Intervista Guerra in Ucraina

L’esperto Anatolii Kotov: la deportazione in Bielorussia dei bambini ucraini “è vantaggiosa per tutti”

Il politologo Anatolii Kotov spiega perché le autorità continuano ad accogliere i bambini ucraini in Bielorussia, con la scusa della "convalescenza", ma in stretta collaborazione con la politica di deportazione del Cremlino in Ucraina.

Pubblicato il 14 Novembre 2023 alle 15:48

Mentre alcune figure di spicco russe, tra cui lo stesso Vladimir Putin, sono indagate dalla Corte penale internazionale (CPI) per la deportazione illegale di bambini dai territori occupati dell'Ucraina, le autorità bielorusse continuano ad accogliere in Bielorussia i bambini ucraini rapiti dalle truppe russe, organizzando perfino una campagna di pubbliche relazioni intorno a ciò che stanno facendo.

Allo stesso tempo, è sotto gli occhi di tutti a che punto il Presidente bielorusso Aljaksandr Lukašenko si infuri anche se solo si accenna alla Corte penale internazionale.

Salidarnasts ha chiesto al politologo Anatoly Kotov di commentare la situazione: "La logica del regime non è suicida, ma in qualche agisce in accordo con i tempi che corrono", ha detto Kotov: "In quest'ultima occasione non è stato emesso alcun mandato di arresto e l'unica reazione ai precedenti arrivi di bambini ucraini in Bielorussia è stata l'espressione di preoccupazione. Quindi portarli nel paese ‘va bene’".

C'è un altro aspetto importante in queste visite di "convalescenza", aggiunge: "Il progetto non è privo di vantaggi finanziari. Sono state stanziate ingenti somme dal bilancio del cosiddetto Stato dell'Unione tra Russia e Bielorussia. Quindi, la situazione è la seguente: non siamo stati puniti, e abbiamo anche guadagnato un po' di soldi: è un vantaggio per tutti".

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Salidarnasts: Non c'è davvero nessuno che chiede cosa succederebbe se la CPI emettesse un mandato di arresto contro Lukašenko?

Anatolii Kotov: Il problema è che, a partire dal 2020, tutti coloro che sono in grado di analizzare la situazione sono stati rimossi dall'incarico. Gli eventi che si sono verificati e continuano a verificarsi in Bielorussia possono essere spiegati esattamente con la stessa logica, di cortissimo periodo: stiamo portando a casa un po' di soldi e non veniamo puniti, quindi tanto vale continuare con lo stesso spirito.

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Per quanto riguarda il mandato d'arresto per la deportazione dei bambini, il regime sembra prendere sul serio l'accusa internazionale; tuttavia, è convinto che non ci siano motivi sufficienti per un mandato legato all’accusa di deportazione. Il fatto che possa essere emesso contro il leader bielorusso è considerato una questione di opportunità politica.

In altre parole, c'erano motivi per emettere un mandato anche prima dell'aprile 2023, quando sono emerse le prime informazioni e le prime prove del coinvolgimento bielorusso. I bambini venivano portati in Bielorussia già prima.

Nonostante tutte le prove, non è stato ancora emesso alcun mandato per l'arresto di Lukašenko. Questo significa che non si tratta solo di stabilire se ci sono motivi sufficienti o meno, ma anche di avere la volontà politica di farlo.


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La Bielorussia potrebbe spiegarsi la situazione in questo modo: stiamo aiutando la Russia, ma non siamo in guerra e quindi non abbiamo oltrepassato alcuna linea rossa che potrebbe portare all'adozione di una decisione politica di questo tipo.

L'unica persona che ha sofferto in questa storia – in maniera relativa– è il capo della Croce Rossa bielorussa, Dmitrii Shevtsov, per il quale il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha chiesto alla Corte penale internazionale di emettere un mandato di arresto. Finora Shevtsov non ha "sofferto" tanto per i bambini quanto per la sua esposizione del simbolo "Z" [che distingue l'esercito di occupazione russo in Ucraina].  

Ecco perché ritengo che, all'interno del sistema che lui stesso ha creato, il regime bielorusso si comporti in modo molto razionale. Un'altra cosa è che un giorno dovranno rispondere di ciò che hanno fatto.

Il problema è che stanno già vivendo giorno per giorno dagli eventi del 2020, e per certi versi dalla fine degli anni Novanta.

Con l'eccezione del recente processo a Yuri Goravskii [membro della squadra speciale bielorussa responsabile dell'omicidio di due importanti politici dell'opposizione e di un uomo d'affari nel 1999]. Il processo si è tenuto in Svizzera in base al principio della giurisdizione universale], nessuno al momento deve rispondere di ciò che è stato fatto. Nessuno è stato punito, imprigionato o detenuto all'estero. È vero che sono state poste alcune limitazioni alle attività commerciali, ma nel contesto attuale sono bazzecole.

La raccolta di documenti e altri elementi che provano i crimini del regime di Lukašėnka nei confronti dei bambini ucraini e dei bielorussi continua.

In effetti è così, anche se non ha ancora messo in difficoltà il regime. Anche la registrazione dei casi di violazione dei diritti umani e di tortura in Bielorussia è in corso.

I rappresentanti del regime sanno bene che tutto ciò che fanno viene annotato e documentato. Inoltre, le informazioni generate dal regime stesso saranno molto più preziose. In Bielorussia si tengono diari su carta o in formato elettronico. Ci sono testimoni che partecipano a tutte queste attività e molte persone lontane le une dalle altre che archiviano anche materiale, nel caso in cui ci sia un cambio di governo. Questi sono fatti noti.

👉 L'articolo originale su Salidarnasts 

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