Grandi inchieste Reportage In cattive acque | Parte 5: Il futuro
Dei campi nel Veneto irrigati durante la siccità di giugno 2022. | Foto: Jelena Prtorić irrigazione nel veneto jelena prtoric

Pesticidi e acqua potabile: uno sguardo alle soluzioni sostenibili

Nell'ultima parte della nostra inchiesta sull'acqua potabile in Europa, esaminiamo le possibili soluzioni, a livello europeo e locale, per rendere sostenibile l'uso dei pesticidi. Nei Paesi Bassi, un esempio da seguire.

Pubblicato il 30 Marzo 2023 alle 10:58
irrigazione nel veneto jelena prtoric Dei campi nel Veneto irrigati durante la siccità di giugno 2022. | Foto: Jelena Prtorić
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Nel dicembre 2019 la Commissione europea ha presentato l'European Green Deal – "una tabella di marcia per fare dell'Europa il primo continente zero emissioni entro il 2050" – che da allora è diventata la parola d'ordine della sua politica ambientale. La protezione della biodiversità, il "rinverdimento" della politica agricola comune e la cosiddetta strategia Farm to Fork sono al centro del Green Deal.


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Le strategie Farm to Fork e Biodiversity prevedono un piano per "ridurre del 50 per cento l'uso e il rischio di pesticidi chimici entro il 2030 e di ridurre del 50 per cento l'uso dei pesticidi più pericolosi entro il 2030". Ma sulla scia della guerra in Ucraina, dell'aumento dei prezzi dell'energia e della crisi nell’approvvigionamento di cibo e fertilizzanti, la proposta di riformare la legislazione sull'uso sostenibile dei pesticidi non è stata accolta con entusiasmo dagli stati membri.

"I governi hanno sostanzialmente adottato il discorso dell'industria e ora chiedono alla Commissione europea un'ulteriore valutazione d'impatto", afferma Nina Holland, ricercatrice sui pesticidi del Corporate Europe Observatory, un’Ong che monitora l’attività delle lobby.  Se la Commissione accetterà di redigere nuove valutazioni d'impatto, probabilmente la proposta subirà un ritardo di mesi. Qualunque sia l'esito delle discussioni, ci vorrà del tempo prima che le decisioni si traducano in misure per gli agricoltori.  Inoltre, la Commissione ha già annacquato la sua proposta di divieto di utilizzo di tutti i pesticidi nelle cosiddette aree sensibili, avverte Holland. 

Ritardi e incoerenze
Altri documenti in materia ambientale che avrebbero dovuto contribuire al raggiungimento degli obiettivi strategici del Green Deal sono già stati ritardati o rischiano di essere accantonati. Il piano di lavoro della Commissione per il 2023 prevede di rinviare l'avvio della riforma di REACH, la normativa dell'Ue sulle sostanze chimiche, all'ultimo trimestre del 2023. Poiché le elezioni del Parlamento europeo si terranno nel 2024, il timore è che la legislazione non venga migliorata da questa Commissione. Il Piano d'azione sui nutrienti, che mira a raggiungere l'obiettivo del Green Deal europeo di ridurre le perdite di nutrienti del 50 per cento – e l'uso di fertilizzanti del 20 per cento – entro il 2030, è stato rinviato, senza una chiara data di pubblicazione nell'agenda della Commissione. Nel novembre 2022 la Commissione ha delineato una serie di misure e politiche relative alla disponibilità e all'accessibilità dei fertilizzanti che mettono l'accento sul sostegno agli agricoltori e ai produttori di fertilizzanti.

Nel novembre 2022, la Commissione ha pubblicato un documento di lavoro che delinea elementi da riconsiderare da parte degli stati membri, come "il passaggio da un divieto totale a una restrizione dell'uso dei pesticidi meno dannosi" e "l'autorizzazione della maggior parte dei pesticidi in agricoltura nelle aree ecologicamente sensibili". Quest'ultimo punto indebolirebbe anche il regolamento sull'uso dei pesticidi nel bacino di captazione dell'acqua.

Un’agricoltura diversa

Nella Farm of the Future, nella provincia nordorientale di Flevoland, nei Paesi Bassi, i ricercatori dell'Università di Wageningen lavorano con gli agricoltori per capire come alcuni degli obiettivi dell'Ue potrebbero essere raggiunti con l'aiuto della tecnologia e utilizzando metodi di coltivazione diversi. I Paesi Bassi sono una potenza agricola mondiale: il 53,9 per cento del territorio è utilizzato per l'agricoltura. Il paese di appena 41.540 km² è il secondo esportatore di prodotti agricoli al mondo, dopo gli Stati Uniti, in termini di valore delle esportazioni, 96,6 miliardi di euro nel 2020.

"Abbiamo bisogno e possiamo progettare sistemi di produzione alimentare ad alto rendimento, perché dovremo sfamare 9 miliardi di persone tra dieci o vent'anni", afferma il responsabile del progetto, Wijnand Sukkel, che da 35 anni si occupa di sviluppo di sistemi agricoli. "Per rendere [la produzione alimentare] complessivamente sostenibile, dobbiamo tenere conto di tutto, dall'inquinamento [da nitrati] alla scarsità d'acqua e […] all'esaurimento di risorse come i combustibili fossili o il fosforo".

Wijnand Sukkel, the project leader of the Farm of the Future project in August 2022. Lelystad, the Netherlands. Credit: Jelena Prtorić
Wijnand Sukkel, responsabile del progetto Farm of the Future nell'agosto 2022. Lelystad, Paesi Bassi. | Foto: Jelena Prtorić

Nella fattoria, Sukkel e i suoi colleghi – ricercatori e agricoltori – esplorano i sistemi agroforestali, piantando le colture in strisce con siepi di fiori in mezzo, ogni 50 metri, per preservare la diversità degli insetti. "Prendiamo ad esempio l'agricoltura biologica: biologico non significa low tech. Può essere realizzata molto meglio se si utilizza la tecnologia. Se si coltivano cipolle, si può scegliere se impiegare 200 ore di lavoro per ettaro per il lavoro di diserbo o acquistare una macchina ad alta tecnologia e farlo per circa 10 ore di lavoro", afferma Sukkel.


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Gli attuali sistemi agricoli incoraggiano l'uso di macchinari pesanti, che costano molto e obbligano gli agricoltori a specializzarsi e a lavorare con grandi superfici di monocolture per rimanere redditizi. Ma poiché le monocolture sono anche più suscettibili a certe malattie rispetto ai sistemi a coltura mista, l'eliminazione delle grandi aree di coltivazione monoculturali si tradurrebbe in una migliore protezione naturale delle coltivazioni. "Inoltre, si potrebbero impiegare robot specializzati per trattare le piante infette con una quantità minima di pesticidi: sono sicuro che potremmo ridurre la quantità di pesticidi del 90 per cento. E se eliminassimo i macchinari pesanti dai campi, potremmo ridurre la compattazione del suolo, che ha un impatto negativo sulla sua fertilità", afferma Sukkel.

Non tutti trovano convincente l'argomentazione secondo cui la tecnologia è parte della soluzione. Nina Holland del Corporate Europe Observatory sottolinea che "l'argomento dell'agricoltura digitalizzata e di precisione viene utilizzato dall'industria agroalimentare per compensare le potenziali perdite derivanti dalla riduzione dei pesticidi. Le nuove tecniche geneticamente modificate e lo spargimento di pesticidi con i droni fanno parte di questa strategia" . E molti agricoltori biologici insistono sulle "soluzioni naturali".

Jean-Christophe Richard, un ex commerciante di pesticidi che si è dedicato alla bioagricoltura dopo che gli è stato diagnosticato un tumore che ritiene sia legato al lavoro, è tra questi. Richard è co-presidente per la regione della Loira Atlantica (ovest) della Confederation paysanne, un sindacato di agricoltori francesi che difende un tipo di agricoltura ecologica e rispettosa degli agricoltori. Lui e i suoi tre soci hanno un'azienda agricola di 210 ettari fuori Nort-sur-Erdre, dove producono ogni anno circa 480mila litri di latte vaccino, con 65 mucche; hanno anche 150 ettari di prati dove piantano cereali ogni 5-8 anni. Essendo un'azienda agricola biologica certificata, utilizza come fertilizzante solo il letame delle proprie mucche, oltre a 50 tonnellate di calcare macinato all'anno, che neutralizza l'acidità del suolo.

"Non avrò problemi con i parassiti nelle mie colture di cereali, se prima ho lasciato il terreno a riposare e a crescere come prato. In questo modo si combatte l'erosione del suolo e si migliora l'assorbimento dei nutrienti, in modo da non dover esagerare con i fertilizzanti", afferma. Richard si rammarica del fatto che il più grande fondo a disposizione degli agricoltori dell'Ue, la Politica agricola comune (Pac), sia ancora assegnato per ettaro. "Sarebbe meglio che la distribuzione dei sussidi avvenisse per agricoltore piuttosto che per ettaro. Oppure si dovrebbe porre un limite al numero di ettari, in modo da frenare anche l'accaparramento della terra", ritiene.

I nuovi e vecchi sussidi agricoli

La Politica agricola comune dell'Ue, varata nel 1962, è sancita dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea come un sistema completo di sussidi, con l'obiettivo di fornire un sostegno diretto al reddito degli agricoltori a partire dagli anni Ottanta. Si compone di due pilastri: il primo, che rappresenta circa i tre terzi del bilancio della Pac, eroga sussidi su base ettaro agli agricoltori, che devono rispettare alcuni requisiti ambientali. Il secondo, generalmente considerato sottofinanziato rispetto al primo, si concentra sullo sviluppo rurale e fornisce anche sostegno a una serie di misure ecologiche, come la conversione o il mantenimento dell'agricoltura biologica.

La nuova Pac post-2020 avrebbe dovuto ristrutturare il sistema dei sussidi e fornire incentivi per pratiche agricole più rispettose del clima e della biodiversità, in particolare attraverso i cosiddetti eco-schemi. "Gli eco-schemi sono una buona aggiunta [alla nuova Pac], ma la struttura complessiva della politica non è cambiata. La maggior parte dei fondi va ancora ai finanziamenti diretti basati sul numero di ettari", afferma Katharine Heyl, assistente presso l'unità di ricerca Sustainability and Climate Policy di Lipsia, in Germania.

Gli eco-schemi sono finanziati da una quota del denaro proveniente dai pagamenti diretti: circa il 25 per cento è il minimo stabilito dall'Ue, anche se gli stati membri possono andare oltre questa soglia. Ma questi programmi sono anche volontari, quindi gli agricoltori non sono necessariamente obbligati ad adottarli. Inoltre, i livelli di remunerazione potrebbero essere troppo bassi in alcuni paesi e, mentre i programmi a favore dell'ambiente promossi nell'ambito del secondo pilastro della Pac hanno una durata di 5-7 anni, gli eco-schemi hanno una durata annuale, che probabilmente è troppo breve per ottenere cambiamenti reali nel campo della biodiversità.

Infine, quando si tratta di questioni specifiche come l'inquinamento da fertilizzanti, la Pac non affronta i fattori alla base della gestione non sostenibile di questi ultimi, come l'allevamento intensivo o il loto uso eccessivo. "I sussidi dovrebbero promuovere il ripristino della natura, come la gestione sostenibile delle torbiere e delle zone umide, evitare l'erosione del suolo e altre misure che limitino l'inquinamento da fertilizzanti", afferma Heyl, "ma la Pac da sola, essendo un regime di sussidi, non è uno strumento efficiente, efficace e adatto, in termini di miglioramento, ad affrontare la questione dell'inquinamento da fosforo e nitrati".

La Pac è destinata a rimanere una grande fonte di frustrazione, sia per gli agricoltori, a causa dell'eccessivo carico burocratico che comporta, sia per gli ambientalisti, che ritengono ancora improbabile che possa contribuire a raggiungere gli obiettivi del Green Deal. 

Nel 2021, BirdLife Europe, l'Ufficio europeo per l'ambiente (EEB) e l'Ufficio per le politiche europee del WWF hanno analizzato 166 progetti di eco-schemi, concludendo che "solo il 19 per cento è in grado di raggiungere gli obiettivi ambientali dichiarati, il 40 per cento necessita di miglioramenti significativi per essere efficace e il 41 per cento è completamente disallineato rispetto agli obiettivi del Green Deal".

Un'altra analisi preoccupante della politica dei sussidi proviene da una relazione del 2021 della Corte dei conti europea, incentrata sull'impatto dell'agricoltura sulla quantità di acqua. I revisori hanno rilevato che l'attuale sistema di autorizzazione al prelievo di acqua e i meccanismi di prezzo dell'acqua contengono molte esenzioni per l'uso agricolo delle risorse idriche. Solo alcuni schemi della Pac collegano i pagamenti a forti requisiti di uso sostenibile dell'acqua. Nel complesso, i progetti volti a migliorare quest'ultimo sono meno comuni di quelli che potrebbero aumentare la loro pressione sulle risorse idriche, come i nuovi progetti di irrigazione.

Secondo un'analisi dell'Agenzia europea per l'ambiente, circa il 30 per cento della popolazione europea è colpita da stress idrico durante un anno medio, e "si prevede che la situazione peggiorerà poiché i cambiamenti climatici stanno aumentando la frequenza, l'entità e l'impatto delle siccità". 

Nel 2022 i corsi d'acqua europei sono stati colpiti da una brutale siccità durata mesi. L'estrazione dell'acqua interessa fino al 17 per cento del totale dei corpi idrici sotterranei e il 10 per cento della lunghezza totale dei fiumi negli stati membri dell'Ue, mentre il prelievo di acqua per l'agricoltura è distribuito in modo disomogeneo e quasi il 90 per cento si verifica nell'Europa meridionale, una regione che è già gravemente colpita dalle siccità estive.

L'eccessivo prelievo idrico non solo provoca la scarsità d'acqua, ma ha anche un impatto sulla qualità dell'acqua, con l'aumento delle concentrazioni di inquinanti come sostanze chimiche, nutrienti e materiale organico.

Nell’estate del 2022 almeno 300 tonnellate di pesci morti sono state estratte dal fiume Oder in e Polonia. In un primo momento, le autorità tedesche e polacche erano in disaccordo su cosa avesse causato il disastro ambientale, ma entrambe hanno finito per dare la colpa alla crescita di alghe tossiche, innescata da un aumento della salinità. Sebbene gli scienziati non siano riusciti a determinare la causa dell'elevato contenuto di sale, hanno sottolineato il fatto che l'ecosistema fluviale è stato sottoposto a un forte stress durante l'estate, a causa della siccità e del caldo estremo. 

I bassi livelli d'acqua hanno esacerbato la presenza di sostanze tossiche nell'acqua e provocato la morte di organismi viventi; uno scenario che probabilmente si ripeterà finché continueremo a mettere sotto pressione i nostri corsi d'acqua.

Questa inchiesta è pubblicata nell'ambito di una ricerca sull'inquinamento idrico in agricoltura sostenuta da una 2022 Bertha Challenge Fellowship. Puoi consultare il sito del progetto qui: Troubled Waters

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