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“La guerra libica divide Italia e Francia”, titola il Corriere della Sera. Dopo aver aderito controvoglia alla missione Odissey Dawn, il governo italiano ha manifestato insofferenza per il protagonismo francese e ha minacciato di “riprendere il controllo” delle basi aeree utilizzate dai bombardieri alleati se il comando delle operazioni non passerà alla Nato - rivendicazione condivisa dalla Norvegia, che ha già sospeso la sua partecipazione, ma osteggiata da Parigi e dai paesi arabi. Silvio Berlusconi si è detto “addolorato” per quanto sta accadendo a Gheddafi, ed è incalzato dagli alleati della Lega Nord, contrari all'intervento per paura che possa alimentare l'ondata migratoria che sta già creando forti tensioni a Lampedusa. Ma il vero motivo del contendere è un altro, spiega Piero Ostellino sul Corriere: “la Francia punta a sostituire l'Italia nei rapporti con la Libia (dal petrolio alle relazioni economiche e commerciali) del dopo-Gheddafi”, e accodandosi alla sua guida Roma ha “tutto da perdere”.

Perché gli eco-investitori si ritrovano a finanziare le “Big Oil”? A quali stratagemmi ricorre la finanza per raggiungere questo obiettivo? Come possono proteggersi i cittadini? Quale ruolo può svolgere la stampa? Ne abbiamo discusso con i nostri esperti Stefano Valentino e Giorgio Michalopoulos, che per Voxeurop analizzano i retroscena della finanza verde.

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