Tina è al timone

Pubblicato il 4 Novembre 2011 alle 12:15

Da quando la crisi del debito minaccia la tenuta della moneta unica, la coppia "Merkozy" si è impadronita del timone della barca Euro. Non in virtù di un qualche accordo fra i paesi membri, ma in base a una semplice constatazione: non c'è alternativa - There is no alternative, "Tina", come diceva una certa Lady di ferro.

O meglio, un'alternativa ci sarebbe. C'è infatti la Commissione europea, custode dei trattati e "governo economico" dell'Ue, come ha di recente ricordato il suo presidente José Mauel Barroso. Ma quando si tratta della zona euro è l'Eurogruppo – i ministri dell'economia e quindi i governi – ad assumere il controllo della situazione. E quindi anche in questo caso Parigi e Berlino. La recente nomina del presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy come "Mister euro", con la benedizione di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, rafforza il ruolo degli stati membri, in particolare della Germania e della Francia, sul governo economico di "Euroland".

Il problema è che questa architettura non è inquadrata da alcun accordo e che le decisioni prese da "Merkozy" sembrano sempre più sfuggire a qualunque dibattito nella zona euro. Nessun altro paese infatti è in grado di influire sulle discussioni o di fare da contrappeso a questo rullo compressore che si fa sempre meno scrupoli quando si rivolge ai suoi colleghi, come ha dimostrato il tono delle reazioni all'ipotesi di referendum in Grecia.

Fra gli altri "grandi", l'Italia, terza economia della zona euro, è sotto stretto controllo a causa della precarietà del suo governo e delle sue finanze pubbliche, mentre la Spagna, in piena campagna elettorale, non è ancora uscita dal tunnel. Colpiti dalla crisi del debito, questi due paesi, come il Portogallo e l'Irlanda, sono ben lontani da quella "tripla A" delle agenzie di rating che sembra accordare un potere sovrannaturale ai paesi che ancora ne beneficiano. Il che spiega perché il presidente francese sia così ossessionato dalla permanenza del suo paese in questo gruppo cosi esclusivo. Nella zona euro gli altri membri di questo club – Austria, Finlandia, Lussemburgo e Paesi Bassi – non sono abbastanza potenti o sono allineati sulle posizioni della coppia franco-tedesca.

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Ma se anche fosse in grado di superare gli ostacoli più minacciosi, questa coppia non sembra avere un'idea chiara della direzione che vuole dare alla barca Euro – e del resto non ha ricevuto alcun mandato in questo senso. Questa assenza di chiarezza e di legittimità pesa sullo svolgimento della crisi e dà l'impressione che si navighi a vista. Ma di fronte alla tempesta si è pronti a cedere il timone solo se chi lo prende è in grado di mettere al sicuro sia la barca che l'equipaggio. (traduzione di Andrea De Ritis)

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