Ue e protezione ambientale

Meglio il Brexit che in un’Unione che cede alle lobby

Per gli ambientalisti britannici le pressioni dell’industria agroalimentare e delle costruzioni per ridurre la portata delle direttive sulla protezione della natura rendono la difesa della permanenza nell’Unione più difficile, scrive uno dei più noti di loro.

Pubblicato il 17 Agosto 2015 alle 10:24

In molti paesi europei le direttive sulla protezione della natura dell’Ue – quella sugli uccelli selvatici e quella sulla conservazione degli habitat – sono l’unica risorsa legale per proteggere la natura, scrive George Monbiot sul Guardian. Ma, secondo quanto affermano gli ambientalisti britannici, le riforme proposte dalla Commissione europea ridurranno in modo sensibile la loro portata e metterebbero "a rischio mortale" una "affidabile anche se a volte complessa serie di misure protettive" , e asseconderebbero le lobby industriali che hanno fatto pressioni a lungo a favore di regolamenti ambientali meno vincolanti.
Di recente la Commissione ha rinunciato a una proposta di Direttiva quadro sulla protezione dei suoli a causa delle pressioni della lobby degli agricoltori e del governo britannico. Se una simile capitolazione dovesse avvenire con le direttive sulla protezione della natura, mette in guardia Monbiot, le ragioni per “continuare ad aderire” all’Unione europea “non saranno più evidenti” per gli ambientalisti e priverà gli avversari del “Brexit” di un argomento forte.
Monbiot non si spinga fino a sostenere l’uscita dall’Ue, ma ha invitato i lettori a partecipare alla consultazione pubblica sulle direttive “uccelli” e “habita” (ora chiusa). Il suo intervento testimonia del malcontento crescente dei mezzi d’informazione britannici di sinistra verso l’Europa, in particolar modo alla luce dei negoziati sul TTIP e della crisi greca:

La minaccia nei confronti delle direttive non proviene dalle richieste dell’intero settore economico, ma dalle pressioni fatte da due fra le industrie più distruttrici dell’Unione Europea, ovvero quella agroalimentare e quella edilizia. Che la Commissione europea abbia deciso di ascoltare loro e di ignorare l’opinione di tutti gli altri evidenzia esattamente su cosa si stia sbagliando. Quindi quando arriverà il momento del referendum, mi troverò in difficoltà come mai prima d’ora. Io sono un internazionalista; ritengo sia essenziale che problemi che superano i confini nazionali vadano affrontati insieme, piuttosto che individualmente. […] Sento di non avere nulla in comune con gli euroscettici di destra, per i quali l’Unione europea interferisce con il loro diritto divino di sfruttare le altre persone e distruggere l’ambiente. [Ho] la sensazione che dovrei partecipare alla difesa di questa istituzione contro le forze reazionarie, ma essa ha ceduto in modo così disastroso a queste forze che è rimasto davvero poco da difendere.

Tradotto dall'inglese da Andrea Torsello

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