pochi mesi fa Blair sembrava avere in tasca la vittoria, essendo riuscito ad assicurarsi l’appoggio sia di Nicolas Sarkozy sia di Angela Merkel.

Ultimamente, però, la sua candidatura ha incontrato qualche dissenso. I federalisti come Jean-Luc Dehaene, europarlamentare ed ex primo ministro belga, hanno messo in discussione le credenziali di Blair, sulla base della sua incapacità di convincere la Gran Bretagna ad adottare l’euro e ad aderire completamente al trattato di Schengen, che avrebbe imposto al governo britannico di eliminare i controlli alle loro frontiere. Blair, inoltre, è detestato da molti esponenti della sinistra europea per la sua stretta alleanza con gli Stati Uniti e il coinvolgimento nella guerra in Iraq.

Parigi e Berlino si contendono la poltrona

Gli europei sono ancora dell’idea che Blair riuscirà a ottenere la poltrona che vuole, a patto che possa continuare a contare sul supporto di tedeschi e francesi. Ciò è verosimile per due ragioni. La prima è che Sarkozy e Merkel sono concordi nel ritenere che il nuovo leader dell’Ue debba essere un personaggio politico forte e in grado di imporsi, capace di difendere le proprie posizioni quando dovrà negoziare con leader internazionali come Barack Obama e il presidente cinese Hu Jintao.

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L’altro motivo, se possibile ancora più importante, è che sia i francesi sia i tedeschi stanno adesso guardando con grande interesse alla posizione di alto rappresentante europeo, carica che considerano virtualmente più importante di quella di presidente. Ciò non dipende soltanto dal fatto che questa carica sarà meno formale: quando il trattato di Lisbona entrerà in vigore – il che potrebbe avvenire alla fine di questo mese stesso, se la Repubblica ceca completerà il suo tormentato processo di ratifica – l’alto rappresentante avrà la responsabilità di sviluppare le relazioni diplomatiche dell’Unione con il resto del mondo.

Una rappresentanza comune

La Commissione si sta già preparando al giorno in cui potrà dichiarare di essere a tutti gli effetti un’entità sovrana, e sta istituendo un network di delegazioni Ue nel mondo. In alcune regioni del pianeta, come l’America Latina, il personale di cui dispone è addirittura superiore a quello che ha nella maggior parte delle ambasciate europee. Il futuro rappresentante avrà anche l’autorità di negoziare direttamente i trattati per conto dell’Ue, che gli conferirà maggiori poteri rispetto al presidente e la possibilità di forgiare concretamente il destino dell’Europa.

L’entrata in vigore del trattato di Lisbona non è affatto il limite delle ambizioni dell’Ue. Attualmente il trattato prevede che l’ufficio dell’alto rappresentante debba consultare e collaborare con i servizi diplomatici degli stati membri, come il Foreign Office britannico. Ma niente lo obbliga a obbedire loro. Il fatto che il Partito popolare europeo (Ppe), il più rappresentato nel Parlamento europeo, stia esercitando notevoli pressioni affinché le delegazioni oltreoceano dell’Ue ricevano lo status di ambasciate a tutti gli effetti, è un chiaro indice delle ambizioni diplomatiche.

Il meglio piazzato è Schäuble

Il Ppe vuole ottenere per l’Ue un seggio al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, subentrando alla Gran Bretagna, alla Francia o a entrambe. Presumendo che Blair ottenga la presidenza, attualmente il candidato meglio piazzato per il posto di alto rappresentante è il ministro dell'interno tedesco Wolfgang Schaüble. Il suo intervento più famoso sulla scena europea fu la proposta, alla metà degli anni novanta, di un’Europa a due velocità, con Francia e Germania sulla corsia di sorpasso e i paesi non appartenenti all’eurozona, come la Gran Bretagna, indietro sulla corsia di sinistra.

Si prospettano parecchie contrattazioni tra gli stati membri prima che queste e altre poltrone siano finalmente occupate, verosimilmente verso la fine dell’anno. Quale che sia l’esito, il progetto di una maggior integrazione europea sta per compiere un gigantesco balzo in avanti.

PRESIDENZA UE

Diamo un volto all'Europa

Qual è il problema deltrattato di Lisbona? Ogni giornalista sa che la maniera migliore di descrivere qualcosa è attraverso una storia personale. Il problema è che all'Unione europea manca un volto. Il simbolo della riunificazione tedesca è l'ex cancelliere Helmut Kohl, quello dello sviluppo della Germania del dopoguerra è Konrad Adenauer. La rivoluzione di velluto in Cecoslovacchia è associata a Václav Havel. In Polonia Lech Walesa è il simbolo della caduta del comunismo. Ronald Reagan e Margaret Thatcher incarnano invece la rivoluzione conservatrice, mentre il nome di Leonid Ilic Breznev è legato alla stagnazione del comunismo. Ciò spiega perché gli europei hanno sempre più l'impressione che qualcosa non vada nel processo di integrazione: non riescono a personificarlo. L'Unione europea è una cosa distante, anonima e ben pagata, chiusa nei palazzi di vetro della rotonda Schuman a Bruxelles. All'Unione europea mancano un volto e la forza di una storia. Ed è illusorio credere che l'elezione di Tony Blair o di chiunque altro alla presidenza del Consiglio europeo potrà cambiare qualcosa. Finché gli europei non eleggeranno da soli il loro presidente e non riconosceranno in lui il portabandiera della storia europea, le cose resteranno come stanno.

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