Conclusa la conta dei voti, a Strasburgo è già cominciata la riflessione sulle possibili conseguenze delle elezioni sull'equilibrio politico dell'emiciclo, finora segnato dall'alleanza tra Pse e Ppe. "Quello che ne verrà fuori non andrebbe sottovalutato, perché lEuroparlamento si è dimostrato una specie di laboratorio politico di riferimento", scrive Ivo Caizzi sul Corriere della Sera. "L
alleanza tra popolari e socialisti a Strasburgo favorì addirittura la grande coalizione tra Cdu e Spd in Germania."
Un asse che difficilmente sarà riproposto nella prossima legislatura, dato che "la sconfitta del Pse ha fatto intuire che l'alleanza con il Ppe è convenuta solo ai popolari". Il segretario del Pse Poul Rasmussen ha dichiarato che il suo partito cercherà "nuove idee e strategie". Se i socialisti dovessero andare per la loro strada, i Popolari, ai quali mancano cento voti alla maggioranza, dovranno scegliere i loro alleati tra i liberali dell'Alde, i nazionalisti dell'Uen e i verdi. Questi ultimi hanno però fatto sapere che non appoggeranno la riconferma di Barroso, una delle priorità del Ppe. Più probabile che la scelta cada sull'Alde, il cui leader Graham Watson si è dichiarato disponibile, sempre che i popolari accettino di concedere al suo gruppo la presidenza del Parlamento.
Di sicuro c'è che il crollo del Pse segnerà la fine dell'estemporanea alleanza trasversale tra socialisti, verdi e liberali, che sotto la comune bandiera della laicità avevano più volte battuto i popolari su temi come le unioni gay o l'uso delle cellule staminali. Il Partito democratico italiano, la cui componente cattolica si rifiuta di aderire al Pse, e i Tories britannici, che David Cameron ha portato fuori dal Ppe per inseguire l'onda euroscettica, si ritrovano invece insieme nel limbo dei non iscritti. Se non si troveranno presto un gruppo di riferimento, conclude Caizzi, "conteranno poco o nulla nell'attività istituzionale".