La Conferenza dei presidenti del Parlamento europeo ha approvato il piano del presidente Jerzy Buzek, messo a punto per sradicare la corruzione tra i deputati. Secondo Rzeczpospolita il progetto si basa su quattro punti: un registro dei lobbisti (per il momento volontario); l’inasprimento del codice di condotta dei deputati per fissare regole chiare e precise da adottare nei loro rapporti con i lobbisti; una riforma delle regole procedurali (necessarie all’adozione della nuova normativa) e la creazione di un comitato etico parlamentare.
"In questo momento", sottolinea il quotidiano di Varsavia, "non esiste alcun ente in grado di determinare se un deputato ha violato il codice comportamentale". Questa iniziativa anticorruzione arriva sull’onda dell'inchiesta del Sunday Times, che ha offerto bustarelle a vari deputati, alcuni dei quali sono stati ben felici di accettarle.
Se da un lato Buzek ha autorizzato l’Olaf (ufficio europeo per la lotta antifrode) a svolgere indagini sui deputati corrotti, dall’altro ha rifiutato l’accesso agli uffici dei parlamentari, riferisce EUobserver. Il presidente del Parlamento europeo ha dichiarato che “i deputati avrebbero dovuto essere privati della loro immunità e le autorità nazionali austriache e slovene dovrebbero intervenire per portare avanti le procedure penali”, ha aggiunto il presidente del Parlamento europeo.
Gli eurodeputati in questione, l’austriaco Ernst Strasser e lo sloveno Zoran Thaler, hanno già rassegnato le dimissioni a causa dello scandalo, mentre il romeno Adrian Severin è rimasto al suo posto. Secondo Revista 22, che ricorda gli altri casi di corruzione nelle istituzioni europee, questo scandalo non è che “la punta dell’iceberg”.
Nel 2008 Fritz Harald Wenig, uno dei funzionari tedeschi più in vista e membro della Commissione europea, è stato costretto a dimettersi dopo un’inchiesta del Sunday Times condotta nello stesso modo. Il settimanale di Bucarest ricorda infatti che “alcuni giornalisti si fecero passare per lobbisti” e cercarono di corrompere gli europarlamentari. Il settimanale riporta anche l’elenco di altri precedenti: nel 2004 la greca Kalliopi Nikolaou, che lavorava alla Corte dei conti del Lussemburgo, aveva approfittato di alcune indennità non previste per acquistare un appartamento a Londra; nel 1991 la commissaria francese Edith Cresson fece sì che un suo amico intimo fosse incaricato di una ricerca finanziata con i fondi europei. Insomma, conclude Revista 22, “la corruzione assilla Bruxelles”.