Gruppi di pressione

Come le lobby minacciano le democrazie

Pubblicato il 30 Aprile 2015 alle 07:29

L’ultimo rapporto del’Ong Transparency International sulla pratica del lobbying in Europa e realizzato in 19 paesi europei indica che ci sono delle “ingerenze politiche illegali e un influenza praticamente illimitata degli interessi commerciali” nota El Confidential: solo sette paesi – l’Austria, la Slovenia, la Francia, l’Irlanda, la Lituania, la Polonia e il Regno Unito –

dispongono di una legge o di un regolamento specifico sul lobbying, l’assenza delle quali ha come diretta conseguenza l’influenza degli interessi commerciali praticamente senza restrizioni nella vita quotidiana dei cittadini.

Lo studio analizza degli elementi come l’esistenza di garanzie per l’esercizio del lobbying in trasparenza e secondo una certa etica nei paesi europei e nelle tre istituzioni centrali dell’Unione europea (Parlamento, Commissione e Consiglio dell’Unione), nonché l’esistenza di meccanismi che permettano ai cittadini di accedere in modo giusto ed equo alle decisioni politiche. Il rapporto analizza in modo specifico dei settori quali l’alcool, il tabacco, l’automobile, l’energia, le finanze o l’industria farmaceutica.

Il risultato non è molto incoraggiante: nell’ambito delle migliori pratiche di lobbying, l’insieme dei 19 paesi è in media al 31 per cento rispetto alle norme internazionali. In testa si classifica la Slovenia, con il 55%, e all’ultimo posto si piazzano Cipro e l’Ungheria, con il 14 per cento. Tre paesi dell’eurozona fortemente colpiti dalla crisi, come l’Italia, la Spagna e il Portogallo, rispettivamente con il 20 per cento, 21 per cento e 23 per cento, non ne escono lusinghieri. Secondo il rapporto si tratta di paesi dove “gli stretti legami tra il settore pubblico e il settore finanziario fanno aumentare i rischi”, e si pongono immediatamente dietro i paesi che chiudono il gruppo.

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Per El Confidencial, “l’Europa deve avviare una urgente riforma in relazione al lobbying”, che, come denuncia Transparency International, è molto poco regolamentata nel Vecchio continente, al punto che potrebbe “danneggiar le democrazie della regione.”

Così, “nessuno dei paesi europei e delle istituzioni europee presi in esame controlla in maniera adeguata il passaggio di personale dal settore pubblico al settore privato” — le cosiddette “porte girevoli” – e ciò malgrado il fatto il personale stesso costituisca “un bersaglio facile delle attività di lobbying o di interferenza”. Il sito di attualità spagnolo cita il caso del Portogallo, dove il 54 per cento dei posti ministeriali sono stati occupati da professionisti provenienti dal settore bancario sin dal 1974. O il caso della Francia, ma anche della Spagna e del Portogallo, dove i parlamentari possono lanciarsi in attività di lobbying e di consulenza anche mentre occupano delle funzioni pubbliche.

Tra le raccomandazioni di Transparency International per regolamentare la pratica del lobbying in Europa, citate da El Confidencial, figurano in particolare:

Adottare una regolamentazione efficace sul lobbismo. […] creare dei registri obbligatori dei lobbisti. […] Creare una “tracciabilità legislativa” per identificare l’iter seguito dalla proposta legislativa sino alla sua approvazione [e] stabilire dei periodi di “messa in quarantena” minima che dovranno trascorrere prima che i funzionari e gli eletti possano ricoprire incarichi di lobbisti.

Tradotto dal francese da Stefania Paluzzi

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