Atene, 6 maggio 2010: davanti alla banca Marfin, dove tre persone sono morte il 5 maggio

Un paese sconvolto

La stampa greca è sconvolta dalla morte di tre persone durante la manifestazione di Atene contro il piano di austerity del governo. Negli scontri tra polizia dimostranti diverse persone sono rimaste ferite.

Pubblicato il 6 Maggio 2010 alle 15:23
Atene, 6 maggio 2010: davanti alla banca Marfin, dove tre persone sono morte il 5 maggio

I tre, soffocati nell'incendio della banca dove lavoravano data alle fiamme dai dimostranti, sono le vittime di "un crimine perpetrato alle spalle del popolo greco", titola To Ethnos. Il quotidiano sottolinea anche "il colpo durissimo assestato all'immagine internazionel del paese" e "il prevedibile impatto sul turismo e su un'economia già falcidiata dalla crisi". Elephterotypia sostiene che sia stata "l'ingiustizia dei provvedimenti a provocare la collera della piazza". I manifestanti, sottolinea il quotidiano, erano soprattutto giovani appartenenti alla cosiddetta "generazione dei 595 euro". Con i tagli introdotti dal governo per ottenere il prestito da Ue e Fmi, la generazione dei 700 euro si è infatti ulteriormente svalutata. I giovani greci erano già scesi in piazza nel 2008 per protestare contro la precarietà a cui si sentivano eternamente condannati. Oggi il futuro è ancora più incerto e le speranze diminuiscono. "La G595 - continua Elephterotypia - non crede più alle promesse e non si fida dei partiti e dei loro rappresentanti, [...] accumula solo amarezza frustrazione"

"Queste morti spingono la Grecia sull'orlo del baratro", titola Kathimerini citando la dichiarazione del presidente della repubblica Carolos Papoulias. Il quotidiano ricorda che i tre "sono le prime vittime dal 1991, quando in circostanze simili quattro persone persero la vita in seguito all'incendio di un immobile nel centro di Atene".

"Papoulias non ha esagerato", conferma To Vima, secondo cui "quello che è successo ricorda a tutti, dentro e fuori dal parlamento, che alla fine sarà la storia a giudicare i giorni che stiamo vivendo. [...] La tragedia di Atene intanto è già al centro del dibattito mondiale. La morte dei tre impiegati alimenta la paura che la violenza esploda in maniera incontrollabile, e oggi nessuno è in grado di prevedere l'evolversi della situazione. Quel che è certo è che abbiamo perso l'innocenza. Nessuno può fare finta di non vedere".

"Una società può davvero autodistruggersi?", si chiede Kathimerini. "Certo che può. Basta guardare quello che è successo in Grecia negli ultimi tempi. [...] Davanti ai nostri occhi c'è una società in preda alla follia. Impotenti la vediamo intraprendere un cammino pericoloso e irresponsabile, condotta da un governo in preda al panico che soffia sul fuoco alimentando la febbre del populismo". Secondo Kathimerini "la Grecia è nel momento più importante della sua storia democratica. Non sappiamo ancora se finirà in bancarotta o riuscirà a risollevarsi. Il futuro però non dipende solo dalla politica. Il destino del paese è in mano a ciascuno di noi". Per parte sua To Ethnos sostiene che "i greci hanno mandato un messaggio chiaro" al governo, già sull'orlo della crisi politica totale.

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La tragedia di ieri non è stata sufficiente a creare "un consenso minimo tra le forze politiche, che sarebbe il primo indispensabile passo per uscire dalla crisi", scrive Ta Nea, secondo cui la mancanza di unità spingerà la Grecia "in fondo all'abisso". (as)

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