"Del potere non si può fare a meno; per questo, occorre limitarlo", scrive Nadia Urbinati su La Repubblica. Eppure, nonostante la cultura liberale e le costituzioni dei moderni stati democratici abbiano stabilito complessi sistemi di regole per garantire che i governanti non pieghino ai propri interessi le prerogative loro assegnate, l'abuso di potere è ancora una minaccia costante.
Ne sono una dimostrazione i fatti che hanno coinvolto nei giorni scorsi Silvio Berlusconi, in cui "al nascondimento del vero si è aggiunto lo stravolgimento studiato dei fatti perché nella telefonata fatta per convincere a rilasciare la minorenne si è detto che la ragazza era la nipote del presidente egiziano Mubarak. Il presidente del Consiglio italiano usa la sua autorità di garante dell'interesse nazionale per coprire una sua azione illecita. Abuso a tutto tondo, e inoltre presa in giro del proprio stato e coinvolgimento mendace di uno stato straniero".
Anche se in questo caso sono in ballo vicende personali apparentemente futili, l'abuso è in ogni caso una minaccia al funzionamento della democrazia, perché "blocca proprio la dimensione pubblica del potere rendendone l'esercizio un fatto tutto privato; è a questo punto che il potere si fa nuda forza, discrezione nella mani di chi lo maneggia, come strumento di privilegio".