Giro di vite sul credito all’Est

Pubblicato il 24 Novembre 2011 alle 12:18

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"L'autorità austriaca dei mercati finanziari e la banca nazionale tirano il freno sui crediti nell'est Europa", titola Die Presse, dopo la decisione delle due istituzioni di esigere dalle banche austriache un aumento dal 2 al 3 per cento delle loro riserve di fondi e di limitare la "concessione eccessiva di crediti" nella regione. Questa misura arriva mentre l'agenzia di rating Moody's sta esaminando le prospettive del debito austriaco. Nel suo commento il quotidiano viennese teme "un fallimento dello stato provocato dalle banche sul modello dell'Irlanda", perché le banche austriache dopo diversi "anni di euforia" hanno investito quasi 300 miliardi di euro - una cifra superiore al pil del paese - in Europa centrale e orientale. Crediti che fra il 6 e il 40 per cento dei casi sono diventati degli attivi difficilmente esigibili.

"La decisione della banca centrale austriaca chiude la fase attuale della crisi e apre probabilmente la prossima", osserva România libera da Bucarest. "Gli effetti concreti saranno pesanti - ulteriore pressione sulla moneta nazionale, tassi di interesse in aumento, difficoltà per lo stato a ottenere crediti - ma possono essere superate. Più grave rimane l'effetto simbolico, perché in questo modo ci rendiamo conto che la Romania è ormai un paese emergente, con i suoi profitti e i suoi rischi, dove vale ancora la pena investire ma solo se si conosce un mezzo per poi poterne uscire". Per il giornale di Bucarest, che ricorda che i bei tempi del 2007 - quando "i banchieri greci e austriaci si battevano per l’accesso al selvaggio mercato dell'Europa dell'est - sono finiti", l'Austria sacrifica la Romania, dove insieme alla Grecia possiede più della metà del sistema bancario, per salvare il proprio destino". Insomma, è la "tragica fine del colonialismo finanziario".

Per quanto riguarda la Repubblica ceca, Respekt teme che "paesi come l'Ungheria, la Romania, la Serbia o l'Ucraina saranno obbligati ad affrontare - quanto meno per quanto riguarda le banche austriache - un improvviso 'credit crunch', cioè una repentina difficoltà a ottenere crediti". Ma anche paesi come la Repubblica ceca o la Slovacchia difficilmente potrebbero subire le stesse conseguenze, perché la stampa internazionale dimentica che la loro situazione è molto diversa da quella degli altri paesi della regione, osserva il settimanale di Praga. "In Repubblica ceca e Slovacchia si risparmia molto". ricorda Respekt. "I due paesi sono relativamente poco indebitati. Non solo per quanto riguarda le grandi società [...] ma anche e soprattutto nel settore del piccolo commercio. Per esempio il volume dei prestiti ipotecari in questi paesi è del 25 per cento del Pil, in Europa occidentale è del 55 per cento e nel Regno Unito arriva al 100 per cento del pil".

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