Pucci pucci pucci

Di fronte ai bambini, molti adulti si trasformano in modo imbarazzante. Nessuna lingua europea sfugge a questa regressione linguistica.

Pubblicato il 10 Dicembre 2009 alle 17:03

Il mondo degli scienziati e dei genitori apprensivi è stato scosso dalla scoperta interessante secondo cui i bambini piangerebbero seguendo la linea melodica della parlata a cui sono più esposti, ovvero quella materna. Questo significherebbe che i bambini, pur non riuscendo ancora a parlare, con i loro uèuè tenterebbero di entrare in contatto con il contesto che li circonda. Fonte di orgoglio per genitori novelli? Sì, anche se rimangono dei piccoli terroristi.

Ma parliamo un po’ di genitori e adulti vari. Non possiamo dire di non essere mai stati testimoni, almeno una volta, del processo specifico per cui un adulto x, avvicinato a un poppante y, inizi a comportarsi in modo particolare: come superman con i suoi poteri e la criptonite, in presenza di bimbi e affini una quota non marginale del nostro quoziente d’intelligenza s’invola spensierata. Sentiremo quindi seri signori trasformarsi di botto, regredire magicamente e dire senza ritegno: “andiamo a fare la nanna”, “fai aaaa” o “fai vedere a papà come arriva l’aereoplanino”, “gnam!”, profondendosi in una notevole serie di diminutivi coniati sul momento che non si sognerebbero di ripetere in altri contesti.

Ancora peggio quando il pargolo dovesse cadere o farsi male. Se il figlioletto in questione è del tipo che capitombola frequentemente (un continuo eautontimorumenos, per i colleghi classicisti) allora i genitori europei hanno solo l’imbarazzo della scelta. Le espressioni continentali fanno a gara per trovare la combinazione foneticamente più simil-bambinesca: “pupa” in spagnolo, “bobò” in francese, “kuku” in polacco. Forse la nostra “bua” regge bene il confronto.

Che dire poi delle espressioni usate per richiamare l’attenzione dei nostri cuccioli selvaggi? Gli spagnoli usano “ajo, ajo” (se sapessero il significato di questa espressione in giapponese, forse sceglierebbero un diverso appellativo) mentre gli inglesi propendono per “ga ga” o “eeeny meny“, dalla famosa filastrocca che si recita quando si deve designare qualcuno: «Eeny, meeny, miny, moe/Catch a baby by the toe/If it squeals let it go/Eeny, meeny, miny, moe”Nell’utilizzo di questa quasi-lingua dei bambini i nostri amici tedeschi non sono certo da meno. Anzi si potrebbe dire che trionfano, non foss’altro che per la canzone “Wadde hadde du de da” cantata da Stefan Raab, che nel 2000 conquistò il quinto posto al concorso Eurovision.

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Marysia Amribd / Traduzione: Mauro Morabito

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