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Le zone grigie delle liste nere

L'identificazione delle compagnie aeree pericolose lanciata dall'Unione europea nel 2005 doveva garantire un cielo libero dagli aerei-carretta. Il recente schianto di un Airbus della compagnia aerea Yemenia al largo delle Comore, però, rivela notevoli lacune nel sistema di sorveglianza dell'Unione, constata lo Spiegel.

Pubblicato il 7 Luglio 2009
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Il giorno stesso della catastrofe Antonio Tajani, il commissario europeo ai trasporti, ha optato per la fuga in avanti: “Occorre stabilire una lista nera mondiale delle compagnie aeree”, si è affrettato a dichiarare, in una manovra volta innanzitutto a evitare i pesanti interrogativi che potrebbero riguardare lo stesso sistema di controllo dell'Ue. Ma da quel che si è appreso nel frattempo, la compagnia yemenita sarebbe dovuta già appartenere alla lista nera a causa di questo aereo.

L'elenco, che al momento riunisce più di duecento compagnie bandite dallo spazio aereo europeo, fu deciso con entusiasmo da Bruxelles nel 2005. Si tratta per la maggior parte di piccole compagnie africane o asiatiche, alcune delle quali non hanno mai volato con nemmeno uno dei loro apparecchi sui cieli europei. Le compagnie più grandi, invece, ancora non sono finite sotto il mirino dei garanti della sicurezza aerea.

La saga poco gloriosa della Yemenia ha inizio il 4 luglio 2007 all'aeroporto di Marsiglia. Durante un controllo a sorpresa, gli ispettori dell'agenzia di sicurezza francese scoprirono “vizi di terza categoria” sull'apparecchio dell'incidente. “Non se ne incontrano tutti i giorni”, confida uno degli esperti. L'aereo dovette in tutta fretta lasciare il territorio francese e i passeggeri rimasero a Marsiglia.

Allertata dalle autorità francesi, la Commissione europea mise Yemenia Airways in una lista di osservazione, mentre il divieto di volare su tutto lo spazio aereo europeo non fu al momento ritenuto necessario. A partire da quel giorno, l'apparecchio 70-ADJ avrebbe anche dovuto evitare la Francia, ma tutti gli altri aeroporti d'Europa gli restavano accessibili. “Un fatto del genere viola chiaramente lo spirito di un sistema di sicurezza europea unico nell'aviazione”, commenta Winfried Hermann, deputato verde al Bundestag.

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Mentre la compagnia yemenita proseguiva i suoi voli in Europa, il dipartimento della Commissione europea per i trasporti verificava se Yemenia avesse risolto i problemi di manutenzione accertati. La storia finisce nel novembre 2008: era rientrato tutto nell'ordine per la compagnia araba, dal momento che il costruttore Airbus ne aveva rivisto e certificato le procedure di gestione e manutenzione. L'Ue, evidentemente, non si era preoccupata del fatto che Airbus potesse essere condizionata dai suoi rapporti commerciali con Yemenia.

È da tempo che a Bruxelles aleggia l'idea che la lista nera sia decisa non tanto per motivi di sicurezza quanto per interessi politici ed economici.

L'esempio di Yemenia Airways rivela anche fino a che punto le autorità di sicurezza dell'Ue non collaborino tra di loro. Mentre nella Commissione - dove i responsabili dei paesi membri fanno in bello e il cattivo tempo - erano tutti soddisfatti, l'autorità di sorveglianza europea Easa perveniva a tutt'altra conclusione, diagnosticando vizi gravi e sistematici in seno alla società di manutenzione di Yemenia. Il 14 febbraio 2009 l'Easa ritirava alla compagnia yemenita il diritto di frequentare gli aeroporti europei. “Noi abbiamo subito informato la Commissione europea”, fanno sapere dall'agenzia. Questo, tuttavia, non sembra aver interessato nessuno a Bruxelles.

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