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La protezione della natura, parente povero del piano di ripresa europeo

Con il Recovery Plan europeo, una quantità di denaro senza precedenti è in arrivo agli stati membri dell'Ue. Il problema? I fondi per la salvaguardia della natura rappresentano meno dell'1 per cento dell'intero bilancio.

Pubblicato il 19 Gennaio 2023 alle 09:15
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Gli stati membri dell'Ue sono obbligati a spendere almeno il 37 per cento del denaro del Fondo Recovery and Resilience Facility per la ripresa e la resilienza post-Covid (RRF, per un totale di 750 miliardi di euro a prezzi 2018) in misure climatiche. Ma finora gli importi destinati alla protezione della natura appaiono esigui.

Le ong EuroNature e CEE Bankwatch Network hanno analizzato i piani di recupero dei paesi dell'Ue dell'Europa centrale e orientale e hanno rilevato che non sono state proposte nuove misure per aumentare la superficie di terra e mare protetti, o per ripristinare i fiumi, e che meno dello 0,3 per cento della spesa dei 10 piani valutati sarà investito nella biodiversità.

"La nostra ricerca ha dimostrato che mancano qualità e quantità  nel finanziamento della protezione della biodiversità", ha dichiarato Pippa Gallop, specialista in finanza e biodiversità alla la CEE Bankwatch Network.

"Gran parte dei fondi disponibili per la conservazione e il ripristino sono destinati a misure che sembrano più probabilmente intensificare il disboscamento di foreste di alta qualità, o a progetti di prevenzione delle inondazioni che danneggeranno habitat importanti".

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Nel giugno 2021, Vivid Economics ha riscontrato che meno dell'1 per cento dei fondi è stato stanziato per attività di ripristino e conservazione come la riforestazione, l'agroforestazione, il ripristino delle zone umide e l'inverdimento urbano.

Nel frattempo, i ricercatori hanno stimato che 3,7 miliardi di euro di investimenti in soluzioni che puntano sulla natura in soli quattro paesi – Bulgaria, Francia, Italia e Polonia – potrebbero creare 172mila posti di lavoro e 7 miliardi di euro di attività economica in 15 anni.

La carenza di fondi

Sebbene i fondi dell'Ue siano disponibili, "gli stati membri non danno priorità al restauro e alla conservazione", ha affermato Gallop.

Oltre al fondo RRF, il flusso di fondi di coesione attraverso i fondi strutturali e di investimento europei (ESIF) continua. Il programma 2014-2020 (derivante dal bilancio pluriennale dell'Ue) non è ancora chiuso, mentre il nuovo per il 2021-2027 è già iniziato.

Questa sovrapposizione di una quantità di denaro senza precedenti è una "sfida", secondo la commissaria Ue per la coesione, Elisa Ferreira. Le diverse fonti di finanziamento hanno obiettivi diversi, diversi gradi di flessibilità e diverse scadenze.

Secondo i dati raccolti dalla Cohesion data platform, gli stanziamenti totali previsti per il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il Fondo di coesione nell'ambito del bilancio dell'Ue sono stati superiori a 10 miliardi di euro nel periodo 2014-2020, con un'attuazione che continuerà fino alla fine del 2023.


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La Strategia dell'Ue per la biodiversità per il 2030 stabilisce diversi obiettivi per il finanziamento della biodiversità, tra cui la necessità di stanziare 20 miliardi di euro all'anno.

Secondo uno studio dell'Istituto per la politica ambientale europea, per raggiungere gli obiettivi della Strategia dell'Ue per la biodiversità per il 2030 sono necessari almeno 48 miliardi di euro all'anno, tra il 2021 e il 2030. Considerando le medie annuali stimate di 15 miliardi di euro dal Quadro finanziario pluriennale (QFP) e di 14 miliardi di euro di spesa da parte degli stati membri, c'è un deficit di finanziamento di quasi 19 miliardi di euro all'anno dal 2021 al 2030 (187 miliardi di euro in totale).

Inoltre, Gallop ha aggiunto che "non ci sono criteri reali per identificare ciò che è "verde" e ciò che non lo è: si tratta solamente di un'etichetta che definisce qualcosa come  "ecologico", che chiunque può applicare a qualsiasi cosa voglia".

"È facile chiamare qualcosa 'verde'. Spesso l'etichetta è priva di significato e viene utilizzata per prodotti, attività o infrastrutture che sembrano affrontare un problema ambientale, ma in realtà ne aggravano altri", aggiunge Gallop.

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