A pochi giorni dalle elezioni greche del 17 giugno Le Soir dedica un’inchiesta speciale alla crisi dell’euro e alle proposte per risolverla. Secondo l’editorialista del quotidiano il disastro greco non è la causa del male che affligge l’Europa, ma soltanto un sintomo.
Il paese ha fallito, ma la cura che gli è stata imposta ha soltanto stretto la cinghia senza concedergli il tempo - fatalmente lungo - e i mezzi per rimettere a posto le cose […]. Se la situazione greca fosse stata gestita meglio, l’Europa non avrebbe conosciuto la folle deriva degli ultimi mesi.
La crisi greca ha contagiato il resto dell’Unione, certo, ma sarebbe semplicistico limitarsi a questa spiegazione. “Il momento sarà cruciale, ma la posta in gioco europea è ben più importante. Le elezioni in Grecia non fanno che cristallizzarla”, scrive Béatrice Delvaux, sottolineando che l’Europa non incanta più, e la complessità dei suoi ingranaggi le rende incomprensibile. Ci vuole un nuovo slancio:
Mai come ora c’è stato bisogno della solidarietà tra paesi europei, mai come ora siamo stati politicamente e democraticamente inadeguati. […] Dobbiamo trovare il coraggio politico e le idee migliori per tracciare un percorso comune e promettente. Se non sarà così, con l’euro affonderà anche la democrazia. Questa necessità sarà la stessa anche se i greci ‘voteranno bene’ domenica prossima (ovvero per i partiti che sono pronti ad accettare le riforme). Ripetiamolo: il problema dell’Europa non è la Grecia. È l’Europa.