Analisi Gli europei e il Covid-19 | Romania e Moldova

In Romania e in Moldova la Pandemia mette in crisi i partiti al potere

Alle elezioni parlamentari del prossimo 6 dicembre, i liberali al governo potrebbero pagare caro le conseguenze delle misure restrittive imposte durante la crisi del Covid-19, sommate alle loro scarse doti comunicative. Nella vicina Moldavia, il presidente uscente Igor Dodon ha perso l’incarico per questo motivo, spiega da Bucarest Madalin Necsutu.

Pubblicato il 2 Dicembre 2020 alle 17:56

La pandemia di Covid-19 ha messo l'attività di Laura sull’orlo della bancarotta. Laura è un'imprenditrice di 37 anni, che si occupa di istruzione: è proprietaria del Japanese Abacus and Mental Arithmetic Educational Centre infantile di Ploiesti, a una sessantina di chilometri da Bucarest.

“Il periodo della pandemia è stato estremamente stressante e pieno di incognite. Abbiamo dovuto trovare in tempi rapidi le soluzioni migliori per trasferire i corsi online, riorganizzare l’orario, usare gli account e le piattaforme dei social media, e comunicare con i genitori velocemente e efficacemente”, racconta.

Con quasi mezzo milione di cittadini contagiati, e un bilancio salito a 11mila decessi da marzo a oggi, la Romania è alle prese con una vera e propria sfida per gestire la situazione. A metà marzo, il governo rumeno ha ordinato un lockdown totale, e Laura è riuscita a riaprire il suo centro soltanto ad agosto. Più della metà degli alunni iscritti si sono ritirati dai corsi perché i genitori non erano disposti a farli continuare online.

Per la sua attività, gli aiuti finanziari statali sono consistiti in qualche sussidio a beneficio dei suoi dipendenti. Per Laura, invece, l’affitto, le spese e il supporto tecnico necessario a spostare i corsi online hanno rappresentato una notevole sfida che lo stato non ha contribuito in alcun modo a coprire.  “Ogni giorno era un’angoscia,  mi chiedevo se saremmo riusciti ad arrivare a fine mese senza andare in perdita”, aggiunge. Per questo, Laura si è trovata ad improvvisare e tagliare spese, ma non ha potuto risparmiare sui contratti già firmati. “Purtroppo, non abbiamo ancora superato questa fase. Seguo i notiziari tutti i giorni per capire se dobbiamo chiudere di nuovo o no. Lo stress è enorme. La paura di perdere tutto è immensa”, conclude.

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Laura è delusa dal governo di centrodestra che, secondo lei, si è comportato più come un governo di sinistra, non dando  aiuti agli imprenditori, quelli che secondo, continuano a far girare l’economia. Al momento, in Romania le scuole restano chiuse e le lezioni proseguono online, mentre i doposcuola e i centri didattici sono aperti.

Nelle linee guida dell’Ue

La gestione della pandemia da parte delle autorità di Bucarest rientra in linea di massima nelle linee guida dell’Ue. Con l’aggiunta che il sovrapporsi della crisi sanitaria e delle elezioni ha reso la situazione ancora più difficile per l’attuale governo liberale, guidato da Ludovic Orban.

Nel febbraio 2020, prima che la pandemia da coronavirus colpisse l’Europa, i sondaggi  davano le intenzioni di voto al 47 per cento a favore del Partito nazionale liberale (Pnl). Ad aprile quella percentuale era scesa al 33 per cento.

D’altra parte nello stesso periodo il principale partito avversario del Pnl, il Partito socialdemocratico (Psd), è salito del 4 per cento nelle preferenze di voto, passando dal 20,6 al 24,8.

Tanti in Romania hanno ritenuto le decisioni prese dal gabinetto di Orban più conformi ad un programma elettorale che a una crisi sanitaria: questa percezione ha  alimentato preoccupazione e malcontento tra la popolazione.

La Romania ha organizzato le elezioni locali a giugno: il Pnl di centrodestra al governo ha vinto con il 29,78 per cento delle preferenze, seguito dal Partito Socialdemocratico Psd di centrosinistra con il 23,16 per cento dei voti, e dall'Unione Salva la Romania, Usr, che ha ottenuto l’8,89 per cento: soltanto il 46,02 per cento dei quasi 18,3 milioni di cittadini aventi diritto si è recato alle urne.  

“Avvicinandoci alla fine del 2020, possiamo già parlare di uno stato di risentimento generalizzato tra la popolazione, che aspetta soluzioni per riprendere la vita di sempre, la routine di tutti i giorni”

mihai isac

In ogni caso, i risultati delle elezioni parlamentari del prossimo 6 dicembre sono per il momento imprevedibili. Il Pnl dovrà affrontare le conseguenze delle impopolari misure restrittive imposte, ma anche la rabbia degli imprenditori che hanno dovuto chiudere le loro attività.

“Avvicinandoci alla fine del 2020, possiamo già parlare di uno stato di risentimento generalizzato tra la popolazione, che aspetta soluzioni per riprendere la vita di sempre, la routine di tutti i giorni”, mi dice l’esperto politico Mihai Isac. Isac sostiene che la pressione economica e psicologica sia alta e che possa avere ripercussioni sui risultati delle elezioni per il Parlamento.

Secondo Deutsche Welle i dati raccolti da alcuni istituti di sondaggio che lavorano per i principali partiti politici dicono che il Pnl raggiungerà tra il 25 e il 28 per cento delle preferenze, il Psd tra il 21 e il 24, e l’alleanza Us-rPlus tra il  20 e il 23 per cento. In altri termini, se i sondaggi dicono il vero, la pandemia avrebbe quasi dimezzato il risultato elettorale del partito al governo.

“La fiducia nelle autorità è pregiudicata pure da sospetti casi di corruzione e scarsa comunicazione” rincara Isac.

Il Pnl dovrà affrontare anche le conseguenze di un incendio che ha devastato il reparto Covid dell'ospedale di Piatra Neamț, nell'est del paese.  I morti finora sono 12. Questo incidente ha risvegliato lo sdegno dei rumeni per un caso simile avvenuto in una discoteca di Bucarest, andata in fiamme il 30 ottobre 2015, dove persero la vita 65 giovani.

Dopo la rivoluzione del 1989, in Romania a quell’incidente fu associato immediatamente lo slogan “La corruzione uccide!”, che fu urlato contro l’intera classe politica.

Questo nuovo episodio all'ospedale di Piatra Neamț è quindi destinato, in questo contesto, ad innescare nuove reazioni all’alba del voto, reazioni che andranno a sommarsi a quelle per le scarse doti comunicative mostrate in occasione della chiusura delle scuole e dei mercati.

La Moldova nella stessa situazione

Sull’altra sponda del fiume Prut che separa la Romania dalla Moldova, del resto, le autorità hanno gestito la pandemia perfino peggio. L'ex presidente, il filorusso Igor Dodon, ha perso le elezioni soprattuto a causa delle accuse di corruzione, ma anche per la sua mancanza di empatia e per la pessima gestione della crisi sanitaria che ha colpito duramente l'ex repubblica sovietica.

La candidata filoeuropea dell’opposizione, Maia Sandu, ha vinto le elezioni presidenziali del 15 novembre con un ampio margine: ha ottenuto il 57,63 per cento delle preferenze, contro il 42,37 per cento per Dodon.

“In Moldova, la pandemia è stata gestita in modo politico e populista. La crisi sanitaria non è stata coordinata dai medici, ma dai politici, nell’ottica di una campagna elettorale. Oggi, i risultati sono evidenti: l’incidenza dei test per il Covid-19 che hanno raggiunto quasi il 50 per cento”, racconta  Ion Tabarta, analista politico di IDIS "Viitorul", una Ong di Chisinau. 

Dodon voleva dimostrare di essere in grado di gestire la crisi e che la pandemia, in fondo, era riconducibile a una sorta di influenza stagionale. “Credeva di poter trasformare la gestione della crisi in una vittoria politica. Quando in autunno si è accorto che la strategia era fallimentare, Dodon ha cercato di prendere le distanze dal governo e dal sistema sanitario, ma era troppo tardi” ha aggiunto Tabarta.

Quinto paese per incidenza del Covid-19

Il numero complessivo delle persone contagiate dal nuovo coronavirus ha raggiunto i 102.894 casi in Moldova, e il bilancio dei morti è salito a oltre 2.200 vittime. Dopo circa sei mesi di pandemia, la Moldova a metà settembre ha raggiunto il quinto posto tra i Paesi europei per incidenza di casi di Covid-19 per milione di abitanti.

“L’impatto delle politiche di governo sulla pandemia è più grave che in altri paesi. Le autorità non hanno fatto quello che avrebbero dovuto fin dall’inizio e adesso adducono scuse, dicono che la situazione è la stessa anche in altri stati, invece di concentrarsi su quello che avrebbero dovuto fare qui”, spiega Ala Nemerenco, esperta dell’Oms ed ex ministra della Sanità.

Nemerenco ha sottolineato che la Moldova è in continua crescita per ciò che concerne il numero dei contagiati da Covid-19, e questo influisce anche sulla vita politica. “Sì, ha influenzato l’esito delle elezioni soprattutto per Dodon. Se l’attuale governo di Ion Chicu, nominato da Dodon, avesse gestito la crisi sanitaria in modo quanto meno soddisfacente, forse le cose sarebbero andate in modo diverso. La gente ha accusato Dodon di diversi errori, e uno dei più importanti di sicuro è stato la gestione della crisi provocata dalla pandemia”, ha concluso.

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