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L’ombra della guerra in Ucraina incombe sulla libera stampa in Europa

Presentato in occasione della Giornata mondiale della libertà dell'informazione, l'indice annuale di Reporter senza frontiere sulla libertà di stampa nel mondo è l’occasione per valutare la sua evoluzione in Europa. Nel complesso, la libertà di stampa è in condizioni migliori, con la non sorprendente eccezione della Russia e dei paesi sotto l'influenza del Cremlino.

Pubblicato il 3 Maggio 2023 alle 13:42

Come da tradizione, Reporter senza frontiere (RSF) ha pubblicato il suo indice annuale della libertà di stampa il 3 maggio, Giornata internazionale della libertà dell'informazione. Sebbene l'Europa abbia ancora una volta ottenuto un buon risultato complessivo – con i primi nove paesi in classifica – la situazione non è ancora ideale in molti paesi ed è addirittura peggiorata in altri.

La guerra in Ucraina ha avuto un impatto notevole sullo stato della libertà di stampa nella regione, che ha visto la Russia “avviare una 'purga' finale del panorama mediatico russo", spiega RSF: "una coltre di piombo è calata sugli ultimi giornali russi indipendenti rimasti, che sono stati banditi, bloccati e/o dichiarati 'agenti stranieri'". Così, la censura sistematica e l'esodo forzato dei giornali e dei giornalisti indipendenti ha lasciato campo libero alla propaganda dei mezzi d'informazione filogovernativi.

A questo si aggiungono i crimini di guerra commessi dalle truppe russe in Ucraina. Il social network Telegram, molto popolare nel mondo russofono, è utilizzato dai russi e dai mezzi d'informazione occidentali per aggirare la censura, ma anche dagli ucraini. Non sorprende quindi che la Russia sia scesa dal 155° posto nell'indice mondiale della libertà di stampa di RSF al 164° posto (su 180). In Europa solo la Turchia (165°) fa peggio.

In Ucraina, prosegue RSF, "l'apparato propagandistico del Cremlino viene dispiegato a pieno ritmo a ogni nuova conquista territoriale da parte delle forze di occupazione russe: oscuramento delle stazioni televisive, sostituzione su larga scala dei mezzi d'informazione ucraini e caccia ai giornalisti locali". Nel resto dell'Ucraina, "nonostante la disorganizzazione delle redazioni e le difficoltà legate alla copertura di un paese in guerra, nonché le restrizioni in materia di informazione", i giornalisti godono di maggiore libertà.

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"La guerra e lo spirito di unità nazionale hanno ridotto la presa degli oligarchi sui media e le pressioni dovute alle divisioni interne. Questa performance ha permesso all'Ucraina di passare dal 106° posto del 2022 al 79° di quest'anno.

In Bielorussia, la situazione, già drammatica - era il “paese più pericoloso d'Europa per i giornalisti" prima dell'invasione russa dell'Ucraina - è peggiorata e Minsk è scesa dal 153° al 157° posto nella classifica di RSF.

Leggero miglioramento nel resto del continente

Nel resto del continente, la Germania (21ma), "registra un numero record di violenze e arresti di giornalisti sul suo territorio", e perde 5 posizioni. La Polonia (57ma), "dove l'anno 2022 è stato relativamente tranquillo in termini di libertà di stampa", sale di 9 posizioni e la Francia (24ma) sale di 2 posizioni. In Grecia (107ma), lo scandalo delle intercettazioni di giornalisti da parte dei servizi segreti e del software spia "Predator" rappresenta il più grave attacco alla libertà dell'informazione nell'Unione europea e spiega perché la Grecia è in coda alla classifica fra i paesi dell'Ue.

In Albania (96ma), "la copertura giornalistica di un attacco informatico di origine iraniana alle istituzioni statali è stata sproporzionatamente frenata dalla procura". La Serbia (91ma), dove "i media filogovernativi diffondono la propaganda russa", ha registrato il calo maggiore nell'area UE-Balcani (-12 posizioni). Nel Regno Unito (26mo) Julian Assange è ancora in attesa di estradizione verso gli Stati Uniti, dove rischia fino a 175 anni di carcere, e "la legge sulla sicurezza nazionale, non offrendo misure di protezione, minaccia il giornalismo investigativo".

In Lettonia (16ma), "l'autorità di regolamentazione ha arbitrariamente revocato la licenza di un canale tv russo indipendente". In Finlandia (5a), "due giornalisti sono stati condannati per aver rivelato segreti di stato", mentre la nuova legislazione in Svezia (4a) "ha minato la riservatezza delle fonti giornalistiche". Il miglioramento delle prestazioni di molti paesi dell'Europa centrale e orientale – tra cui l'Ungheria! – va di pari passo con "la consapevolezza di come l'informazione indipendente possa servire da baluardo contro la propaganda del Cremlino", osserva RSF.

Nonostante questi segnali allarmanti, osserva RSF, "il divario tra gli stati membri dell’Unione europea si sta riducendo in modo significativo": il numero di paesi che sono migliorati nell'edizione 2023 è doppio rispetto a quelli che sono scesi in classifica, e questo mentre all'interno dell'UE è in discussione la legislazione che dovrebbe mettere in atto standard comuni per la libertà dell'informazione.

Intanto, alla vigilia della Giornata mondiale della libertà di stampa, la Vrije Universiteit di Bruxelles e l'Université Libre de Bruxelles hanno conferito il premio annuale per la libertà di espressione alla scrittrice messicano-americana ed ex presidente del PEN International Jennifer Clement per "il suo impegno a favore dei diritti delle donne, dei gruppi oppressi e della libertà di espressione", e al giornalista indiano Ravish Kumar per la sua "incessante denuncia della crescente morsa del governo nazionalista di Delhi sui media indipendenti".


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