“Non resterà quasi più nulla del Belgio”, prevede De Standaard all’indomani della presentazione del progetto di una “nuova confederazione belga” immaginato da Bart De Wever, leader del partito nazionalista N-va (Alleanza neo-fiamminga).
Secondo il testo le Fiandre e la Vallonia diventerebbero stati federati che conserverebbero “la maggior parte dei poteri”, spiega il quotidiano sottolineando che “non esisterebbe più un governo belga superiore”. Il ruolo di primo ministro sarebbe soppresso. L’esecutivo sarebbe composto da appena sei ministri (di cui uno presidente) e si occuperebbe soltanto “della difesa, della politica d’asilo e dell’attribuzione della nazionalità belga. […] I suoi unici introiti deriverebbero dall’iva e dalle accise [imposte indirette su alcuni prodotti di consumo]”. Bruxelles beneficerebbe di uno statuto speciale e i suoi abitanti dovrebbero scegliere tra i sistemi sociali e fiscali fiammingo e vallone. Secondo De Standaard
il principale motivo per effettuare una riforma radicale di Bruxelles è che oggi [la gestione della capitale] funziona estremamente male. Il potere è sparpagliato, la disoccupazione è elevata e la povertà è strutturale. I fatti sono incontestabili, ma questo non vuol dire che una gestione bi-comunitaria sarà una soluzione miracolosa.