Il 6 novembre è cominciata la COP27 di Sharm-el-Sheikh, in Egitto. Oltre duemila delegati provenienti da tutto il mondo si riuniscono nella città balneare per 12 giorni di discussioni sull'attuazione delle misure adottate nell'accordo sul clima di Parigi del 2015. L'atmosfera non è solitamente ottimista in occasione di una COP, ma con un anno segnato da disastri climatici in tutto il mondo e con la guerra in Ucraina che ha già avuto un impatto sul settore energetico, l’edizione 2022 è permeata da un senso di urgenza ancora più importante. L'obiettivo precedentemente fissato di dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030 rimane invece ampiamente fuori portata.
È senz’altro questo stesso senso di urgenza che ha motivato l'inserimento della riparazione dei danni climatici in agenda: la questione del risarcimento per le perdite e i danni causati dal cambiamento climatico, e il finanziamento da parte del Nord industrializzato dei danni ambientali subiti dai paesi del Sud colpiti in modo sproporzionato dal cambiamento climatico, nonostante la loro impronta di carbonio molto inferiore. Il tema era già stato affrontato in occasione della precedente COP; quest'anno è la prima volta che viene discusso formalmente. L'Ue, che è stata all'origine di una legislazione ambiziosa sul clima, si è finora opposta a questi risarcimenti, ed è stata raggiunta su questo punto dagli Stati Uniti.
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