L’impotenza dell’Europa di fronte alle violazioni della libertà di informazione

Reporter senza frontiere ha pubblicato la sua classifica per il 2021: l’Europa resta una delle zone delle zone del mondo dove la libertà dell'informazione è in gran parte garantita, così come la sicurezza dei giornalisti. Ma in alcuni paesi la situazione è peggiorata, senza che i meccanismi messi in atto per proteggere le libertà fondamentali abbiano alcun effetto.

Pubblicato il 20 Aprile 2021

In un anno segnato dalla pandemia di Covid-19 e dalla necessità per i cittadini di essere meglio informati, "diverse violazioni del diritto all'informazione sono state registrate in diversi paesi europei", si legge nel comunicato stampa di Rsf (Reporter senza frontiere). L’Ong francese fa sapere che alcuni paesi, tra cui Serbia, Kosovo e Ungheria, "hanno cercato di limitare l'impatto delle informazioni che trattano argomenti sensibili, tra cui la crisi del coronavirus". 

Non sorprende che i due paesi che si sono distinti per il loro comportamento ostile verso la stampa e i giornalisti in Europa nell'ultimo anno siano la Bielorussia e l'Ungheria

"Censura, arresti di massa, molestie, violenze: i giornalisti dei media indipendenti sono stati presi di mira dalla polizia dopo le elezioni presidenziali fraudolente del 9 agosto 2020", scrive Rsf a proposito della Bielorussia: “Dopo averli sbattuti in prigione con pene amministrative assegnate con pretesti ridicoli perché coprivano le proteste, o per impedire loro di coprirle in maniera preventiva, le autorità hanno iniziato a perseguitare alcuni giornalisti per reati più gravi, punibili con diversi anni di detenzione a cui seguvano processi farsa, condotti da giudici di parte asserviti al governo".

In Ungheria, il primo ministro Viktor Orbán "è riuscito a trasformare il suo paese in un vero e proprio contro-modello europeo per la libertà di stampa", continua Rsf.

Per l'Ong con sede a Parigi, il regime di Viktor Orbán sta costantemente "censurando i media indipendenti come il sito web Index, dove quasi tutti i giornalisti si sono dimessi dopo la sua acquisizione da parte di uomini vicini al primo ministro, o come la il caso di Klubrádio, che ha perso la sua licenza di trasmissione in onda per banali motivi amministrativi". 


Di fronte a questi abusi, l'Unione europea "sembra impotente", lamenta Rsf: "La procedura di sanzioni contro l'Ungheria per aver minato lo stato di diritto non sta facendo progressi, e il nuovo meccanismo messo in atto – che condiziona l'accesso ai fondi europei al rispetto dello stato di diritto – non tiene conto della libertà di stampa".

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