Mettiamola in questi termini: quando in occasione del trentennale, l´11 settembre 2031, i commentatori scriveranno articoli per spiegare ciò che ha caratterizzato la politica mondiale a partire dal 2001 prenderanno in considerazione una guerra dei trent´anni contro il terrorismo islamista, paragonabile alla Guerra fredda? Non penso. Molto verosimilmente, considereranno che quell´arco di tempo così lungo sarà stato caratterizzato da uno storico passaggio di poteri dall´Ovest all´Est, da una Cina molto più potente e da Stati Uniti molto meno potenti, da un´India più forte e da un´Unione europea più debole.
Come ha sottolineato nel suo libro intitolato Why the West Rules - for Now (Perché l´Occidente domina - per il momento) Ian Morris, docente di storia a Stanford, questo avvicendamento geopolitico avrà luogo in un più ampio contesto caratterizzato da un ritmo incalzante e senza precedenti di progressi tecnologici, sul versante positivo, e di una serie anch´essa senza precedenti di sfide globali sul versante negativo.
Naturalmente, queste sono soltanto congetture elaborate alla luce degli eventi storici. Qualora però le cose dovessero andare veramente in questa direzione, allora il decennio della politica estera americana che ha fatto seguito all´11 settembre apparirà come una deviazione e non il corso principale della storia. Possiamo analizzare questo stesso concetto ricorrendo all´espediente del "E se…?". Nella misura in cui si può affermare che nell´estate del 2001 l´Amministrazione di George W. Bush avesse una visione geopolitica mondiale, la sua attenzione era concentrata sulla Cina, considerata il nuovo concorrente strategico degli Stati Uniti. "E se" gli attentati dell´11 settembre non ci fossero stati e gli americani avessero continuato a concentrare la loro attenzione sulla concorrenza di Pechino? Leggi il seguito sul Guardian.
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