Idee Elezioni europee 2014

Una democrazia atipica

Le elezioni europee determinano la politica dell’intera Unione ma continuano a svolgersi secondo logiche nazionali. Un paradosso che non sarà facile risolvere.

Pubblicato il 16 Dicembre 2013 alle 12:12

Immaginate che domani si svolgano delle elezioni locali. Dovete valutare il bilancio dell'amministrazione del vostro comune ed esaminare le alternative rappresentate dai gruppi di opposizione, ed è in funzione di queste analisi che andrete a votare.

Adesso immaginate che in piena serata elettorale le autorità facciano un annuncio incredibile: "A causa di una serie di errori informatici, amministrativi e di comunicazione, le elezioni di oggi non sono solo locali, ma assumono il valore di elezioni politiche. Abbiamo deciso di riunire i voti raccolti dai candidati di ogni partito in tutti i comuni di una stessa provincia e di designare in questo modo i deputati al parlamento, come se si trattasse di elezioni politiche".

Una vera e propria assurdità. Eppure è all'incirca questo il principio alla base delle elezioni per il Parlamento europeo. Di fatto è in funzione di un'analisi esclusivamente nazionale che gli elettori premiano o puniscono i partiti; per qualche giorno politici ed "esperti" analizzano minuziosamente il "Messaggio" che i cittadini hanno voluto dare al governo e all'opposizione, ma ben presto questi parlamentari cominciano il loro andirivieni fra Bruxelles e Strasburgo, formano dei gruppi politici con i deputati di altri paesi e prendono decisioni su questioni di cui hanno l'assoluta certezza che il loro elettorato non trarrà alcuna conseguenza cinque anni dopo.

Le cifre sono eloquenti. Nell'inchiesta realizzata [in Spagna] dal Cis (Centro di studi sociologici) dopo le ultime elezioni europee del 2009, solo il 13,7 per cento delle persone interpellate diceva di aver votato prima di tutto in funzione dei "temi in relazione con l'Unione europea e il Parlamento europeo", mentre il 58,6 per cento riconosceva che è "la situazione politica attuale della Spagna" che aveva più influito sulla loro scelta.

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Secondo lo stesso sondaggio solo uno spagnolo su tre stimava che nelle elezioni europee era più importante indicare il partito che avrebbe avuto la maggioranza al parlamento europeo che ricompensare o sanzionare il governo di Madrid. È un po' come lo strano scenario che avevamo immaginato prima: mentre mettiamo nell'urna una scheda per una determinata elezione, in testa pensiamo a tutt'altra elezione.

In uno studio recentie mi sono occupato dei voti dati ai partiti che hanno partecipato almeno a due elezioni europee e alla loro evoluzione in funzione delle circostanze nazionali ed europee del momento. Così ho potuto constatare che la crescita economica nell'Unione non aveva alcuna ripercussione sulla sorte elettorale riservata ai partiti da cui provengono i commissari europei; in compenso le condizioni dell'economia in tutti paesi membri si facevano sentire sui risultati dei partiti al potere. Inoltre [[è proprio nei periodi di crisi economica che la nazionalizzazione del voto alle europee sembra più evidente]].

Consenso o alternanza

Bisogna preoccuparsi di questo risultato? Si potrebbe pensare che gli europei, visto che l'Ue è una struttura politica unica nel suo genere, eleggono i loro rappresentanti alle istituzioni europee in modo altrettanto particolare. Se si considera il Parlamento europeo come un semplice organo di rappresentanza pluralistica dei modi di pensare dei cittadini in un sistema decisionale complesso il cui contenuto è di interesse limitato per questi stessi cittadini, non è molto grave se i suoi membri sono eletti in modo così "originale". In effetti se la grande maggioranza delle decisioni del parlamento sono oggetto di un consenso fra i grandi partiti politici, non importa che i contesti nazionali favoriscano più o meno i socialdemocratici o i conservatori nel corso delle varie elezioni.

In compenso se si considera l'Unione europea come un luogo in cui sempre più spesso sono adottate decisioni che interessano lo stanziamento di fondi importanti, sui quali i cittadini vogliono dare il loro parere e reagire ricompensando i dirigenti che sanno soddisfare i desideri della maggioranza e sanzionando quelli che non lo fanno, allora l'aspetto nazionale che prendono le elezioni europee rappresenta un problema. Un problema molto simile a quello che si avrebbe se la camera dei deputati fosse designata secondo lo strano processo descritto in precedenza. Ma come sanzionare i politici europei la cui azione è insoddisfacente, come sostenere o influire sui programmi della politica comunitaria se tutti gli europei scelgono i loro rappresentanti all'Ue in funzione della popolarità dei suoi deputati nazionali del momento?

Nessuno può dire se noi europei riusciremo a "normalizzare" le nostre elezioni al Parlamento europeo nel medio o lungo termine. Personalmente sono scettico. Ma se non ci riusciremo temo che ci dovremo rassegnare alla possibilità che la maggiore integrazione politica – che molti oggi giudicano indispensabile – passi attraverso la perdita della nostra capacità collettiva di decidere su politiche che ci toccano direttamente.

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