Opinione PredatorGate

Elegìa della libertà di stampa nella Grecia delle intercettazioni

Nel novembre 2021 il giornalista greco Stavros Malichudis è stato spiato dai servizi segreti ellenici. A distanza di un anno, e mentre Reporter Senza Frontiere colloca la Grecia ultima in Europa per la libertà di stampa, racconta la situazione dell'informazione nel suo paese.

Pubblicato il 14 Dicembre 2022 alle 12:35

Nel 2022, la Grecia si è classificata al 108° posto nella lista di 180 paesi al mondo nell'indice annuale sulla libertà di stampa di Reporter senza frontiere (RSF): scesa di 38 posizioni rispetto all'anno precedente, la Grecia è ultima in Europa.

Dall'annuncio dell'indice di quest'anno, la Grecia vive una situazione particolare. Una parte dell'opposizione si comporta come se la situazione fosse incomprensibile, come se fino all'anno scorso la parola "Grecia" fosse considerata sinonimo di "libertà di stampa". Il governo, dal canto suo, non solo ha screditato completamente il rapporto, ma anche l'organizzazione che lo ha redatto.

Facendo leva sui pregiudizi interni (le ong sono all'ultimo posto negli indicatori di fiducia dei cittadini), il Governo parla di  RSF definendola "una ong" e si riferisce al rapporto come "una schifezza".

Lo status di RSF come organizzazione no-profit la dice lunga sulla qualità del suo rapporto annuale – che viene preso sul serio in tutto il mondo – così come il fatto che abbia ricevuto, ad esempio, un premio dal Parlamento europeo. In Grecia, invece, le critiche si sono concentrate sui paesi africani che si sono classificati meglio. Come è possibile che la Grecia faccia peggio dell’Africa?

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Durante una conferenza che si è tenuta ad Atene qualche settimana fa, organizzata dall'organizzazione di giornalismo no-profit iMedD, Pavol Szalai, responsabile del desk Ue e Balcani, ha dato una risposta che è stata applaudita dal pubblico: "Dobbiamo superare la percezione che i paesi africani non possano fare meglio di quelli europei in materia di libertà di stampa".

"C'è solo un paese in cui recentemente è stato assassinato un giornalista, in cui i giornalisti sono sottoposti a una sorveglianza arbitraria, dove ci sono molti casi di SLAPP [Strategic lawsuit against public participation, Cause intentate allo scopo di intimidire giornalisti e redazioni, ndr] e di violenze commesse dalla polizia, di attacchi ai giornalisti e di molestie nei confronti dei giornalisti che si occupano di migrazione, o ancora dove l'indipendenza dei mezzi d'informazione pubblici non è garantita…e potrei andare avanti", ha detto Szalai.

Le ong per la libertà di stampa (oltre a RSF) e i parlamentari europei hanno insistito affinché, per esempio, il caso dell'omicidio di Giorgos Karaivaz, un giornalista investigativo specializzato in casi criminali, assassinato il 9 aprile 2021 nella sua casa di Atene, venisse risolto.

Ecco quale dovrebbe essere il primo obiettivo del governo se vuole davvero migliorare l'immagine del paese all'estero:  è passato un anno e mezzo e, nonostante gli annunci iniziali, non è stato fatto alcun passo avanti.

L'uccisione di un importante reporter in pieno giorno non ha precedenti. E potrebbe accadere di nuovo. E non c'è segno di alcuno sforzo per risolvere questo omicidio, sapendo che si tratta di una persona conosciuta da tutti, dai cittadini di Atene e da chi vive in un villaggio isolato. Cosa potremmo aspettarci se accadesse a uno di noi?


Riportare la classifica annuale di RSF senza menzionare che la Grecia è ultima in Europa sembra un’assurdità.  Ma è proprio quello che hanno fatto i redattori dell'Agenzia di stampa nazionale


Nel novembre 2021, un articolo del quotidiano Efimerida ton Syntakton ha rivelato che ero sotto sorveglianza da parte del Servizio nazionale di Intelligence (EYP) mentre lavoravo a un servizio per il gionale online Solomon. Non si conosce ancora il motivo per cui sono stato ascoltato. Inizialmente il governo ha respinto le accuse, dopodiché ha invocato motivi di "sicurezza nazionale" (un motivo per sorvegliare almeno 15mila altri cittadini ogni anno).

Il documento che si è procurato il giornale dimostra che i servizi segreti erano interessati a un'inchiesta alla quale stavo lavorando, su un bambino siriano rifugiato di 12 anni e detenuto in una struttura dell'isola di Kos.

Alla rivelazione sulla sorveglianza è seguita da una dichiarazione dell'Esiea, il sindacato dei giornalisti, nonché dell'Associazione della stampa estera e da organismi internazionali di giornalisti. Sono state presentate interrogazioni al parlamento europeo e sono stati pubblicati articoli su autorevoli media internazionali.

Quando la vicenda ha cominciato a essere conosciuta, con i miei colleghi di Solomon abbiamo deciso di non cercare di di parlarne troppo con i giornali di sinistra o di opposizione – quelli che sarebbero stati più interessati per principio o per opportunisimo – per dare la possibilità agli altri giornali di interessarsi a una storia che minaccia le libertà fondamentali nel paese.

Stiamo ancora aspettando che ci contattino. 

I siti di informazione in Grecia fanno lavorare giornalisti che possono pubblicare 25 notizie diverse in un giorno. In nessun caso è stato  ritenuto importante dedicare dieci minuti alla stesura di una notizia di cento parole basata sull'annuncio del nostro organo di rappresentanza, semplicemente per riferire di un collega spiato dai servizi segreti del paese.

Il potere che hanno i mzzi d'informazione di mettere nel dimenticatoio un evento è enorme. Per i lettori è come se non fosse mai accaduto se non se ne parla. 

Il PredatorGate

Questo potere è diventato ancora più evidente nel caso di Thanasis Koukakis, stimato giornalista finanziario che indagava su scandali bancari per giornali greci e stranieri come il Financial Times, che ha rivelato di essere stato spiato dall'EYP e dal malware Predator. Nel frattempo il governo ha modificato la legislazione in vigore da decenni proprio per non informarlo sul suo caso. Nonostante le prove presentate, la copertura mediatica è stata ancora una volta scarsa. Pochissimi giornali hanno riportato la notizia della sorveglianza di un collega, per di più conosciuto.

La giornalista investigativa Eliza Triantafyllou di Inside Story, uno dei due giornali (insieme a Reporters United) che per oltre sei mesi sono stati lasciati soli a denunciare lo scandalo ora noto come PredatorGate, ha avuto un'osservazione molto azzeccata: secondo lei i mezzi d'informazione greci sono stati costretti a riconoscere (e a informare il loro pubblico) che c'era davvero una questione importante di cui parlare solo dopo le rivelazioni su Nikos Androulakis, deputato europeo socialista greco il cui telefono era stato messo sotto controllo dai servizi segreti. Difficile in effetti nascondere che un eurodeputato, per giunta leader del terzo partito greco, è stato intercettato.

Il ruolo dell'AMNA

In Grecia, perché una notizia abbia la possibilità di raggiungere il grande pubblico, deve essere trasmessa dall'Agenzia di stampa Atene-Macedonia (AMNA), l'unica agenzia di proprietà dello stato.

Centinaia di siti web in tutto il paese lavorano riproducendo i lanci dell'AMNA, con poche aggiunte (spesso nessuna) di contenuti propri. Otto notizie su dieci che vengono pubblicate su internet in Grecia ogni giorno provengono dall'AMNA.

Una delle prime iniziative del primo ministro Kyriakos Mitsotakis subito dopo la sua elezione nel luglio 2019, è stata quella di assumere il controllo diretto dell'EYP, dell'AMNA e dell'emittente pubblica ERT. La decisione riguardo all'EYP era controversa, considerando il numero di giornalisti, di politici e di altre personalità presumibilmente intercettate; quella di prendere il controllo di ERT e AMNA  è apparsa davvero eccessiva. Entrambe le istituzioni erano già al servizio dei governi più che degli interessi dei cittadini che le finanziavano. E le cose stanno ancora così oggi.

Grandi giornali stranieri come il Guardian e Le Monde hanno pubblicato lunghe e documentate inchieste sul respingimento dei richiedenti asilo in Grecia; l'AMNA  è rimasta in silenzio. Curiosamente, è molto più prolissa quando gli stessi giornali pubblicano brevi articoli che elogiano le spiagge di un'isola greca. 

Un esempio della capacità unica dell'agenzia di garantire che non si parli di certi eventi – che equivale a renderli inesistenti – è l'intervista che Mitsotakis ha rilasciato alla giornalista del Washington Post Lally Weymouth.

Quando l'AMNA ha tradotto e ripubblicato l'intervista, mancavano le parti in cui Weymouth chiedeva a Mitsotakis di rivedere la controversa legge anti-fake news approvata dal suo governo. I lettori greci non hanno avuto accesso a questo estratto, anche se il premier ha in seguito ammesso che il governo aveva valutato male la legge in questione.

L'esempio più lampante del ruolo dell'AMNA ci fa tornare alla questione di Reporter senza frontiere. Riportare la classifica annuale di RSF senza menzionare che la Grecia è ultima in Europa, soprattutto su un giornale greco, sembra un’assurdità. 

Ma è proprio quello che hanno fatto i redattori dell'agenzia. I lettori sono stati informati relativamente alla condizione della libertà di stampa in paesi come la Russia e la Cina, senza alcun riferimento al proprio paese.

Nell'inverno 2019 circa 2.500 rifugiati, tutti minori non accompagnati, sono rimasti bloccati in condizioni terribili in Grecia. L'allora ministro della protezione civile, Michalis Chrisochoidis, inviò una lettera alle sue controparti europee, proponendo un piano di ricollocazione in base alle dimensioni di ciascun paese. Il suo piano fu accolto con una certa indifferenza, ma ciò che ci interessa ora è il contenuto della lettera e l'effetto che ebbe.


Il governo greco continua a ripetere che “non c’è alcun problema di libertà di stampa in Grecia”, ribadendo che la libertà di stampa è sancita dalla Costituzione. Si rifiuta di riconoscere l’esistenza del problema.


Investigate Europe, un collettivo di giornalisti investigativi europei, ha chiesto ai 28 governi europei di spiegare perché. La metà di loro ha risposto. Sarebbe stato interessante per il governo greco comunicare sull'argomento, ma le autorità di Atene si sono rifiutate di pubblicare la lettera o di condividerne il contenuto.

Per quanto riguarda l'approccio la Finlandia, per esempio, ha fatto esattamente il contrario: non solo il governo ha risposto fornendo una copia della lettera, ma l'email era firmata da una stagista.

In Grecia l'accesso ai dati pubblici sbatte contro un ostacolo enorme e permanente: le agenzie e i ministeri li trattano da sempre quasi come fossero “segreti”. Noi giornalisti che collaboriamo a inchieste transfrontaliere ci troviamo a dover convincere i nostri colleghi del fatto che non possiamo recuperare dati (che loro a volte ottengono il giorno stesso della richiesta) non perché siamo “pigri”. Semplicemente non è possibile. 

Negli altri paesi, il data journalism è in piena espansione da anni. A volte intere squadre di giornalisti si specializzano nelle richieste di accesso alle informazioni pubbliche (la cosidetta FOIA). Non è un caso se in Grecia nessun grande giornale dispone di un dipartimento del genere: dopotutto, a che cosa servirebbe?

Va tutto bene?

Questi problemi non riguardano solo l'attuale governo, certamente. Ma solo lo stato può fornire un quadro giuridico e politico nel quale i giornalisti non si autocensurano perché consapevoli che una storia non piacerà al proprietario del media per cui lavorano o agli inserzionisti. Solo un governo può porre le basi affinché i grandi interessi dei gruppi industriali/politici non siano intoccabili. Solo un governo può permettersi di creare un mezzo di comunicazione dello stato che serva l'interesse pubblico e non l'immagine del governo.

E, ancora, solo un governo può approvare una legge per proteggere gli informatori quando è nell'interesse pubblico. Sebbene esista una direttiva europea in materia, la Grecia si rifiuta di tradurla in legge nazionale.

Il governo greco continua a ripetere che "non c'è alcun problema di libertà di stampa in Grecia", ribadendo che la libertà di stampa è sancita dalla Costituzione. Si rifiuta di riconoscere l'esistenza del problema.

Rifiutandosi di affrontare la questione, l'esecutivo sta privando i cittadini greci del diritto di vivere al riparto da questi problemi. La libertà di stampa viene repressa molto più efficacemente quando non c'è bisogno di spargimento di sangue, quando non ci sono tensioni, quando i giornalisti sanno semplicemente che ci sono argomenti, questioni, o interi settori che, semplicemente, "non si toccano".

👉 L'articolo originale su Solomon

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