Attualità Trattato di Lisbona
Angela Merkel e il premier irlandese Brian Cowen a Berlino nel 2008. (AFP)

L'Irlanda deve raccogliere il testimone tedesco

Con ogni probabilità Angela Merkel sarà rieletta cancelliera questo mese. Diversamente dai suoi predecessori forgiati dalla tormentata storia tedesca, dimostra scarso entusiasmo per un progetto europeo che è stato di grandissimo aiuto per nazioni in passato povere come l’Irlanda. Secondo Thomas Molly è un motivo in più per gli irlandesi per sottoscrivere il trattato di Lisbona nel referendum del 2 ottobre, al fine di mantenere a galla un'unione vacillante.  

Pubblicato il 23 Settembre 2009 alle 08:20
Angela Merkel e il premier irlandese Brian Cowen a Berlino nel 2008. (AFP)

Alla fine del mese i tedeschi si recheranno alle urne: l'esito più probabile – la vittoria di Angela Merkel – dovrebbe spingere gli irlandesi ad esprimersi cinque giorni dopo in favore del trattato di Lisbona.

Angela Merkel è una pioniera per diversi aspetti: è la prima tedesca dell’est e la prima donna a guidare la Germania, ma non solo. È anche la prima leader tedesca a non aver vissuto sulla propria pelle la tragica esperienza della Germania.

I suoi predecessori, uomini come Helmut Khol e Helmut Schmidt, hanno vissuto la guerra e questo ha dato loro lo slancio necessario a contribuire a creare l’Europa che conosciamo. Questo caloroso supporto al progetto europeo ha coinvolto anche paesi più poveri come l’Irlanda. Merkel e ognuno dei suoi possibili successori, pur memori del passato della Germania, non condividono il medesimo interesse di Kohl per l’Ue.

La Germania sta rapidamente diventando un paese normale, e i paesi normali fanno quello che noi abbiamo sempre fatto: tengono presenti le loro priorità. Chiunque ne dubiti guardi alle relazioni che la Germania ha instaurato con la Russia. Merkel ha persuaso il suo gigantesco e determinato vicino di casa a garantire le forniture di gas alla Germania. Soltanto una decina di anni fa la Germania si sarebbe sentita fortemente a disagio ad agire da sola e avrebbe cercato il sostegno dell’Europa, pur manifestando le proprie critiche per l’operato della Russia in paesi come la Georgia.

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La locomotiva rallenta

Oggi la Germania persegue i propri interessi individuali, proprio come fanno Francia e Gran Bretagna. Non per nulla noi tutti usiamo la parola tedesca realpolitik nelle relazioni internazionali quando vogliamo descrivere una politica che si basa più sul pragmatismo che su considerazioni morali o ideologiche.

La Germania, dunque, torna ad essere un paese normale, e questo è già un buon motivo per festeggiare. Non soltanto è il motore trainante dell’economia europea, ma è anche una potenza militare e la sua assenza virtuale dalla scena internazionale degli affari esteri ha lasciato un vuoto politico colmato soltanto in parte da deludenti vicini. Se è vero che questo processo irreversibile è positivo, pone anche qualche sfida all'Irlanda. Se il motore un tempo benevolo dell’integrazione europea perde colpi, noi e altre nazioni più piccole dobbiamo fare un passo avanti, oppure osservare il progetto europeo afflosciarsi.

In Irlanda stiamo già assistendo ad alcuni degli effetti del nuovo atteggiamento della Germania nei confronti del progetto europeo. Negli anni novanta il cancelliere Kohl – uomo astuto e borioso, politico pronto a spendere denaro per conquistarsi favori in vista delle elezioni – avrebbe messo a punto un pacchetto di allettanti offerte per conquistarsi il favore di gruppi di interesse scettici come gli agricoltori e avrebbe fatto in modo che gli agricoltori votassero sì. In breve: avrebbe cercato di comperarsi i consensi al trattato di Lisbona a suon di soldi, e forse anche con inutili aggiunte trattato.

Questa volta non ci sono stati incentivi simili, a parte una fredda per quanto garbata richiesta di procedere a una seconda votazione da parte dell’Ue. Gli altri governi non si sono neppure presi la briga di dare alla nostra amministrazione una foglia di fico mentre si lanciavano nella campagna, e la loro esasperazione per le nostre paure e preoccupazioni su questioni importanti come l’aborto e i conflitti militari è sempre più palese.

L'Europa non ha più il pilota automatico

Ciò non significa che la Germania non ci abbia aiutati. Anzi, sono stati i commenti di Angela Merkel all’inizio di quest’anno – quando ha detto che l’Irlanda avrebbe dovuto essere salvata se la sua economia fosse crollata – a mutare le sorti dei mercati azionari e ridurre il costo dei prestiti. Anche se i ringraziamenti di Dublino per questa garanzia sono stati piuttosto timidi, si è trattato di un punto di svolta considerevole, mentre il mondo metteva Irlanda e Islanda sullo stesso piano e scommetteva contro la nostra sopravvivenza.

Volendo parafrasare John F. Kennedy, il testimone ora è passato a una nuova generazione di tedeschi, nati dopo la guerra, cresciuti in una pace prospera, non più disposti a continuare a pagare per gli errori dei loro padri. Questa realtà di fondo significa che l’Europa non viaggia più con il pilota automatico inserito e ciò spiega perché noi in Irlanda dobbiamo prestare maggiore attenzione al progetto europeo. Mentre l'entusiasmo dei tedeschi cala, il nostro deve crescere, o dovremo accettare che l’Europa inciampi e cada nello stesso momento in cui altre superpotenze si affacciano alla ribalta in estremo oriente.

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