Il 15 giugno, il Parlamento ungherese ha approvato un disegno di legge volto a potenziare la lotta contro la pedofilia che include un articolo secondo il quale “i contenuti che raffigurano la sessualità fine a se stessa, il cambiamento di genere e l’omosessualità non devono essere messi a disposizione delle persone di età inferiore ai 18 anni”. L’opposizione ha boicottato il voto, ad eccezione del partito di estrema destra Jobbik. Una volta promulgata dal Capo dello Stato, la legge si applicherà ai media, all’editoria e alla pubblicità.
La legge riflette la posizione conservatrice del governo nazionalista di Viktor Orbán che, dal suo arrivo al potere, ha tentato di limitare i diritti delle persone LGBTIQ+ in Ungheria. Prima dell’avvento al potere del suo partito, la Fidesz, l’Ungheria era un Paese piuttosto progressista: l’omosessualità è stata depenalizzata agli inizi degli anni ‘60 e le unioni civili riconosciute nel 1996.
Amnesty International denuncia una legge “omofoba e transfobica” che “stigmatizza ulteriormente le persone LGBTIQ+, esponendole a discriminazioni maggiori in un ambiente già ostile”. Il 22 giugno, 14 Paesi dell’Ue hanno espresso la loro “profonda preoccupazione” per l’adozione di questa legge, che hanno accusato di “violare la libertà di espressione con il pretesto di proteggere i bambini”.
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