I giudici della seconda sezione della Corte costituzionale tedesca. © 2009 BVerfG

Il trattato di Lisbona fa una pausa a Berlino

La Corte costituzionale di Karlsruhe ha dato il via libera alla ratifica del Trattato di Lisbona, ma ha chiesto alcune modifiche alla legge tedesca per garantire le prerogative del Parlamento nazionale. Questo "sì, ma" può ritardare la ratifica del trattato.

Pubblicato il 1 Luglio 2009 alle 17:08
I giudici della seconda sezione della Corte costituzionale tedesca. © 2009 BVerfG

Chiamata in causa da alcuni deputati tedeschi europeisti ed euroscettici, la corte costituzionale di Karlsruhe ha approvato il Trattato di Lisbona, ritenendolo “compatibile” con la Legge fondamentale (la Costituzione) tedesca. I giudici hanno tuttavia sospeso la ratifica del testo chiedendo una revisione della legge che lo accompagna, perché a loro avviso non garantirebbe a sufficienza le competenze del parlamento tedesco. “È un giudizio di “Sì, possiamo farlo'”, commenta la Süddeutsche Zeitung: “Sì, possiamo costruire l'Europa, un'Europa forte, ma solo se rispettiamo i principi della democrazia, al centro della quale si trova la volontà del popolo”. Il parlamento tedesco non sarà più un organismo chiamato solo a registrare le decisioni di Bruxelles, si rallegra il quotidiano bavarese, perché il giudizio non segna un arresto del processo d'integrazione ma è “un terreno per la democrazia”.

La Tageszeitung teme invece che la sentenza crei uno spiacevole precedente. Per il quotidiano di sinistra, la decisione della corte “s'inscrive nel clima nazionalista che attualmente si ritrova in altri stati membri. Il vero pericolo è nella possibilità che le corti costituzionali degli altri 26 paesi seguano l'esempio di Karlsruhe elevandosi a capoguardia dell'Unione europea. Troppa sabbia nel motore potrebbe arrestare anche un veicolo robusto come l'Ue”.

Vista da Polonia e Spagna, questa è una brutta notizia per l'Europa. “Come potrà Angela Merkel mettere pressione sugli irlandesi ed esortare il presidente ceco Vaclav Klaus e quello polacco Lech Kaczynski a firmare il trattato?”, s'interroga il politologo Cornelius Ochmann su Gazeta Wyborcza. “I tedeschi hanno deciso che il loro paese è più importante di Bruxelles”, scrive invece Polska, secondo cui questa decisione segna un arresto dell'“idea di una nuova superpotenza federale”. “L'unica cosa che resti [della costituzione europea] è un manuale delle istruzioni per i tecnocrati europei. Non c'è da stupirsi che il Trattato sia stato respinto tante volte. Ed ecco ora il suo destino frenato dai giuristi del più grande paese d'Europa”.

“La Germania ha dimostrato di non essere più la locomotiva europea ma un paese normale, che accetta a malincuore le nuove tappe (…) del progetto comunitario”, giudica da parte sua Abc. Anche il giornale madrileno teme che la sentenza possa “dare le ali agli euroscettici dei paesi che ancora non hanno ratificato il trattato di Lisbona: Polonia, Repubblica Ceca e Irlanda. In Gran Bretagna il leader conservatore David Cameron si deve fregare le mani: se eletto, infatti, ha la ferma intenzione di indire un referendum sul trattato”.

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“La corte costituzionale tedesca ha affermato la centralità del parlamento nazionale”, commenta infine in Italia il Corriere della Sera: “su temi come la polizia, l'esercito, il fisco, la legislazione sociale, le leggi sulla famiglia, il diritto penale, Bundestag e Bundesrat (camera bassa e camera alta) saranno, per quanto riguarda la Germania, il cuore del processo decisionale anche dopo l'entrata in vigore del Trattato europeo (…) l'orientamento della Germania [è chiaro]: l'Europa non è federalista o un superstato, come dicono alcuni, ma è un'Europa delle nazioni”.

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