Attualità Debates Digital | Serbia

Dall’immunità di gregge alla democrazia gregaria

In Serbia l’epidemia di coronavirus ha rivelato la fragilità delle libertà e la facilità con la quale potremmo perderle. Le autorità e i cittadini hanno trasformato la tragedia legata al Covid-19 in una prova di autoritarismo e frammentazione sociale, scrive la storica serba Dubravka Stojanović. Invece dell’immunità di gregge, abbiamo ottenuto una democrazia gregaria.

Pubblicato il 10 Giugno 2020 alle 08:00

Medici e ricercatori stanno lottando per comprendere i misteri e i meccanismi di funzionamento del Covid-19; paradossalmente, invece, il coronavirus è riuscito a svelare i misteri e i meccanismi di molti regimi politici. Questa pandemia è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, mettendo il luce ciò che avevamo sotto gli occhi da un po’, ma che non  volevamo vedere. Il “nemico invisibile” ha reso ben visibili i problemi politici delle nostre società: prima di tutto, ha mostrato come gestiamo le nostre libertà durante una crisi e come la libertà diventi rapidamente un peso quando ci sentiamo minacciati.

La pandemia ha mostrato le similitudini tra regimi apparentemente distanti, in particolare quelli costruiti sull’illusione di essere unici ed eccezionali. Da Xi Jinping a Vladimir Putin, da Viktor Orbán ad Aleksandar Vučić, passando per Boris Johnson, Donald Trump e Jair Bolsonaro, le prime reazioni al virus sono state simili: un’iniziale dissimulazione della gravità della situazione, seguita da una ridicolizzazione del virus, dalla convinzione che “a noi non succeda”, che le “nostre” misure saranno diverse da quelle degli altri. 

Alcuni tra loro, una volta che il tasso di  mortalità ne ha minato le posizioni, hanno introdotto misure estremamente radicali, nel tentativo forse di sentirsi diversi e più efficaci degli “altri”.  

La pandemia, ridicolizzata a più riprese, è diventata quindi un’opportunità controllare i propri cittadini e per tappare loro la bocca. Le espressioni di soddisfazioni mal dissimulate durante le conferenze stampa danno la misura di quanto fossero contenti della situazione: la pandemia, la perfetta occasione per trasformare i loro sbalzi d’umore in un sistema. In altre parole, per garantirsi qualsiasi libertà. In quella che sembra essere diventata una gara, Viktor Orbán è il primo in classifica, mentre Aleksandar Vučić, alla guida del mio paese, è passato inosservato.

Il meglio del giornalismo europeo, ogni giovedì, nella tua casella di posta

All’inizio della pandemia, Vučić, durante una conferenza stampa, rideva sotto i baffi, appoggiando medici che definivano il Covid il “virus più buffo della storia, visto che esiste solo su Facebook”, suggerendo alle signore di recarsi a recarsi a Milano per comprare scarpe in saldi durante il lockdown. 

Bere slivovitz

In un secondo tempo Vučić ha introdotto misure diverse da quelle degli altri Paesi: ha dichiarato lo stato di emergenza di sua iniziativa, senza approvazione parlamentare, violando la Costituzione, soldati armati sono comparsi nelle strade, agli over 65 è stato proibito di uscire. Ha, inoltre, introdotto un coprifuoco quotidiano di 12 ore (dalle 5 del pomeriggio alle 5 del mattino) che nei fine settimana andava avanti ad oltranza, fino ad arrivare al record del giorno di Pasqua, dove il divieto è durato 84 ore. 

A questo aggiungo che il parlamento è stato sciolto, un giornalista che ha raccontato le condizioni degli ospedali è stato arrestato, così come un musicista che ha scritto una canzona ritenuta “indesiderata” e le conferenze stampa dell’unità di crisi sono state cancellate perché fare domande sulla pandemia era considerato un gesto sovversivo. 

Un momento Vučić sosteneva che la pandemia non avrebbe potuto toccarci, che si poteva evitare bevendo slivovitz, il momento successivo dichiarava che il numero di vittime sarebbe stato talmente alto che non ci sarebbe più stato posto nei cimiteri. Le misure, tutte radicali, cambiavano quasi a cadenza quotidiana, i diritti erano garantiti e poi revocati. I tabloid filogovernativi hanno diffuso fake news e teorie complottiste che contraddicevano le dichiarazioni dell’unità di crisi. Nulla è stato lasciato intentato per mandare in confusione i cittadini e, nell’angoscia generale, rafforzare la fiducia nel leader e nel suo pugno di ferro.

Questo comportamento è tutt’altro che inatteso, quello che invece è interessante è osservare come i cittadini hanno gestito le loro libertà. Nella maggior parte dei Paesi, l’approvazione nei confronti delle politiche adottate dal governo è salita alle stelle: questo vale per i Paesi che hanno introdotto misure razionali ed efficaci per contrastare la pandemia e per quelli che hanno, al contrario,  semplicemente approfittato dell’opportunità per sospendere le libertà mentre il numero di contagiati e malati schizzava alle stelle. Quest’ultimo è il caso della Serbia, che ha registrato due record: ha adottato le misure più restrittive della regione e ha contabilizzato più del doppio di casi per milione di abitanti rispetto agli altri Paesi dell’ex-Jugoslavia. 

I cittadini si sono aggregati intorno ai loro leader, consegnando i loro diritti a chi, pare, sa usarli meglio di loro. Questo atteggiamento da “gregge” si è riscontrato anche tra i partiti di opposizione: questi, almeno in Serbia, hanno dimenticato responsabilità e obblighi nei confronti dei cittadini, perché questo non è il momento di parlare di politica (!). 

Kapò autoproclamati

Molti cittadini si sono adattati molto rapidamente alla situazione di emergenza. In tanti si sono dilettati a trasferire la violenza dello Stato alla scala della bottega sotto casa: non appena le file hanno iniziato a formarsi fuori dai negozi, gli auto-proclamatisi kapò sono apparsi, dimostrando rumorosamente il loro nuovo potere, gridando e intimidendo i cittadini. Non per mantenere l’ordine, ma per puro piacere. Alcuni si sono presi la briga di cercare gli over 65, cacciarli dai negozi, mandarli a casa: secondo i dati della polizia praticamente ogni persona anziana in Serbia che è uscita di casa violando le norme in vigore è stata denunciata dai vicini. Vi ricorda qualcosa?

Accanto a questi episodi di fascismo quotidiano, abbiamo assistito ad un altro fenomeno, completamente diverso. In tanti paesi, una volta fatte cadere le restrizioni relative al lockdown, i comportamenti generali dei cittadini sono risultati quantomeno sopra le righe. Bar affollati, parchi e spiagge pieni… come se il pericolo non fosse mai esistito. 

Molti, dai politici bosniaci ai poliziotti tedeschi, sono stati sorpresi a violare le restrizioni per partecipare a feste, mentre in Grecia si affollavano le spiagge appena riaperte. Anche le autorità svedesi sono rimaste esterrefatte dagli atteggiamenti irresponsabili dei cittadini che si sono riversati nei caffè al punto che il Governo del Paese ha dovuto rivedere la sua politica, basata sulla fiducia. 

Il meglio del giornalismo europeo, ogni giovedì, nella tua casella di posta

Può sembrare che io parli di eventi indipendenti tra loro. Non lo credo, anzi penso si tratti di due facce della stessa medaglia, che chiamerò “democrazia illiberale”. Questi sistemi politici sono diversi tra loro, ma hanno in comune il loro modo di gestire le libertà, ed è qui che autorità e cittadini hanno trovato un punto di incontro. Il potere si è ridistribuito dall’alto al basso rapidamente: i cittadini hanno accettato l’abolizione degli istituti democratici come una liberazione dal peso delle responsabilità. Hanno interpretato il disprezzo della legge da parte delle autorità come un indizio che tutte le restrizioni fossero abolite, hanno associato la perdita dei diritti ad un'opportunità di appropriarsi di quello che è rimasto delle loro libertà e usarle come meglio gli pareva. 

Una volta sospese le restrizioni i cittadini hanno confuso l’essere “liberi” con il permesso di non preoccuparsi degli altri. Sia le autorità che i cittadini hanno preso una parte di quello di cui avevano bisogno, l’hanno usata e poi l’hanno gettata. La colpa del virus è stata attribuita a un nemico (la Cina, George Soros, gli ebrei, i migranti, la 5G o Bill Gates...) da perseguire. Stessa cosa con la scienza, invocata al bisogno, rinnegata e dileggiata quando li contraddiva. 

Hanno tentato di recare danno ad ogni forma di autorità, messo ogni cosa in questione, diffuso e fomentato dubbi per minare la fiducia, l’unità e la solidarietà: i cittadini, lasciandosi coinvolgere in questo meccanismo, hanno partecipato alla frammentazione sociale, alla costruzione di individui spaventati e insicuri che sperano nell’arrivo di qualcuno che e metta ordine con la forza. 

Ciò che il Covid ha dimostrato con efficacia è quanto le nostre libertà siano fragili e quanto poco ci voglia per perderle. Per la gioia di tutti. Volevamo l’immunità di gregge, abbiamo ottenuto democrazie gregarie. Dobbiamo ricominciare dalle basi. 

Questo articolo fa parte del Debates Digital project, contenuti digitali che comprendono testi e discussioni live di alcuni degli scrittori di maggior successo, accademici e intellettuali che che fanno parte della rete Debates on Europe. L'autrice parteciperà a un dibattito online diffuso il 16 giugno alle 19, ora di Roma, su YouTube.

Tags
Ti è piaciuto questo articolo? Noi siamo molto felici. È a disposizione di tutti i nostri lettori, poiché riteniamo che il diritto a un’informazione libera e indipendente sia essenziale per la democrazia. Tuttavia, questo diritto non è garantito per sempre e l’indipendenza ha il suo prezzo. Abbiamo bisogno del tuo supporto per continuare a pubblicare le nostre notizie indipendenti e multilingue per tutti gli europei. Scopri le nostre offerte di abbonamento e i loro vantaggi esclusivi e diventa subito membro della nostra community!

Sei un media, un'azienda o un'organizzazione? Dai un'occhiata ai nostri servizi di traduzione ed editoriale multilingue.

Sostieni il giornalismo europeo indipendente

La democrazia europea ha bisogno di una stampa indipendente. Voxeurop ha bisogno di te. Abbònati!

Sullo stesso argomento