Geert Wilders, Declan Ganley e Jean-Marie Le Pen. Foto Fabien Dany, AFP, DR

Euroscettici in ordine sparso

Oppositori del trattato di Lisbona, estremisti o antiliberisti, i partiti contestatori potrebbero essere i veri vincitori di queste elezioni. La stampa europea si chiede però che peso politico potranno avere in Parlamento.

Pubblicato il 5 Giugno 2009 alle 16:33
Geert Wilders, Declan Ganley e Jean-Marie Le Pen. Foto Fabien Dany, AFP, DR

Secondo i sondaggi e i primi risultati delle elezioni olandesi, gli euroscettici dovrebbero essere più numerosi nel prossimo Parlamento europeo.

L'annuncio dell'alleanza del Partito conservatore britannico, dei polacchi di Diritto e giustizia e dei cechi dell'Ods fa sudare freddo i sostenitori del trattato di Lisbona, osserva il quotidiano polacco Dziennik. La coalizione formata da queste tre formazioni potrebbe infatti diventare la seconda forza politica del parlamento, alla quale si dovrà aggiungere un altro gruppo euroscettico guidato da Jean-Marie Le Pen e dall'olandese Geert Wilders.Se gli euroscettici riusciranno ad avere abbastanza voti, avverte Dziennik, l'Unione europea sarà costretta a bloccare i suoi progetti sulla diplomazia comune, e sulle cariche di presidente e di ministro degli Esteri.

Non tutti gli euroscettici sono estremisti, ma questi ultimi potrebbero essere i grandi vincitori delle elezioni europee. Almeno dodici partiti di estrema destra potrebbero essere rappresentati a Bruxelles e a Strasburgo, sottolinea Die Zeit. "L'estrema destra è molto forte in Europa", osserva il settimanale tedesco, e i partiti tradizionali non hanno a disposizioni valide strategie per contrastarla. "Troppo spesso i partiti democratici non li combattono, ma li tollerano con un sorriso di circostanza", osserva la politologa Britta Schellenberg. "Agiscono a livello troppo locale, invece di ragionare in termini europei".

La destra non ha il monopolio dell'euroscetticismo, osserva Le Figaro, per il quale in Francia il Nuovo partito anticapitalista e il Fronte della sinistra "rifiutano l'Europa federale con il pretesto che è 'liberista'". Ma questa "galassia antieuropeista", anche se vasta – secondo le stime raggrupperebbe circa 180 eurodeputati su un totale di 736 – è eterogenea e rischia di rimanerlo anche dopo le elezioni. Quali punti in comune, per esempio, esistono in Polonia tra Lech Walesa e la Lega delle famiglie polacche, entrambi schierati con Libertas? Quale rapporto tra i sostenitori del "no" al referendum sulla costituzione europea del Partito socialista francese e i movimenti scandinavi che militano per il ritiro della Danimarca e della Svezia dall'Unione europea? "Al di là del loro rifiuto dell'Ue o del loro appello a costruire una nuova Europa, questi partiti sono incapaci di creare un movimento coerente e di elaborare proposte concrete", osserva il quotidiano conservatore.

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Perché allora la popolarità di questi partiti è in crescita? Su Spiked il sociologo Frank Furedi spiega che concentrandosi sull'estrema destra, la classe politica europea non fa che dimostrare la sua mancanza di "legittimità popolare". Incapace di ispirare "un'adesione generale" a un progetto europeo che "manca di contenuti", semina il panico facendo regolarmente allusione a "un'instabilità economica paragonabile a quella degli anni Trenta" e "all'affermazione del fascismo". Esagerare la minaccia dei gruppi marginali, allargare il significato del termine "estremista", includere nel gruppo degli euroscettici partiti che non sono necessariamente antieuropei, non fa che rendere più difficile il dibattito sull'Europa, assicura Furedi. Insistere su questa "moralità negativa" avrà l'effetto di creare "l'idea di un'élite europea scollegata dagli elettori, ma rischia soprattutto di rafforzare il cinismo dell'elettorato nei confronti della politica".

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