In un contesto di agricoltura intensiva, Joke Wierenga è un'eccezione. La sua piccola azienda agricola fuori dalla città di Zwolle, nella parte orientale dei Paesi Bassi, non si affida a finanziamenti o a prodotti chimici per migliorare la resa, ma si rivolge alla comunità: i residenti sono diventati membri della sua impresa.
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"Le persone pagano in anticipo i prodotti e si affidano a me in quanto agricultrice: mi impegno quindi a fare del mio meglio affinché i prodotti possano corrispondere alle loro aspettative", spiega Joke. Wierenga ha lavorato come insegnante di matematica e scienze fino a sette anni fa quando, dopo aver visitato un orto urbano, ha deciso di riprodurre qualcosa di simile.
Oggi gestisce un orto biointensivo, un tipo di agricoltura che rispetta l'ambiente e cerca di migliorare i raccolti grazie a una rotazione frequente delle colture e un'ampia varietà di semina. Nella maggior parte degli orti bio intensivi, quando possibile, gli agricoltori vendono i prodotti direttamente ai loro clienti.
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La tradizione dell’orto biointensivo risale al Medioevo, spiega Wierenga, quando gli alimenti venivano coltivati intorno alle città. Con lo sviluppo della tecnologia agricola e l'aumento della popolazione, l’industria alimentare si è spostata, allontanandosi dalle città, e il sistema di coltivazione è diventato fortemente meccanizzato per garantire rese più elevate e nutrire la popolazione.
L’orto biointensivo rappresenta un tentativo di avvicinare nuovamente l’industria alimentare agli abitanti. Ogni settimana, Wierenga informa gli aderenti al progetto sull'andamento dei raccolti, che passano quindi a ritirare i loro prodotti agricoli distribuiti pro quota. Alcuni di loro fanno volontariato nell'orto, aiutano a piantare e diserbare. Questo sistema inoltre fornisce una sicurezza di cui i piccoli agricoltori hanno bisogno per sopravvivere.