Data la severità dell'analisi e l'autorevolezza della fonte, non stupisce che la critica all'Ue mossa da Charles Kupchan sul Washington Post abbia scatenato una lunga serie di reazioni in Europa. Sul Sole 24 Ore, Carlo Bastasin ribatte che, nonostante le innegabili difficoltà, "questo secolo può ancora essere europeo".
Il pessimismo di Kupchan "sembra vittima della fatica con cui, non solo negli Usa, si scende sotto la complessa superficie europea". I problemi da lui identificati, "la rinazionalizzazione delle politiche, la crisi di consenso e i problemi dell'economia", sono reali, ma come dimostra l'attivismo degli ultimi giorni istituzioni europee e stati membri stanno reagendo, seppure con ritardo. Il dibattito generato dallo shock finanziario potrebbe essere l'inizio di una nuova fase dell'integrazione: "La crisi non ha segnato, come dice Kupchan, la fine del tempo dell'Europa, forse al contrario ha girato la clessidra".
Reazioni
Quattro ricette per tempi difficili
Le critiche di Kupchan all'immobilismo dell'Ue hanno avuto un effetto paradossale: risvegliare l'ottimismo e l'orgoglio nei commentatori e negli analisti europei. Intervistati in proposito dal Sole 24 Ore, quattro di loro hanno ribadito la propria fiducia nell'avvenire dell'Unione. Marta Dassù, direttrice di Aspenia, afferma che le difficoltà nella gestione dell'Ue derivano da un fatto positivo, ovvero che essa "non è più un sogno, ma una realtà", e che la chiave della crisi attuale sarà affrontare gli squilibri generati dal crescente peso della Germania. Secondo l'economista Franco Bruni, "La strada per ricominciare passa attraverso le riforme nel settore finanziario. La Ue sta lavorando a politiche di bilancio comunitarie: diventerà unita con queste politiche". Daniel Gros, direttore del Centre for european policy studies, crede che la regolazione finanziaria sia necessaria ma non sufficiente: "Il rilancio deve venire dagli stati membri e arriverà quando l'elettorato vedrà di dover cambiare le cose a casa sua". Per Stefano Micossi, docente al College of Europe di Bruges, "Mancano leader internazionali, manca una bussola, ma la reazione davanti al potenziale default di tanti paesi ha dimostrato che, pur non essendoci i conducenti, una svolta è stata compiuta".